Pd Campania, l'ipotesi dei due vicecommissari: «Ora obiettivo congresso»

Agnano, alla Festa dell'Unità si rafforza l'asse con i vertici M5S

Agnano, la Festa dell'Unità
Agnano, la Festa dell'Unità
di Adolfo Pappalardo
Venerdì 29 Settembre 2023, 23:32 - Ultimo agg. 30 Settembre, 18:22
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L’ipotesi di due vice commissari. O un gruppo di lavoro, non più di tre persone, che dia una mano, nelle prossime settimane, ad avviare e chiudere la fase congressuale e sia di supporto al commissario stesso. Anche alla luce del colpo di acceleratore che ieri pomeriggio, alla festa dell’Unità, ha impresso a sorpresa proprio il commissario del Pd campano Antonio Misiani. È l’ipotesi che in queste ore aleggia nelle chat e nelle discussioni dem per declinare in maniera diversa questa fase delicata alla vigilia delle Europee.

Non è una bocciatura del lavoro del senatore bergamasco spedito dalla Schlein a Napoli dopo il caos tesseramento di Caserta che si è riverberato anche sul partito campano, ma un modo per avviare davvero una discussione politica (senza che il gruppo dei dirigenti napoletani sia tagliato completamente fuori) e non ridurre tutto ad una mera conta delle tessere per scegliere il segretario regionale. Discussione che incrocia il nodo delle prossime regionali e che è stata messa sul tavolo non dallo schieramento Bonaccini ma proprio da quello legato alla Schlein.

Anche se non tutti, nel gruppo della segretaria nazionale, sono d’accordo sulla modalità. Una parte è per un gruppo di lavoro: ipotesi che non dispiace al gruppo deluchiano; l’altra è per i due vice: uno dell’area Schlein, l’altro dell’area Bonaccini. Ma nelle ultime ore sembra prendere più corpo l’ipotesi del gruppo di lavoro. 

L’importante però è che si proceda a gambe levate sul congresso. Per chiudere tutto «ad inizio 2024», come ha annunciato lo stesso Misiani. «È evidente che avere alle porte della difficile competizione europea, così importante per il Pd, un gruppo dirigente regionale legittimato pienamente: metterebbe tutto il partito nella condizione migliore», ragiona il consigliere regionale dem Massimiliano Manfredi. 

Mentre tiene banco ancora la discussione del terzo mandato di De Luca bocciato dall’ex presidente della Camera, il grillino Roberto Fico, e dal deputato dem Marco Sarracino che continua a dividere il partito: «D’accordo sull’alleanza Pd-M5s sul modello San Giacomo alle regionali ma no a De Luca», hanno argomentato, due sere fa, alla festa dell’Unità di Napoli. «Fermo restando ripetere il modello Manfredi, la festa del partito non è certo il luogo per discutere della candidatura di Vincenzo De Luca. Se ne discuterà, al momento opportuno, nella direzione regionale del partito: l’unico luogo deputato», spiega ieri sera Peppe Annunziata, segretario della federazione di Napoli. 

È per una discussione franca, invece, il parlamentare Arturo Scotto. «Il modello di coalizione che sta governando Napoli è quello che bisogna scegliere di perseguire», premette prima di affrontare il tema del nome di De Luca. Anche lui è per una discussione di questi anni al governo di Santa Lucia. «Dobbiamo mettere sotto i riflettori anche questa esperienza di governo, occorre fare un’analisi vera sui limiti e sulle cose buone che sono state fatte. Su questo terreno abbiamo da riprendere il filo di un’iniziativa politica sulla sanità, sui trasporti, sul lavoro che manca, sulla difesa del welfare, sulle periferie. Credo che su questo terreno va subito aperta una riflessione dentro una coalizione larga». 

Preferisce tenersi fuori dal nodo De Luca l’ex ministro Roberto Speranza. «A Napoli, in Campania e in tutta Italia abbiamo bisogno di costruire un fronte alternativo a questa destra che ci governa. Non lo si costruisce in provetta o - avverte - in laboratorio, ma a partire dalle questioni reali che riguardano la vita delle persone. A partire dal salario minimo alla sanità. E in queste ore si sta lavorando a una proposta molto forte, unitaria di tutte le forze di opposizione, proprio sula sanità». 
 

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