Recovery plan, bando per i borghi deserti: «Ma i fondi vanno altrove»

Recovery plan, bando per i borghi deserti: «Ma i fondi vanno altrove»
di Adolfo Pappalardo
Venerdì 11 Febbraio 2022, 12:00
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È uno dei primi bandi operativi del Pnrr ma è già polemica con un gruppo di sindaci pronti a ricorrere al Tar. Parliamo dell'investimento 2.1 che riguarda l'attrattività dei «borghi a rischio abbandono o abbandonati» e un singolo comune può, con progetti esecutivi alla mano, concorrere a un finanziamento di 20 milioni di euro. Una bella cifra, specie per un piccolo Municipio, che potrebbe così cambiare le sue sorti per i prossimi anni. Tutto normale se non fosse che la Campania ha prefissato una griglia di 38 comuni lasciandone molti esclusi. Per capirci borghi come Apice nel Sannio, Taurasi in Irpinia o Roscigno vecchia nel salernitano che, con il suo unico abitante, è definita la Pompei del XX secolo.

I veleni e i malumori, potete immaginare, corrono veloci nei corridoi dei palazzi del consiglio regionale. E se la provincia di Napoli, molto urbanizzata, non viene ovviamente citata, colpisce la provincia di Caserta scelta solo per Conca della Campania nonostante di comuni a rischio abbandono ne abbia eccome. Senza contare come, ed è questo che ha fatto imbestialire molti primi cittadini, il salernitano metta nell'elenco dei 38 comuni a rischio abbandono località gettonatissime come Atrani e Cetara in costiera amalfitana e Pisciotta e Pollica (che è il comune dove insiste la frazione di Acciaroli). «È un bando costruito su misura», accusano i sindaci esclusi che hanno tentato, ma invano, di avere una proroga per presentare progetti e domande. Niente da fare: scade martedì, secondo il bando regionale. Mentre soffiano sul fuoco, con minacce di interrogazioni, grillini ed esponenti del centrodestra. «Ci spiace che la Regione non abbia accolto la nostra sollecitazione a prorogare i termini. Auspico che le interlocuzioni di queste ore con gli uffici regionali chiariscano ogni aspetto dell'avviso pubblico, consentendo anche l'accesso al bando alla più ampia platea di comuni, così come accaduto in altre regioni», spiega il grillino Michele Cammarano, presidente della commissione aree interne. «Ho interrogato il ministro Franceschini che ha già informato il Parlamento di un controllo ex post sulle modalità di scelta dei borghi da parte delle regioni. È nostro obbligo vigilare sulle risorse del Pnrr», incalza la deputata M5s Anna Bilotti. «De Luca riveda il bando perché come hanno rilevato numerosi sindaci del Cilento e non solo, ma anche esponenti di varie parti politiche del consiglio regionale della Campania ci sono esclusioni ingiustificate», ha tuonato, invece, qualche giorno fa, il senatore di Forza Italia Maurizio Gasparri, citando proprio l'assenza di Roscigno, secondo cui: «In Campania ci sono zone interne che vivono gravi difficoltà e che possono trovare in questo percorso una grande opportunità: serve, quindi, una riflessione più approfondita». 

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A onor del vero, le altre regioni, su questo fondo nazionale da 420 milioni di euro, sono andate in ordine sparso regolandosi in maniera diversa.

Il Lazio, per esempio, ha scelto 14 borghi spopolati mentre il Piemonte appena uno per veicolare lì tutti i fondi.

«Il bando ministeriale indica dei criteri immodificabili mentre noi abbiamo fatto solo uno screening per i comuni che potevano avere le caratteristiche previste. È stata comunque individuata una clausola di salvaguardia e chi ritiene di possedere i requisiti può comunque partecipare», spiega Bruno Discepolo, assessore regionale all'Urbanistica che ha curato l'istruttoria. «Potevamo scegliere noi i comuni ma abbiamo deciso - aggiunge - di individuare quelli che potevano interpretare al meglio determinate caratteristiche, abbiano progetti e siano in grado di portarli avanti». «È un elenco non tassativo, la procedura è aperta per tutti e mi auguro che ci sia partecipazione. E sbaglia chi crede ci siano pregiudizi», aggiunge invece Felice Casucci, assessore al turismo. Ma i sindaci non ci stanno. 

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