Sanità in Campania, verso Cup unico regionale: «I tetti di spesa per il privato saranno rivisti»

Sanità in Campania, verso Cup unico regionale: «I tetti di spesa per il privato saranno rivisti»
Giovedì 3 Febbraio 2022, 17:45
4 Minuti di Lettura

«La delibera sui tetti di spesa mensili di struttura per la specialistica ambulatoriale nel privato accreditato, approvata il 28 dicembre scorso, è un provvedimento provvisorio, che entro il 30 aprile dovremo ridefinire, e che va inquadrata come il tassello di un mosaico più ampio volto ad inglobare nel sistema di erogazione dei servizi sanitari la potenza di fuoco del privato accreditato, a cui la Regione destina 560 milioni all'anno, che è di grande qualità ed eccellenza, ma non può essere slegata dalle modalità di ingaggio del sistema sanitario. In questa direzione, va il Cup unico regionale, nel quale dovranno confluire le prenotazioni sia nel pubblico che nel privato, secondo i criteri della vicinanza territoriale e della minore attesa della prestazione».

È quanto ha affermato l'assessore regionale al bilancio, Ettore Cinque, intervenendo ai lavori della Commissione regionale sanità e sicurezza sociale, convocata dal presidente, il consigliere regionale di Iv, Vincenzo Alaia, su proposta dei consiglieri Maria Muscarà (gruppo misto) e Gianpiero Zinzi (Lega), per ascoltare le organizzazioni rappresentative del settore sugli effetti della delibera di Giunta regionale n. 599 del 28 dicembre scorso.

Video

«La Regione Campania ha stanziato 560 milioni l'anno, confermando le risorse del triennio precedente, per la specialistica ambulatoriale e, l'anno scorso, 72 milioni aggiuntivi per il recupero delle liste di attese nel privato», ha ricordato Cinque che ha aggiunto: «Il sistema che abbiamo conosciuto negli ultimi anni per l'assegnazione dei tetti di spesa per la specialistica ambulatoriale non può considerarsi soddisfacente perché, verso i mesi di settembre/agosto di ogni anno, essi venivano ad esaurimento, ma ciò non dipende solo un problema economico ma anche di sbilanciamento, in questo settore, verso il privato accreditato. La Campania è la quarta tra le regioni che destinano più risorse al privato in questo settore, dopo Lombardia, Lazio, Molise, con il 23/24%.

Il settore pubblico deve crescere, ma, in questo periodo storico, a seguito dell'emergenza pandemica, non ci sono state le condizioni affinchè crescesse».

Tra i vari interventi, quello di Salvatore Scognamiglio, in rappresentanza di Federbiologi Conpapi, che ha sottolineato: «La delibera 599 ha scombussolato il sistema creando problemi» - ha sottolineato per il quale «manca, alla base, una reale programmazione dei fabbisogni reali dei cittadini».

LEGGI ANCHE Referendum per la riforma della sanità in Campania: il via alle firme

«La Regione Campania deve definire con un provvedimento serio il fabbisogno per le prestazioni specialistiche ambulatoriali, prevedendo 8/10 milioni in più di prestazioni, che sono il reale fabbisogno della popolazione», ha detto Lorenzo Latella, segretario generale «Cittadinanza attiva, tribunale diritti del malato».

«C'è stata una totale assenza di concertazione e di comunicazione con le strutture private accreditate - ha evidenziato Eugenio Basile di Confindustria sanità - e si è partiti dall'assunto che il privato accreditato lavora troppo, ma se non ci fosse il privato accreditato molti cittadini non saprebbero a chi rivolgersi per ottenere le prestazioni e ciò è accaduto in particolare nell'anno 2020 in piena pandemia quando le nostre strutture hanno garantito prestazioni fondamentali in condizioni molto difficili».

«Non bisogna creare una contrapposizione tra pubblico e privato né adottare scelte in assenza di concertazione con le strutture del privato accreditato, se davvero si vogliono dare risposte certe ai bisogni sanitari dei cittadini» , ha detto Luigi Muto di Confcommercio. 

«Deve essere fatto un contratto di branca che tenga conto del reale fabbisogno» ha aggiunto il responsabile di Federcardiologi, Siciliano.

«Il problema principale è quello della sottostima del fabbisogno» - ha rimarcato Polizzi di Aspat; «non siamo contrari a questa modifica ma bisogna affrontare alcune fondamentali questioni tra cui la carenza strutturale del modello organizzativo sanitario territoriale», ha detto Nastasi (Uil).

© RIPRODUZIONE RISERVATA