Covid, la Campania «scova» altri posti letto e resta una settimana ancora bianca

Covid, la Campania «scova» altri posti letto e resta una settimana ancora bianca
di Ettore Mautone
Sabato 8 Gennaio 2022, 00:04 - Ultimo agg. 06:57
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Con il 9,8% di terapie intensive occupate sul totale (ossia lo 0,2% in meno della socglia del dieci per cento, percentuale massima di ospedalizzazione prevista in area critica) la Campania, in extremis, fa slalom al passaggio in zona gialla. Il giro di vite era dato per scontato alla vigilia del monitoraggio dei dati epidemici presi in esame ieri a Roma ma la Regione scova altri posti letto che cambiano le proporzioni e i tassi di occupazione senza tuttavia aggiornare il dato. Nel Bollettino quotidiano della Protezione civile del 6 gennaio, infatti, relativo ai dati di giovedì 5 e presi in esame della cabina di regia per tutte le regioni, risultavano 868 posti occupati su 3.160 in area medica (equivalente al 27,4%) ben oltre la soglia del 15% per l’area gialla con 73 occupati su 656 in rianimazione, corrispondente all’11,1 per cento.

Il giallo dei dati è dunque spiegato da una differenza sul numero di posti letto attivi comunicati mensilmente dalla Regione al ministero della Salute. E infatti nell’area riservata del sito del ministero dedicata al flusso dati dalle Regioni si legge che in realtà i posti letto sono 720 di terapia intensiva (di cui 704 attivi e 16 attivabili) e 4.394 di degenza ordinaria.

Rapportati ai dati di occupazione di giovedì resta tuttavia ancora un leggero scostamento in quanto 73 su 720 corrisponde al 10,1% di occupazione dei posti letto in Rianimazione, un pelo sopra la soglia del giallo (considerando tutti attivati i 720 posti comunicati). Per le degenze la percentuale invece corrisponde al dato del 19,75% inserito ieri negli indicatori decisionali del ministero per stabilire il colore da attribuire alle Regioni. 

Il dato di fondo è che in Campania l’incidenza per 100mila abitanti ha raggiunto quota 1.512 mentre lo stress delle linee ospedaliere è oggettivo: per le degenze ordinarie è da almeno 10 giorni oltre la soglia del giallo e con i 929 posti letto occupati raggiunti ieri (61 in più in un solo giorno) si attesta al 21,1 per cento avvicinandosi così a grandi passi alla soglia del 30 per cento che delimita la zona arancione. Per le terapie intensive l’area gialla è invece cosa fatta considerando la progressione dell’Omicron che fa pochi casi critici ma una tale massa di malati da incidere anche su questa linea di cura dove approdano fragili e non vaccinati. A guardare infine lo scenario reale, quello dei posti letto disponibili e occupati risultanti dal cruscotto che l’Unità di crisi regionale aggiorna ogni 24 ore, le terapie intensive occupate alle 17 di ieri erano 70 su 147 (77 posti liberi) mentre quelli di degenza ordinaria occupati sono 912 su 1.386 (474 liberi) al netto di 21 casi sospetti, 14 nuovi ricoveri in terapia intensiva, 3 dimessi e 14 deceduti per un totale di posti letto attivi di 1.554 di cui 999 occupati e 555 liberi. Sarà per questo che con una nota urgente diramata ieri sera la Regione fa scattare lo stop a tutte le attività ospedaliere e ambulatoriali non urgenti a far data dal 10 gennaio. Si salvano solo i ricoveri urgenti, il Pronto Soccorso, le cure per oncologici, oncoematologici, e di pertinenza ostetrica e trapiantologica nonché le prestazioni salvavita e, sul fronte ambulatoriale le prestazioni di oncologia, oncoematologia, dialisi e radioterapia così come anche quelle di screening oncologico. 

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«L’attuale situazione pandemica sta registrando picchi di contagio da covid-19 che stanno provocando crisi evidenti nella risposta assistenziale delle strutture sanitarie pubbliche - scrive l’Unità di crisi ai manager - le stesse prospettive a breve periodo non offrono dati rassicuranti per una inversione di tendenza, posto che l’indice RT in Campania e l’incidenza di casi positivi per centomila abitanti hanno raggiunto limiti tra i più alti dall’insorgenza della pandemia, e tra i più alti d’Italia, che si incardinano ormai nello scenario 4, per come disegnato dalle indicazioni dell’Istituto superiore di Sanità». Spetta infine a ciascuna Asl attivare almeno un’unità specialistica Covid in Ortopedia, Chirurgia, Ginecologia e Cardiologia.

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