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Bonavitacola contro Ruotolo: «Giudizio fra il travisante e il demenziale»

Elly Schlein con Sandro Ruotolo
Elly Schlein con Sandro Ruotolo
di Dario de Martino
Domenica 10 Settembre 2023, 08:30 - Ultimo agg. 11 Settembre, 07:35
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«Rendi inquiete le notti di chi, anche come me, in vari ambiti, livelli e ruoli, occupa posti di responsabilità». Le parole dell'arcivescovo don Mimmo Battaglia durante l'omelia ai funerali di Giogiò scuotono la politica napoletana. E in particolare agitano le acque, sempre mosse, del Partito democratico. In casa Dem si apre uno scontro acceso sul senso profondo delle parole di Battaglia. Tutto parte dall'intervento di Vincenzo De Luca, nel suo monologo del venerdì, che - senza citarlo - interviene di fatto sul dibattito aperto dall'arcivescovo di Napoli. Parole a cui ieri ha risposto, con un duro attacco al governatore, l'esponente della segreteria nazionale dei Dem Sandro Ruotolo. Da lì in poi un acceso dibattito interno, a partire dalla risposta del numero due di Palazzo Santa Lucia Fulvio Bonavitacola, che fa notare una volta di più le spaccature interne al partito. 

Ma andiamo con ordine, partendo proprio dall'affondo di Ruotolo di ieri. «Sei colpevole presidente De Luca.

Eccome se sei colpevole. Nessuno di noi può avere la coscienza a posto. Non comprendere il significato delle parole di don Mimmo Battaglia è ancora più grave». Ma cosa aveva detto De Luca? «Non va bene dare le stesse responsabilità a tutti. Certo, abbiamo tutti il dovere di mobilitarci. Ma bisogna dare un nome e un cognome alle responsabilità: nelle istituzioni c'è chi ha fatto e chi non ha fatto nulla. Altrimenti, si rischia una insopportabile demagogia», il concetto centrale delle parole del governatore. Discorso da cui Ruotolo prende nettamente le distanze: «Don Mimmo, e lo dico laicamente, in questo momento è la voce più autorevole di Napoli. Chiunque, nel tentativo di rimandare al mittente richiami e moniti, tenti di minimizzare o relativizzare le parole pronunciate dall'arcivescovo dinanzi alla bara dell'ultimo figlio di Napoli ucciso, sta commettendo un errore politico ed educativo enorme». A rispondere, da Palazzo Santa Lucia, è il vicepresidente Fulvio Bonavitacola. E i toni sono altrettanto duri: «Ruotolo non ha voluto farsi sfuggire l'occasione per un giudizio fra il travisante ed il demenziale. L'ossessione dell'attacco seriale anti De Luca si è impadronita del commentatore e non si ferma neanche di fronte a fatti drammatici che imporrebbero riflessioni meditate e serenità di giudizio. Sì crea ad arte una inesistente polemica nei confronti di monsignor Battaglia. Solo un richiamo alla dovuta attenzione sulla generalizzazione delle responsabilità». Bonavitacola cita alcuni provvedimenti presi negli ultimi anni dalla Regione e aggiunge: «I fatti dicono che l'unica istituzione, ben oltre le sue competenze, che è stata fortemente presente sul versante educativo e sociale è la Regione. Ma Ruotolo non fa alcun richiamo competenze in tema di ordine pubblico e di contrasto alla criminalità che fanno capo al Ministero dell'interno, non è utile alla sua aggressione monodirezionale». «C'è ancora da tanto da fare - chiosa il numero due di Palazzo Santa Lucia - Ma il modo migliore per andare avanti è partire dai fatti e distinguerli dalle chiacchiere». 

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Parole, quelle di De Luca e Ruotolo, che riaccendono il dibattito sul senso profondo dell'intervento dell'arcivescovo. «Chi non ha peccato scagli la prima pietra e Ruotolo non può scagliarla», la risposta al giornalista che arriva da Bruna Fiola. «Cosa ha fatto Ruotolo, così come altri tanti altri parlamentari ed esponenti del Governo, per la povertà educativa e per la sicurezza in Campania? La maggior parte degli interventi strutturali, a partire dal rafforzamento degli assistenti sociali, si possono realizzare con fondi e interventi statali De Luca - aggiunge la consigliera regionale Dem - ha ragione nel dire che le responsabilità non possono essere uguali. Ci sono gradi di responsabilità che vanno necessariamente definiti». Anche Massimiliano Manfredi interviene nel dibattito, chiedendo di non alimentare polemiche ma prendendo comunque posizione. «L'ingiusta morte del povero Giogiò merita esclusivamente rispetto e riflessione e guai se fosse oggetto di polemica tra chiunque, a maggior ragione visti i maldestri tentativi di strumentalizzazione, nelle primissime ore, da parte di qualche parolaio di professione che la nostra città per fortuna ha democraticamente consegnato all'oblio», dice rispondendo a chi alimenta polemiche. E ancora. Per il consigliere regionale «è evidente che come nessuno di noi può tirarsi fuori dal campo delle responsabilità, queste ultime però non sono uguali per tutti non solo in proporzione ai ruoli ricoperti ma soprattutto in funzione dell'impegno messoci e dai risultati concretamente raggiunti. È la coscienza di ognuno di noi il sommo giudice e non il nostro vicino di casa». D'altro canto, però, Manfredi non è incupito da un arretramento della politica: «Che sia la chiesa a guidare in queste caso politica e società civile non mi spaventa ma anzi mi stimola». Prova a stemperare gli animi anche il capogruppo Dem in consiglio comunale Gennaro Acampora: «La tragedia di giovedì scorso non dovrebbe dividerci ma unirci. Le polemiche sono inutili e dannose. Abbiamo il dovere di rispondere senza demagogia e senza false promesse». 

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