Regionali Campania 2020, Sica candidato:
«Da Salvini a Renzi, resto democristiano»

Regionali Campania 2020, Sica candidato: «Da Salvini a Renzi, resto democristiano»
di Valentino Di Giacomo
Giovedì 20 Agosto 2020, 11:00 - Ultimo agg. 14:54
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«La Lega ha preso candidati da tutti i partiti e ora vuole fare la morale agli altri, per me è una parentesi chiusa quella con il Carroccio, ma li inviterei a non dare lezioni di galateo politico». Ernesto Sica, ex sindaco di Pontecagnano, ha ufficializzato la sua candidatura alle Regionali nelle liste di Italia Viva, il partito di Matteo Renzi. Fino a qualche settimana fa Sica - celebre alle cronache qualche anno fa per essere stato artefice, quando era in Forza Italia, di un dossier contro Stefano Caldoro - militava nella Lega dell'altro Matteo, Salvini.
 


Ieri il coordinatore della Lega, Nicola Molteni, ha definito coloro che sono passati dal centrodestra al centrosinistra dei «mercenari della politica». Si riferiva anche a lei?
«Non credo, spero di no. Mi fa solo sorridere che la Lega ne ha imbarcati tanti da altri partiti senza battere ciglio e ora guarda in casa d'altri».

Si riferisce a Severino Nappi e Gianpiero Zinzi entrati nel Carroccio passando da Fi?
«Se è per questo la Lega ha preso pure qui a Salerno un consigliere provinciale, Dante Santoro, che in passato militava in Leu, un partito fortemente radicato a sinistra. Evidentemente per qualcuno si è mercenari solo quando si fa il passaggio inverso».

Solo per ricostruire la sua storia politica: lei nasce nella Margherita di Rutelli, poi passa in Forza Italia, poi ancora alla Lega e, infine, resta folgorato da Renzi a pochi giorni dalle elezioni. Non le sembrano un po' troppi partiti e, per giunta, così diversi?
«Io sono fedele sempre alla mia cultura politica. Non ho lasciato la Margherita per un capriccio, ma perché si sciolse e fui tra i pochi a non andare sul carro facile del Pd. Abbracciai così Forza Italia, partito che - come la Margherita - era nella casa del Partito Popolare Europeo, moderato, cattolico, liberale. Questi sono i miei valori e non li ho mai cambiati».

Mi scusi, ma allora cosa c'entrava la Lega con il Ppe o con i moderati?
«Quando io sono entrato nel Carroccio c'era un'interlocuzione in atto per far confluire la Lega e i partiti sovranisti come Orban nel Ppe. Vedevo la Lega come un grande partito di massa, popolare, inclusivo, invece poi si è chiuso in se stesso».

La tempistica del cambio di casacca però è sospetta. Questa folgorazione con Renzi arriva proprio quando il candidato del centrosinistra, Vincenzo De Luca, ha il vento in poppa nei sondaggi. Sicuro che non sia solo convenienza?
«Io De Luca l'ho sostenuto apertamente anche cinque anni fa quando era sfavorito, credo di avergli portato pure tanti voti. Non parliamo di convenienze visto che nella Lega mi avevano promesso mari e monti, compresa una candidatura in Parlamento».

Insomma Caldoro, dopo la storia del dossier, sembra proprio averlo in antipatia?
«Con Caldoro ho sbagliato in passato, ho riconosciuto il mio errore e mi ha perdonato. È un signore nella vita e nella politica, è una delle più belle intelligenze politiche italiane. Anche stavolta però il destino non ci ha fatto incontrare».

Infatti nell'ultima intervista, che abbiamo realizzato circa un mese fa, lei diceva di essere disponibile a dialogare con Forza Italia per una sua candidatura. Poi cosa è successo?
«Ho previsto quella volta pure che i moderati, prima o poi, avrebbero dovuto fare un percorso in comune, citando non a caso anche Matteo Renzi. Credo che Berlusconi abbia l'obbligo morale non di lasciare un erede, ma un'eredità politica e costruire le basi per mettere in piedi una nuova casa dei moderati. Purtroppo in Italia le alleanze si costruiscono non con laboratori di idee, ma su input delle leggi elettorali. Ora si ritornerà al proporzionale e magari si creeranno le condizioni idonee».

Tra un po' quindi i più moderati di Forza Italia, come Mara Carfagna, faranno il suo stesso percorso?
«Non pensiamo ai nomi, ma alle idee. L'importante - ed è quello che ho riscontrato in Italia Viva - è la volontà di includere e non di tener fuori persone. Con me è stato fatto un tentativo di omicidio politico da parte della Lega, io mi sono solo difeso con le mie forze».

Non l'avrebbero candidata nel Carroccio?
«Come sa ero scettico da tempo sulla linea che stava prendendo la Lega in Campania, ho chiesto più volte di parlarne con i dirigenti e non sono stato neppure ascoltato».

L'intesa tra il suo nuovo partito, Italia Viva, invece, non si è trovata con i demitiani per le Regionali. Come mai?
«Meglio così, sarebbe stata solo una mossa a fini elettorali, non vuol dire però che in futuro quei percorsi non possano unirsi».

Alla fine sarà eletto?
«Ce la posso fare, è la più grande sfida da quando sono in politica».

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