Autonomia differenziata, De Luca domani faccia a faccia con Calderoli: «Chiederò di sburocratizzare»

«In questi dieci giorni, abbiamo avuto due grandi soddisfazioni politiche», dice il governatore

Vincenzo De Luca a Milano con Luca Zaia
Vincenzo De Luca a Milano con Luca Zaia
di Marco Esposito
Giovedì 8 Dicembre 2022, 11:00 - Ultimo agg. 9 Dicembre, 07:33
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Come un pugile che sa di aver chiuso il round precedente portando a segno un paio di pugni pesanti, Vincenzo De Luca si prepara pieno d'ottimismo al round successivo con il ministro Roberto Calderoli. «In questi dieci giorni, abbiamo avuto due grandi soddisfazioni politiche», dice il presidente della Regione Campania in occasione dell'avvio dei lavori di una rotatoria a Nocera Inferiore, in risposta ai cronisti che gli chiedono cosa si aspetta dall'incontro, in programma domani a Napoli, con il ministro per gli Affari regionali e le Autonomie. «Sull'autonomia - sottolinea il governatore - è stata accettata la linea della Regione Campania e cioè prima si definiscono i Lep, i livelli essenziali delle prestazioni, per tutta Italia e poi si definiscono i poteri. Da questo punto di vista, Calderoli ha fatto una scelta importante perché ha accettato di fare prima i Lep entro sei mesi».

«Faremo di più perché venerdì presenteremo a Calderoli anche un elenco di interventi che si possono fare immediatamente, a Costituzione invariata - annuncia - rapporti con le Sovrintendenze, autonomia per i piani paesaggistici, autonomia della Regione per quanto riguarda i pareri per opere pubbliche di interesse regionale, autonomia per i porti, autonomia per le autorizzazioni di impianti energetici alternativi.

Insomma - constata l'ex sindaco di Salerno - la linea della burocrazia zero cui stiamo lavorando da anni. Queste cose le possiamo fare da subito, in due mesi. Poi, in sei mesi, faremo la revisione dei livelli essenziali di prestazioni per l'autonomia». Per De Luca, l'altra «grande soddisfazione ha riguardato la sanità» perché «abbiamo fatto almeno cinque anni di battaglia all'ultimo sangue per il riequilibrio del fondo sanitario nazionale. Per la prima volta hanno deciso di considerare anche il livello di deprivazione sociale, cioè lo stato generale di povertà in alcuni territori e anche l'aspettativa di vita che, in Campania, è più bassa rispetto al resto d'Italia. Questo ci consentirà di recuperare dal 2023 i 200 milioni di euro che ci rubavano fino ad oggi. La forza della Campania è che abbiamo proposto sempre una linea di coerenza. Vogliamo che ci siano, per tutti i cittadini italiani, gli stessi diritti e gli stessi doveri».

Il match De Luca-Calderoli però non ha ancora un vincitore scontato. È vero che il ministro ha subìto il colpo e cioè, uscendo di metafora, ha dovuto ritirare il suo disegno di legge. Ed è vero che, come dice De Luca, nella legge di Bilancio c'è un articolo (il 143) che prevede l'approvazione dei Lep come indispensabile premessa a qualsiasi forma di autonomia differenziata. Ma l'articolo non è finanziato per cui la discussione sui Lep rischia di imboccare il vicolo cieco del bambole, non c'è una lira. Se non peggio: si possono cioè definire i Lep come livelli teorici e auspicabili senza mettere in moto alcun meccanismo per attuarli. C'è già un precedente, purtroppo. La definizione del Lep nei servizi sociali, definita dal 2021 come numero di assistenti sociali in rapporto agli abitanti. Il Lep è pari a un assistente assunto a tempo indeterminato ogni 5.000 residenti ma il meccanismo di finanziamento prevede un contributo agli Ambiti sociali solo per i territori che sono vicini al Lep (cioè hanno almeno un assistente ogni 6.500 residenti). Mentre il sostegno è zero per i territori, come accade in Campania, lontani dall'obiettivo. In compenso si dà un premio a chi il Lep di assistenti lo ha raggiunto già. In pratica dopo la definizione del Lep i divari per gli assistenti sociali sono aumentati.

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L'articolo 143, insomma, garantisce poco. Lo ha detto a chiare lettere l'Ufficio parlamentare di Bilancio nell'audizione sulla manovra, spiegando: «Non pare che sia previsto alcun meccanismo per superare i divari territoriali, in quanto non possono essere determinati - né tantomeno finanziati - i Lep relativi a prestazioni che non vengano già erogate. La valutazione delle risorse da trasferire alle Regioni che chiederanno nuovi spazi di autonomia avverrebbe quindi sulla base di una fotografia della situazione attuale».

Il punto però è che si sta giocando anche un altro scontro. Quello tra chi vuole ridimensionare i poteri delle Regioni, oggi estesi persino a materie come «grandi reti di trasporto e di navigazione» e «produzione, trasporto e distribuzione nazionale dell'energia» e chi punta a rendere ancora più marginale lo Stato centrale. Sulla spinta a incrementare i poteri regionali, qualsiasi presidente di Regione è più vicino alle tesi del regionalista Calderoli che a quelle della nazionalista Meloni. Per cui domani sul ring De Luca e Calderoli potrebbero saltellare fino al gong senza affondare un colpo. 

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