La genovese, intesa come piatto, è talmente buona e così identitaria per Napoli che dovrebbero farle un monumento. Nell’attesa le hanno organizzato una mostra: condita dalla presentazione di un libro sul tema e una serata dedicata, domenica 18 febbraio dalle 18.30 alla Salumeria Upnea, il bistrot di via San Giovanni Maggiore Pignatelli 35.
L’esposizione fotografica si chiama, giocando col celebre brano di Paolo Conte, “La genovese per noi”; e volendo assecondare il titolo siamo sicuri che “quell'espressione un pò così” è quella di piacere assoluto dopo l'assaggio. L'inaugurazione è accompagnata da un aperitivo, con assaggi della salsa, e dalla selezione musicale di DjRaff.
E perciò a una declinazione filologica, nelle foto, si alternano rivisitazioni, mini timballi o sformati. Il risultato è da acquolina in bocca. Il volume - che chiarirà come e quando nasce la salsa e perchè si chiama così - si intitola semplicemente “La genovese” ed è a firma di Luigi Vivese: «Cosa succede quando in un pentolone mescoliamo cipolle ramate di Montoro, carne di manzo, ziti, alloro, olio extra vergine di oliva, formaggio, sale e pepe e lasciamo sfumare il tutto con del buon vino?” si legge nella sinossi. “Succede una magia, un’alchimia, viene fuori la genovese, la regina della cucina partenopea.
Il piatto della domenica, un sugo storico, una pietanza che è patrimonio culinario di ogni famiglia napoletana”. Più che una pietanza, Vivese la definisce “poesia, un atto d’amore”. Una vecchia ricetta, con più di sette secoli alle spalle ma sempre viva nella città che l’ha ideata, “che ha il potere di far emozionare le persone, di farle piangere due volte, quando tagliano le cipolle e quando assaggiano gli ziti col sugo preparato dagli angeli dei fornelli”.