Case popolari a Napoli, aumentano i morosi: «Colpa della piattaforma telematica»

Dai bollettini postali precompilati al “pagoPa”: per gli inquilini anziani o poco alfabetizzati è più difficile versare il canone

Il sistema pagoPa
Il sistema pagoPa
di Luigi Roano
Venerdì 17 Novembre 2023, 00:00 - Ultimo agg. 15:27
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Dal bollettino postale precompilato che la Napoli Servizi inviava agli inquilini delle case Erp al sistema “pagoPa” il salto è stato troppo grande per i residenti delle case popolari. Così da almeno 4 mesi gli incassi alla voce “canone” sono sensibilmente calati. Ma questa volta c’entra fino a un certo punto la volontà di non pagare oppure il fatto che le molte delle 26mila case popolari del Comune siano abitate da fantasma non conosciuti dallo stesso ente di piazza Municipio per cui quei bollettino non arrivavano proprio in quelle case occupate abusivamente.

Il tema è legato molto alla nuova tecnologia. Un obbligo per il Comune passare a “pagoPa” - la piattaforma nazionale che permette di scegliere secondo le proprie preferenze come pagare tributi, imposte o rette verso la Pubblica Amministrazione - mal recepito dagli inquilini. Spesso anziani o poco alfabetizzati da un punto di vista tecnologico oppure più semplicemente vista la povertà diffusa nelle aree dove sono collocate le case popolari è difficilissimo adeguarsi alle novità tecnologiche. In questo contesto va registrato che da qualche mese ci sono problemi per gli utenti per pagare il canone. Vero? Falso? Dalla Napoli Servizi trapela molto scetticismo su questa variabile che sta facendo abbassare le entrate già scarne del Comune provenienti dal patrimonio.

Nella nuova sede di piazza Cavour si ragiona ad alta voce e il pensiero comune è questo: «Chi davvero vuole pagare lo trova il modo per essere in regola». Forse c’è un fondo di verità in questa affermazione tuttavia va registrato che si stanno muovendo molti impiegati della Napoli Servizi e lo stesso manager della società interamente comunale e tanti consiglieri comunale per cercare di sanare questa situazione.

Una sorta di catena di Sant’Antonio quella che si è messa in moto. Molti inquilini vanno nelle sedi della Napoli Servizi e si fanno compilare il bollettino per pagare alla vecchia maniera, non è un reato si può farlo ancora. Poi ci sono i consiglieri comunali che addirittura si prendono in carica le sollecitazioni degli inquilini e trovano il modo anche loro attraverso il vecchio, romantico ma sempre efficiente bollettino postale per far pagare agli inquilini quanto dovuto. Una pezza più che un rimedio per salvare il salvabile e per cercare di non far accumulare agli inquilini molti canoni arretrati che poi sarebbero difficili da smaltire per famiglie con reddito molto bassi.

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Tutto questo in un clima, quello della Napoli Servizi, dove tutti sanno che appena “Napoli patrimonio” - la nuova partecipata che il sindaco Gaetano Manfredi sta varando per gestire il patrimonio immobiliare dell’Ente - Napoli Servizi perderà questa funzione istituzionale. Non particolarmente stimolante per chi lavora, e ha un’età media che va tra i 55 e i 61 anni. Più di un segnale è arrivato alla società della dismissione di questo importante ramo d’azienda quale è la gestione del patrimonio. Quello che - questo trapela - però ha messo in difficoltà i colletti bianchi di Napoli Servizi cioè dirigenti e funzionari è che il sistema informativo e informatico della gestione del patrimonio Palazzo San Giacomo già lo ha portato negli uffici di Piazza Municipio, alla Napoli Servizi questo ha comportato una difficoltà gestionale importante atteso che al sistema l’azienda ci arriva indirettamente e non direttamente. Sistema sostanzialmente impossibile da aggiornare con nuove informazioni con conseguenti rallentamenti delle operazioni di manutenzione degli immobili. E se si considera che ci sono solo 3,6 milioni per le manutenzioni ordinarie per le 26mila case popolari si capisce quanto sia difficile rispondere a tutte le richieste. 

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