Sciopero generale a Napoli, 30mila in piazza con Landini: «Qui per difendere il Sud dimenticato»

Maurizio Landini
Maurizio Landini
di Alessio Liberini
Venerdì 1 Dicembre 2023, 19:03 - Ultimo agg. 2 Dicembre, 07:31
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«Non esiste una crescita dell'Italia se il Mezzogiorno continua ad essere senza lavoro, senza diritti e senza strutture». Il leader della Cgil, Maurizio Landini, lancia stoccate su ogni fronte mentre nel corso di un intervento fiume parla dal palco di piazza Matteotti. Lo storico slargo dei sindacati confederali napoletani è gremito come non si vedeva da anni in occasione dell’ultima giornata di sciopero generale indetto da Cgil e Uil allo slogan di «Adesso basta». Questo il grido dei circa 30mila lavoratori, secondo gli organizzatori della partecipata mobilitazione, scesi in piazza questa mattina a Napoli, da tutte le province della Campania, contro quella che definiscono «una manovra ingiusta e sbagliata».

«La legge finanziaria – attacca Landini - non ha il consenso della maggioranza del Paese perché non affronta i problemi che le persone stanno vivendo: dall'aumento delle bollette ai salari che non ti permettono di arrivare alla fine del mese, dalla sanità che non funziona, alla precarietà che è troppo alta, dagli investimenti che non vengono realizzati fino a una vera lotta all'evasione fiscale».  

Per il segretario generale della Cgil, a pagare le spese più onerose prodotte dalle politiche del Governo saranno ancora una volta i cittadini del Meridione.

E dal palco della mobilitazione sgrana come un rosario i numeri di una Italia a due velocità: «Abbiamo ancora un Paese diviso, specialmente sulle infrastrutture - prosegue Landini – strade, ferrovie ma anche scuole, asili e ospedali sono di fronte ad una riduzione della spesa pubblica che ha aumentano le diversità. La necessità è il ponte sullo stretto quando in Sicilia ci sono ancora i binari a senso unico e i morti nelle ferrovie per ritardi e mancanza di investimenti: il Paese si unisce partendo dai diritti fondamentali».

Diritti che le future generazioni del Sud rischiano però di vedere solo altrove, fuori dai confini nazionali o al massimo nelle regioni del Nord: «Invece di pensare a chiudere i porti dovreste chiudere gli aeroporti» sintetizza lapidariamente Landini con l’intento di accendere una luce sul dramma, tutto Meridionale, dell’emigrazione giovanile che troppo spesso cade in secondo piano nonostante i numeri più che preoccupanti: «Ben 800mila giovani del Sud, di cui più di 300mila laureati e diplomati, negli ultimi 20 anni se ne sono dovuti andare dal Mezzogiorno per vivere e lavorare all'estero o in altre zone del Paese. Bisogna impedire che i nostri giovani vadano via e per farlo serve necessariamente investire creando occasioni di lavoro». 

«Oggi – ricorda il segretario generale della Uil di Napoli e Campania, Giovanni Sgambati - siamo in piazza a Napoli, Cosenza, Bari e a Potenza per il Mezzogiorno completamente dimenticato. Quale politica industriale, quale politica di sviluppo ha in mente questo governo se vuole metter mano all’autonomia differenziata, dividendo ancora di più il Paese e aumentando le diseguaglianze? Siamo stanchi di restare inermi di fronte agli ex bacini, alle ex aree industriali, alle ex aziende, agli ex lavoratori, vogliamo che questo non accada più nelle nostre regioni, nei nostri territori. Vogliamo risposte. Le vogliono e ne hanno diritto i nostri lavoratori, i pensionati, le donne e soprattutto i giovani di questo Paese». 

 

Dopo gli scioperi del 17 e 24 novembre 2023 nelle regioni del Centro e del Nord, si è chiuso così il ciclo di manifestazioni promosse dai due sindacati in cinque giornate sui territori, che ha visto oggi bloccare tutte le regioni del Sud, dove i lavoratori di quasi ogni settore hanno incrociato le braccia per otto ore. Secondo i primi dati, riferiti dalle parti sociali, in Campania, Puglia, Basilicata e Calabria l'adesione media è stata del 70%. 

Il picco, invece, si è registrato proprio nelle  fabbriche campane «letteralmente svuotate». Nel settore metalmeccanico adesioni dell’80 per cento in Stellantis a Pomigliano d’Arco, 95 per cento alla Magneti Marelli di Caivano. Addirittura del cento per cento alla Schneider Electric di Casavatore, in provincia di Napoli. Percentuali altissime anche nelle altre province campane: nel cantiere Sirti di Sala Consilina, in provincia di Salerno, adesione del 95 per cento, del 90 per cento alla EasyTech di Fisciano. A Benevento adesione al 98 per cento nello stabilimento della Ficomirrors, azienda del settore automotive, del 96 per cento alla Imeva e del 60 per cento alla Leonardo. Ad Avellino 95 per cento alla Cms e del 60 per cento alla IIA, Industria Italiana Autobus. A Caserta, 95 per cento di adesione alla TFA, ex Firema, e del 70 per cento alla Snop. Adesioni che sfiorano il 100 per cento anche nel settore agroalimentare come nello stabilimento La Doria di Fisciano e alle Sinergie Molitorie, in provincia di Salerno. Adesione al 95 per cento nello stabilimento Rummo di Benevento e del 90 per cento alla Idav Dolciaria di Striano, in provincia di Napoli. Sciopero riuscito anche nel settore dello spettacolo. A Napoli annullati gli spettacoli previsti al Teatro San Ferdinando, al Teatro Mercadante e al Ridotto del Mercadante, dove le maestranze hanno aderito alla mobilitazione di Cgil e Uil. 

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«In migliaia hanno rinunciato, con convinzione, ad una giornata di paga per essere con noi in piazza a manifestare - commenta il segretario generale della Cgil Napoli e Campania, Nicola Ricci - Da Napoli è arrivato un secco “no” a questa manovra finanziaria del Governo. Difendiamo il Mezzogiorno da misure che non vanno incontro alla criticità della Campania e del Sud. Cercheremo fino alla fine di far cambiare idea al Governo su fisco, pensioni, salari, scuola, sanità. Il diritto allo sciopero è sacrosanto e non può essere leso».

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