Prosegue il tour del leader di Impegno Civico, Luigi Di Maio. Oggi il ministro degli Esteri ha fatto tappa a Soccavo, quartiere compreso nel collegio uninominale 02 della circoscrizione Campania 1 in cui è candidato. Nel corso di un punto stampa a margine di un gazebo elettorale organizzato dagli attivisti della lista dell’ape volante, Di Maio ha evidenziato la necessità impellente di fissare un tetto sul prezzo del gas a livello comunitario, attaccando il centrodestra: «Qui si tratta solo di convincere gli alleati di Meloni e Salvini in Europa a fissare un tetto al prezzo del gas a livello europeo. Noi avevamo già raggiunto un accordo. C’era il sostegno sia dell’Olanda che delle Germania, poi l’Ungheria si è messa di traverso, ma queste settimane sono fondamentali perché le persone hanno pagato le bollette di luglio e agosto che sono insostenibili. Quindi, in Europa tra le fine di settembre e l’inizio di ottobre ci saranno le settimane in cui vincere il negoziato sul tetto contro gli speculatori. È tutta speculazione quella che stanno pagando i cittadini italiani ed europei».
Il ministro è tornato poi sul suo cavallo di battaglia, ovvero quel reddito di cittadinanza, di cui è si intestato la paternità, essendo stato implementato quando era il capo politico del M5S. «Questa elezione – argomenta - si è trasformata in un referendum sul reddito di cittadinanza. In questo momento in cui il pane costa il 20% in più, le bollette il 300% in più, abolire il reddito di cittadinanza è sostanzialmente follia. Si può migliorare, ma abolirlo, ripeto, è una follia». Sui costi sociali della guerra in Ucraina lancia poi una proposta: l’adeguamento degli stipendi al costo dell’inflazione. «I costi di quella guerra – ha detto - li stanno pagando i cittadini europei e italiani.
Dopo vari selfie e qualche scambio di convenevoli con simpatizzanti ed elettori – circa una ventina, assiepati di fronte alla Chiesa di Montevergine in via dell'Epomeo – Di Maio ha salutato Soccavo in vista del prossimo appuntamento di una campagna elettorale che, nel bene o nel male, segnerà il suo destino politico.
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