De Luca e il terzo mandato, accuse ai dirigenti Pd: «Maleducati e pinguini»

«È un dovere democratico dare la parola ai cittadini che devono decidere da chi essere governato. Perché il destino della Campania chi lo dovrebbe decidere? Chi sta a Roma e non ha nemmeno il voto della madre?»

Vincenzo De Luca domenica ad Agnano
Vincenzo De Luca domenica ad Agnano
di Adolfo Pappalardo
Lunedì 2 Ottobre 2023, 11:05 - Ultimo agg. 3 Ottobre, 16:03
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Ovviamente le sciabolate sono più per il Pd che contro il centrodestra o il governo. «Un partito di maleducati», attacca il governatore Vincenzo De Luca chiudendo la festa dell'Unità di Napoli senza lesinare il solito carnet di «pinguini», «anime morte», «ciucci», «parassiti» contro i dem. È letteralmente furibondo dopo che, l'altro giorno sempre alla festa dell'Unità, qualche esponente del suo partito ha messo in dubbio il suo terzo mandato: «Il problema non è il terzo o quarto mandato, il problema è De Luca che non ha padroni, né correnti».

«Io sono stato eletto con il 70 per cento dei voti, il triplo dei voti che ha preso la Schlein alle primarie», mette subito in chiaro. E aggiunge: «De Luca - rimarca in terza persona alzando il tono della voce - fa quello che vuole e il destino della Campania si decide qui non lo fanno certi i parassiti che sono a Roma. È un dovere democratico dare la parola ai cittadini campani che devono decidere da chi essere governati».

E se qualcuno pensa che l'ex sindaco di Salerno possa uscire dal suo partito, sbaglia di grosso. Venderà cara la pelle e, anzi, rilancia annunciando come da ottobre farà «un tour nelle piazze italiane per presentare una piattaforma programmatica e fare un dibattito sui temi di attualità: per portare avanti un'idea diversa di partito. Perché il Pd è assente su molti temi». Non sarà una corrente, né uscirà dal partito, chiarisce De Luca che, a questo punto, vuole portare in Italia una nuova idea di partito. «Un'operazione verità: nel Pd c'è un tasso altissimo di presunzione. Crediamo di essere moralmente superiori ma molte volte siamo inferiori», aggiunge. Non è una scalata al Pd ma un nuovo e inedito ruolo che De Luca vuole ritagliarsi: una sorta di segretario ombra. Un risiko a cui ha pensato in questi ultimi tre mesi. Sollecitato da diversi inviti alle feste di partito in tutta Italia (tutti declinati) e pensando di allargare rispetto alla sua idea iniziale di una manifestazione contro l'Autonomia differenziata. 

«Penso sia eccessivo anche un mandato se sei un imbecille, troppo anche mezzo mandato. È un dovere democratico dare la parola ai cittadini che devono decidere da chi essere governato. Perché il destino della Campania chi lo dovrebbe decidere? Chi sta a Roma e non ha nemmeno il voto della madre?», dice retoricamente. Inutile girarci attorno: il governatore vuole un altro quinquennio a Santa Lucia ma il gruppo della segretaria Schlein è in disaccordo sin dal giorno del suo insediamento al Nazareno. «Serve anzitutto una valutazione del lavoro fatto», hanno detto, l'altra sera, due esponenti della maggioranza (i deputati dem Sarracino e Scotto, senza contare il no del grillino Fico) facendo perdere letteralmente le staffe a De Luca. Per il governatore, anzitutto, proprio la festa del partito non era il luogo adatto. «Atteggiamento tafazziano», ha detto il figlio Piero, parlamentare dem. E ieri De Luca ne approfitta per togliersi non un sassolino, ma macigni, dalla scarpa. 

 

«C'è gente che parla a nome di chi? Non rappresenta niente e parla. Ma se devi fare un piano ospedaliero, paesaggistico devi avere il tempo utile. Si parte dai problemi, le cose da fare: ma che ne possono sapere certi cooptati che stanno a Roma. De Luca fa quello che vuole. Ci sono esponenti del Pd che hanno sette legislature, che sono stati al governo per dieci anni senza fare niente», incalza davanti alla platea. «In questi giorni c'è stata l'assemblea nazionale di Fi a Paestum ed ho visto un atteggiamento di grande civiltà nei miei confronti. Vorrei che anche nel Pd maturasse un sentimento simile. Sono qui - aggiunge - perché mantengo un rapporto con i militanti, con la rete di amministratori che hanno il fiato sul collo dei cittadini che, come me, non hanno tempo da perdere con gli imbecilli». Aggettivo, «imbecilli», che ripete più volte. «C'è gente che è inconsistente, autentici imbecilli, che litiga con me solo per avere qualche titolo sui giornali. Ci sono - aggiunge - cose sgradevoli e indegne di un partito civile». 

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«Noi dovremmo parlare di alternative per l'Italia, ma possiamo farlo con questa classe dirigente? Mi domandano: ma l'alternativa che offrite quale è? Complicato rispondere se qualcuno - aggiunge l'ex sindaco di Salerno riferendosi sempre al suo partito - pensa di essere a Lotta Continua invece che al Pd». E pure sul modello San Giacomo da declinare anche alle regionali su cui insiste il gruppo Schlein insiste: «Manfredi è un nome ipotizzato da me, nel Pd volevano altri. E se c'è trasformismo nelle liste che mi hanno appoggiato bisognerebbe guardare al Comune dove c'è uno schieramento che vede anche ex di Fi». Infine, in quello che è un lungo sfogo contro il suo partito dopo mesi di silenzio, De Luca ammette quasi di invidiare il collega del Veneto: «Zaia vive di vita serena. Lo trattano con rispetto alle manifestazioni della Lega e lo citano come esempio nazionale. Nessuno - conclude - ha mai detto nulla sul terzo mandato: né dal Pd nazionale, nè da quello veneto. Il problema sembra solo De Luca per il Pd...». 

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