Zes unica al Sud, intervista a Vittorio Genna: «Così blindiamo i fondi per il Mezzogiorno»

Il vicepresidente dell'Unione industriali di Napoli vota sì alla regia unica

Vittorio Genna, vicepresidente dell'Unione industriali di Napoli
Vittorio Genna, vicepresidente dell'Unione industriali di Napoli
di Antonio Vastarelli
Domenica 26 Novembre 2023, 09:00 - Ultimo agg. 27 Novembre, 07:25
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Bene l'istituzione della Zona economica speciale Unica per il Sud, ma a patto che sia immediatamente operativa e non si blocchi il flusso di autorizzazioni che, con le otto Zes attuali, sta procedendo in maniera positiva. E attenzione a non distrarre risorse del Pnrr e del Fsc dal Mezzogiorno che, per attrarre investimenti, ha anche bisogno di benefici strutturali e non prorogati di anno in anno, per consentire agli imprenditori di programmare su basi sicure. A tracciare le priorità degli imprenditori napoletani, a pochi giorni dalla visita a Palazzo Partanna del ministro per gli Affari Europei, le Politiche di Coesione e il Pnrr, Raffaele Fitto, è Vittorio Genna, vicepresidente dell'Unione industriali di Napoli con delega alla Competitività del territorio, Aree industriali, Economia del mare e Attrazione degli investimenti.

Il ministro Fitto, nel corso della sua visita all'Unione industriali di lunedì scorso, ha sottolineato che, fino ad oggi, troppi fondi a disposizione del Mezzogiorno sono stati sprecati dalle Regioni e che si rendeva necessario un coordinamento nazionale sull'utilizzo delle risorse Ue. Concorda?
«Certo.

Soprattutto in considerazione del fatto che il debito pubblico italiano continua a crescere e che gran parte dei fondi del Pnrr andranno restituiti. Però bisogna anche comprendere che l'unico modo per aumentare la produttività del Paese è allargare la base imponibile, e quindi investire fortemente nel Sud, visto che al Nord il tasso di occupazione è vicino agli standard europei. Se non si punta su un Mezzogiorno motore dell'Italia, il declino sarà inarrestabile».

Il presidente della Regione Campania, Vincenzo De Luca, però, continua a denunciare il blocco da parte del governo dei fondi Fsc destinati alle politiche di Coesione. Chi ha ragione?
«In linea di principio, condividiamo l'esigenza di coordinamento manifestata dal governo sulle politiche di Coesione, finalizzata ad un'ottimizzazione dell'utilizzo delle risorse. Tuttavia, i conflitti di potere non possono pregiudicare il futuro di un territorio e auspichiamo percorsi condivisi tra governo e Regioni. L'obiettivo principale delle politiche di Coesione è la riduzione del gap tra Nord e Sud, così come quello del Pnrr, sul quale esprimiamo alcune preoccupazioni».

A cosa si riferisce?
«Se è stato giusto rivedere alcune scelte iniziali del Pnrr, sia per la mutata situazione internazionale, sia per progetti considerati non completabili entro il 2026, riteniamo che il nuovo Piano debba assolutamente conservare la riserva del 40% delle risorse a favore del Sud».

Su quali progetti andrebbero spostate le risorse da riprogrammare?
«Come Unione industriali, pensiamo che una parte dei fondi stornati, ma anche delle risorse del Fsc, debba finanziare i contratti di sviluppo, puntando sull'aumento degli insediamenti produttivi nel Mezzogiorno. In questo modo, si accresceranno il Pil e l'occupazione e si eviterà di sottrarre risorse al Meridione, a favore del Centro-Nord».

La Zes Unica voluta dal ministro Fitto vi convince?
«L'estensione della Zona economica speciale a tutto il Mezzogiorno è una buona notizia. Ma Fitto deve garantire che il passaggio dalle otto Zes al nuovo assetto non blocchi il flusso di autorizzazioni per gli investimenti in atto. Insomma, se la Zes Unica è pronta a funzionare a regime, bene, altrimenti si attui il passaggio di governance alla regia unica quando sarà possibile, per evitare il blocco di uno strumento che stava iniziando a funzionare bene. Inoltre, c'è un punto decisivo che va chiarito».

Quale?
«Quello delle risorse. Un'impresa, per investire, deve poter contare su flussi duraturi nel tempo. Il fatto che il credito d'imposta per l'acquisto di beni strumentali sia stato rinnovato solo per il 2024 non favorirà la Zes Unica. Anche la decontribuzione sarà prorogata, ancora una volta, solo per pochi mesi. Speriamo che, come promesso dal ministro, dalla prossima primavera si possa garantire la sua estensione almeno fino al 2029». 

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