È stato approvato in giunta giovedì della scorsa settimana il «Documento strategico» per il Prg di Napoli, si tratta dell'impalcatura del nuovo strumento urbanistico nel quale sono individuate una serie di priorità da soddisfare, unica strada per portare a un rinnovato sviluppo di Napoli. Di cosa si stratta? Per esempio l'attenzione è puntata sulla transizione ecologica, l'emergenza abitativa e soprattutto su un necessario rinnovamento del rapporto tra la parte pubblica e quella privata, nella sostanza il nuovo Prg deve attrarre investimenti non pubblici e da tutto il mondo solo così si riparte sul serio.
Napoli - questo emerge dal documento - nonostante sconti una grande arretratezza a livello di infrastrutture che la penalizza e non poco, basta pensare al collegamento con il porto e gli interporti, si sta riposizionando sullo scacchiere internazionale.
Non consumo di suolo dunque, ma rigenerazione e trasformazione urbana questa la grande potenzialità di Napoli: cambiare il territorio con partner istituzionali e privati senza però svendere la città. Per andare in questa direzione è stata varata la cosiddetta Variante dell'operatività. Lo strumento per cambiare il vecchio Prg e adattarlo alle nuove esigenze per meglio sfruttare il Pnrr che scarica sui territori, Napoli è in prima fila, fondi pubblici mai visti prima. «In questa prospettiva - si legge sempre nel documento strategico sul quale spetta l'ultima parola al Consiglio comunale che è sovrano sulla materia - la manovra urbanistica della nostra Amministrazione è concepita come un processo a diverse velocità, anticipato da una variante normativa al Prg che risolva, nel breve termine, le principali incongruenze regolative che di fatto ostacolano l'andamento operativo del Piano rispetto alle domande e alle istanze attuali di trasformazione urbana». Per esempio cambiare l'uso dei suoli e dei capannoni industriali è il tema di fondo della variante a livello normativo. Perché «Il Prg vigente presenta rigidità normative disincentivanti e, più in generale, non contiene una dimensione strategica e operativa in grado di esprimere obiettivi condivisi e praticabili, esiti attesi, potenzialità di integrazione ambientale, infrastrutturale e funzionale nello spazio fisico e sociale dei contesti urbani e territoriali della trasformazione». La Variante dell'operatività - questo il ragionamento - serve affinché le potenzialità del Pnrr vengano colte in pieno: c'è la consapevolezza che mai più si avranno a disposizione così tante risorse pubbliche per costruire il futuro di Napoli.
Tra le linee strategiche del documento in primissimo piano c'è il futuro del Centro storico messo a rischio dalla turistificazione: «Il centro storico di Napoli, con il suo patrimonio straordinario di monumenti e di storie, ha resistito nel tempo a quel processo di depauperamento e banalizzazione che il turismo di massa ha prodotto nelle città d'arte italiane, provocando espulsione di popolazioni e la progressiva scomparsa dei servizi di prossimità. Malgrado l'enorme pressione turistica degli ultimi anni, il nostro centro storico mantiene quelle caratteristiche che ne hanno fatto, nei secoli, un luogo abitato, vibrante, di continua sperimentazione interculturale e interreligiosa». Per salvaguardare tutto questo servono nuove norme a disposizione dei Comuni per bloccare il proliferare di case vacanze, senza le quali l'identità della parte antica di Napoli rischia di polverizzarsi.