Morto l'artista napoletano Saverio Lucariello: si era trasferito in Francia da 20 anni

Fu scoperto da Achille Bonito Oliva

Saverio Lucariello, il terzo da sinistra, in una foto d'archivio
Saverio Lucariello, il terzo da sinistra, in una foto d'archivio
Mercoledì 15 Marzo 2023, 20:14
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L'artista napoletano Saverio Lucariello, iconoclasta ed al tempo stesso umanista, che da un trentennio aveva deciso di vivere in Francia, è morto lunedì 13 marzo all'ospedale di Sens (Yonne), a causa di un cancro, all'età di 64 anni. La notizia della scomparsa è stata pubblicata oggi dal quotidiano francese «Le Monde». Nato il 29 aprile 1958 a Napoli, fu lì che, dopo essersi diplomato alla Scuola di Belle Arti, Lucariello fu ben presto notato da un critico d'arte d'eccezione, Achille Bonito Oliva, che allora organizzava le mostre più importanti di arte contemporanea della Penisola.

 

Nel 1985 espose con altri nove artisti in una collettiva maliziosamente intitolata «Evacuare Napoli: l'ultima generazione». Saverio Lucariello seguì il suo consiglio, lasciò Napoli e scelse di stabilirsi in Francia, prima a Parigi, poi in un piccolo villaggio nel nord della Borgogna. Lì l'artista ha sviluppato un'originale pratica scultorea, versando, ad esempio, del cemento in grandi sacchi di stoffa, che ritrovano la loro forma quando il materiale che contengono si indurisce. Esposti nel 1991 nel cortile del Musée Carnavalet di Parigi, i sacchi suscitarono l'interesse di un altro grande critico dell'epoca, Bernard Lamarche-Vadel (1949-2000). La sua pittura era a sua immagine e somiglianza, truculenta, generosa, traboccante. «Quest'uomo aveva pochi limiti, tutti i talenti e una loquacità d'altri tempi», scrive il critico d'arte Harry Ballet sul «Monde». Allo stesso tempo, Saverio Lucariello dipingeva, anche a olio: «Era pazzo per la pittura e gli piaceva raccontare come l'odore della trementina avesse spaventato due curatori di musei d'arte contemporanea che erano venuti a visitare lo studio dell'uomo che credevano un artista concettuale», scrive sempre Ballet. La sua opera «Storia dell'infamia» fu scelta dal curatore Harald Szeemann (1933-2005) per partecipare alla Biennale di Venezia del 1999, poi esposta nello stesso anno dalla curatrice Christine Macel al Printemps de Cahors, e quindi nella mostra «Micropolitiques» di Grenoble nel 2000.

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