De Luca-Manfredi, botta e risposta: così in sei mesi è finito l'idillio

De Luca-Manfredi, botta e risposta: così in sei mesi è finito l'idillio
di Antonio Menna
Venerdì 6 Maggio 2022, 07:00
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Forse non si è accorto che il sindaco di Napoli non è più l'amato nemico De Magistris. Oppure ne ha nostalgia, come di quelle storie d'amore impossibili che non hanno neppure la forza di finire. Ma il Presidente della Regione Campania, Vincenzo De Luca, ogni volta che interviene in una occasione pubblica, non manca mai di far esplodere il suo colpo di mortaio su Palazzo San Giacomo. Diretto, indiretto: la bordata arriva sempre. L'ultima, ieri, durante l'incontro di De Luca con gli operatori culturali nelle sale del Museo archeologico nazionale. Tema? Il San Carlo, su cui in realtà il presidente aveva già esternato più volte. «Con me non funziona il ricatto di chi dice siccome abbiamo un'istituzione culturale importante facciamo quel che voglio e tu stai zitto. Io ti mando a quel paese, non sono noto per le virtù diplomatiche. Se qualcuno si aumenta lo stipendio in periodo Covid, è sbagliato e glielo dico, sperando di trovare sensibilità dall'altra parte, che non trovo». Il riferimento diretto è alla vicenda dell'indennità del direttore generale del lirico napoletano. Ma il caso vuole - fa notare qualche voce maliziosa - che nelle ultime settimane siano state adeguate alla nuova normativa anche gli stipendi di sindaco e assessori. 

Il riferimento è puramente casuale? Forse sì. Ma di certo non è casuale la polemica che, proprio sul San Carlo e sui temi della cultura, il presidente della Regione fa da tempo contro il Comune, continuando nonostante il cambio di guardia. «In qualche caso - ha aggiunto, ieri, De Luca - la Regione Campania sta garantendo la vita delle istituzioni culturali. Il San Carlo ha avuto per molti anni risorse dalla Campania tre volte quanto quelle che la Lombardia dà alla Scala. Non c'è nessuno che finanzia i grandi teatri storici al livello della Regione Campania, che dà dal doppio al quadruplo rispetto ad altre regioni». Non più di dieci giorni fa, sullo stesso tema aveva avuto parole ancora più severe. «Il San Carlo vive per i contributi della Regione e del ministero - dice De Luca - il riequilibrio deve essere fatto dal Comune di Napoli. La Regione negli ultimi 10 anni ha stanziato 12 milioni per il San Carlo e il Comune 600-700 mila euro che servono per fare una sagra. Questa situazione va riequilibrata». Il primo cittadino, Gaetano Manfredi, dal canto suo, non replica mai per le rime.

Quando lo fa sceglie argomenti e tono istituzionale. Alla fine di aprile ci tenne a rassicurare il presidente: «Tra Comune e Città metropolitana quest'anno arriveremo a più di 5 milioni per il San Carlo, questo significa un contributo importante». Per il resto, quasi finge di non sentire. O di non cogliere. Di certo, non raccoglie. Non rilancia. Tiene il profilo basso, marcando così ancora di più la distanza da De Luca, che alla fine sembra uno che litiga da solo. Del resto la differenza tra i due è totale: nella prossemica, nel linguaggio, nel rapporto coi media, nel passo, nello stile, perfino lombrosiana al punto che De Luca sembra sempre sull'orlo di una crisi di nervi mentre Manfredi balla sereno il suo valzer sul Titanic.

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Di certo, in questi primi sette mesi di amministrazione, la luna di miele tra Regione e Comune è durata meno di qualche settimana. La coabitazione tra due leadership nello stesso campo politico può nascondere insidie. C'è spazio per due? Le polemiche non sono mancate: dagli assetti alla Città metropolitana di Napoli (battaglia elettorale vinta da Manfredi proprio su De Luca, in una curiosa competizione interna), dove si è faticato a comporre il quadro degli incarichi (uno staff di dodici persone), alla paradossale vicenda degli assessori delle municipalità, bloccati dai veti di liste e listarelle, dalle polemiche sul ciclo dei rifiuti, sul decoro della città, perfino sull'accoglienza dei profughi dall'Ucraina, sulla festa di Capodanno o sui flussi turistici ritrovati (di chi il merito?), o infine sui successi che arrivano dal cinema e che tutti si vogliono intestare. E siamo solo agli inizi. Sullo sfondo, c'è la composizione con i 5stelle in maggioranza al Comune, all'opposizione in Regione -, la difficile integrazione nell'amministrazione Manfredi di pezzi provenienti dalla gestione De Magistris, e che De Luca vede di cattivo occhio, la forza di un sindaco a inizio del primo mandato e il nervosismo di un governatore a metà del suo secondo e forse ultimo, fino alle pessime condizioni del Pd regionale, che non riesce a eleggere un segretario. Tutto quello di cui la città e la regione non hanno di certo bisogno e che rischia di trasformare una straordinaria occasione (la foto ricordo della vittoria, con tutti i leader festosi) per mettere insieme comune, regione, governo in una, piccola insidiosa maledizione. 

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