Coronavirus in Campania, mascherine obbligatorie da maggio: «Ma in vendita in tabaccheria a prezzi calmierati»

Coronavirus in Campania, mascherine obbligatorie da maggio: «Ma in vendita in tabaccheria a prezzi calmierati»
di Adolfo Pappalardo
Sabato 11 Aprile 2020, 09:30 - Ultimo agg. 13:22
4 Minuti di Lettura

Mascherine obbligatorie nel giro di un paio di settimane. Il tempo necessario di farle arrivare ai campani ed evitare, come accaduto in Lombardia, che imposto l'obbligo non fossero poi disponibili. L'annuncia il governatore De Luca nella sua diretta sui social avvertendo come dovremmo conviverci per mesi con le mascherine.

«Noi non abbiamo adottato la misura di Fontana in Lombardia perché prima vogliamo mettere in produzione 3 milioni, 3 milioni e mezzo di mascherine. Poi a fine mese, entro due settimane, faremo un'ordinanza per renderle obbligatorie. Dalla prossima settimana - annuncia De Luca - partirà la distribuzione gratuita di mascherine alle farmacie, ai medici di medicina generale, alle Rsa, alla Caritas e ai servizi sociali dei Comuni. Arriviamo alle fasce più deboli della popolazione e poi - aggiunge - pensiamo di mettere in vendita le mascherine in supermercati e tabaccai a prezzo dimezzato rispetto a quello di costo, anche per evitare fenomeni speculativi. Quando avremo dato 3 milioni di mascherine alle famiglie ne renderemo l'uso obbligatorio quando si sta fuori casa».
 


Si tratta di mascherine, modello chirurgico (lavabili), ordinate e acquistate in questi giorni dalla Regione sui mercati nazionali (solo una piccola parte dall'estero). Per ora in Campania ne sono giunte poco più della decima parte ma nel giro di un paio di settimane si conta di arrivare a 3 milioni e far partire, dopo la distribuzione, l'obbligo ad indossarle per le uscite. «Dovremmo conviverci per mesi, dobbiamo spegnere il contagio definitivamente», dice l'ex sindaco.

LEGGI ANCHE Nuovi fondi per pensioni e assegni sociali

Ritorna, a ventiquattr'ore di distanza, sul piano economico-sociale da 900 milioni appena varato. E tiene a sottolineare la differenza con i contributi nazionali ancora nelle fasi di istruttoria e legati a una serie di lacciuoli burocratici: «I nostri sono pochi, maledetti e subito», dice con malcelato orgoglio. «Le misure nazionali - spiega De Luca, durante la diretta streaming - avranno complicazioni burocratiche perché prima che una banca faccia una istruttoria, e non credo che le banche faranno una istruttoria superficiale come invece faremo noi, passeranno mesi. Noi invece abbiamo lavorato per portare da subito risorse ad imprese e famiglie. Da fine aprile vogliamo cominciare a pagare il sostegno a famiglie, professionisti e imprese: per i tempi che ha l'Italia questo è un miracolo. E lo è anche per noi e per la Regione: una sfida. Ma - aggiunge - vogliamo raggiungere questo risultato eccezionale. Vogliamo fare una rivoluzione burocratica, vediamo se ce la facciamo». E l'assicurazione che i fondi promessi e stanziati saranno nelle tasche degli aventi diritto nel giro di un paio di settimane.

LEGGI ANCHE Vietato spostarsi a Pasqua e Pasquetta 

Naturale quindi, visto l'andamento basso del contagio e un quadro in cui la sanità campana ha mostrato di reggere, che De Luca si lanci in un autoassist. «C'erano tante persone in Italia, ma anche qui da noi, che aspettavano l'ecatombe, che qui finisse cento volte peggio della Lombardia. Se perdevamo il controllo della situazione davvero andavamo verso la tragedia. Abbiamo fatto - aggiunge - uno sforzo gigantesco e lavorato con serietà conquistando il rispetto di tutte le persone serie e perbene del nostro Paese». E, quindi, naturale, proseguire sull'orgoglio campano: «A volte andiamo negli ospedali del Nord immaginando di avere chissà che cosa, dimenticando che le eccellenze le abbiamo qui in Campania. In queste settimane abbiamo avuto nelle realtà ospedaliere del Nord situazioni drammatiche, mentre abbiamo visto che nei nostri ospedali abbiamo avuto una gestione attenta e senza drammi».
 
 

E se anche dice di vedere una «luce in fondo al tunnel», la ripresa non è ancora a portata di mano. E non basterà scavallare le festività pasquali. «Si ragiona sulla cosiddetta fase 2, ma è del tutto evidente che siamo chiamati a fare altro sacrificio di due settimane», avverte. Noi - aggiunge - possiamo cominciare a parlare seriamente di ripresa economica del paese e di vita sociale quando avremo la certezza non di aver risolto il problema del contagio, quello lo trascineremo ancora per mesi, ma quando avremo la certezza che è stato contenuto, cioè bloccato davvero il percorso di crescita dell'infezione». E quindi: «Contiamo di arrivare a questo risultato tra fine aprile e inizio maggio».

Ieri il barometro dei contagi ha segnato meno: 75 i contagiati (contro i 98 di giovedì) su 2.036 tamponi. Decedute altre quattro persone. 

© RIPRODUZIONE RISERVATA