Pd Campania, dopo il flop è bagarre: scontro tra Landolfi e Del Basso De Caro

Pd Campania, dopo il flop è bagarre: scontro tra Landolfi e Del Basso De Caro
di Valerio Esca
Giovedì 9 Giugno 2022, 11:00 - Ultimo agg. 15:13
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«Umberto Del Basso De Caro è l'unico che non conosce come si sta in un partito»; «Landolfi, presidente di un'assemblea della quale non è mai stato componente politicamente, equivale all'unico numero algebrico senza segno: lo zero». Volano stracci in casa Pd. Al fuoco di fila di Nicola Landolfi, presidente del partito in Campania, risponde Umberto Del Basso De Caro, parlamentare dem. Tensioni che alimentano lo scontro in un partito allo sbando.

Dopo le dimissioni di massa dei componenti dell'assemblea regionale, registrati nei giorni scorsi, si è decretata la morte dell'assise campana del Pd. Il quorum per tenerla in vita era fissato a 120 componenti, la metà più uno dei 239 membri eletti. Numeri che già venerdì scorso non c'erano più e che lunedì hanno toccato quota 108. C'è però chi ancora non molla la presa. Il presidente del Pd campano Landolfi vorrebbe tenere in piedi l'assise, contrariamente a quanto deliberato dalla commissione di garanzia regionale, che ha validato «la mancanza della maggioranza assoluta dei componenti originariamente eletti». In caso di una forzatura del presidente dell'assemblea ad intervenire potrebbe essere la commissione nazionale. «Arrivare a quel punto sarebbe una brutta figura per tutti» spiega un dirigente del partito. Un caos nato dalla candidatura a segretario di Stefano Graziano, voluta da Enrico Letta e sostenuta anche dal governatore Vincenzo De Luca, dopo le dimissioni di Leo Annunziata.

Il nome proposto dal segretario nazionale del partito è stato osteggiato dagli orlandiani, che hanno capeggiato la rivolta, dai componenti di area Dem e della corrente di base riformista. 

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«La sua azione politica è di mero boicottaggio» tuona Landolfi lanciando strali contro Del Basso De Caro, parlamentare sannita tra i primi a dire addio all'assemblea regionale aprendo le danze alle dimissioni a catena. «Non gli interessa niente del futuro della comunità democratica e di chi sarà il segretario - rimarca il presidente dell'assise regionale - Prova semplicemente ad avvelenare i pozzi. Sapendo di perdere in un confronto politico in assemblea preferisce prendere il pallone e portarlo via». La replica al veleno di Del Basso De Caro non si fa attendere. Landolfi «confonde il partito, nel quale, suo malgrado, vi sono uomini liberi e non coercibili, con la caserma nella quale l'obbedienza è la regola. In un partito si discute, ci si confronta (se convocati ogni tre anni) ed infine si rispettano anche le regole che disciplinano la corretta e civile convivenza all'interno della medesima comunità». Poi getta benzina sul fuoco: «Avvelenare i pozzi, buttare il pallone in tribuna o eludere il confronto non sono nel mio Dna e la mia vita, fatta di battaglie a viso aperto, testimonia l'esatto contrario. Il futuro del Pd a me ed a pochi altri - evidenzia il parlamentare Pd - è stato sempre a cuore e devo ammettere di essere un privilegiato: non essendo convenzionato né aspirando a diventarlo, non dipendendo da pubblici poteri né da società in house ho la fortuna di dire quel che penso e di pensare quel che dico. Un prodotto di nicchia? Probabilmente sì ma aspiro, insieme a tanti altri, a costruire un partito di persone indipendenti, autonome, in una parola libere. Questa è la vera scommessa non le acrobazie dialettiche di qualche incauto venditore di pentole». Il fascicolo-Napoli sulla scrivania di Letta ha senz'altro priorità assoluta, ma sembra tramontata l'ipotesi che si possa arrivare alla nomina a poche ore dal voto di domenica. Scavallate le amministrative si individuerà una figura che avrà il difficile compito di traghettare i dem fino al voto del 2023. 

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