Tutankhamon a Castel dell’Ovo: un legame per l’eternità

Tutankhamon Viaggio Verso L'eternità
Tutankhamon Viaggio Verso L'eternità
di Alessandra Martino
Sabato 23 Ottobre 2021, 18:41 - Ultimo agg. 24 Ottobre, 21:02
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Napoli, terra fertile di ingegno e talento, di sentimento ed abbondanza. E di fronte al detto «Vedi Napoli e poi muori», si potrebbe a rigore affermare «Vedi Napoli e vivi». Sì. Perché il sapore del sale si depone tra gusto e pelle, l’odore dello iodio inebria i sensi assopiti, la vista di Castel dell’Ovo dona linfa vitale all’animo sognatore.

E forse proprio per questo, in vista dei cento anni dalla scoperta della tomba più famosa della storia dell'egittologia, per la mostra di Tutankhamon è stata scelta la città Partenopea.

Quella di questa mattina a Castel dell’Ovo per tutti i visitatori l’inaugurazione è stata un’esperienza coinvolgente.  Un viaggio indimenticabile tra arte, archeologia e realtà virtuale.

L’esposizione è un’esperienza totalmente immersiva che, grazie alle fedeli riproduzioni provenienti dal Cairo, i reperti originali messi a disposizione dal Museo Archeologico Nazionale di Firenze, di cui alcuni inediti, la tecnologia 3D e l’innovativa Realtà Virtuale, rivela tutti i segreti della Tomba di Tutankhamon, facendone conoscere i tesori incredibili destinati a accompagnare il giovane faraone nel suo ultimo viaggio.

La tomba del faraone è l’unico esempio di sepoltura regale con corredo ritrovata intatta, scoperta il 4 novembre del 1922 da Howard Carter, archeologo e appassionato acquerellista che ha così iscritto il proprio nome nella storia dell’archeologia mondiale, è la sola a permetterci di sapere come venisse seppellito un faraone e con quale tipo di corredo.

A consentirne la ricostruzione in mostra, numerose riproduzioni tra cui, oltre ai vasi canopi, la statua di Anubis, con la funzione di proteggere la camera del tesoro; il trono d’oro e la meravigliosa maschera aurea che proteggeva il volto e le spalle della mummia. In esposizione anche reperti inediti, come il sarcofago ligneo dipinto di Padihorpakhered, che si è deciso di restaurare proprio in occasione di questo importante evento espositivo. 

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Le schede d’inventario  di Howard Carter e le foto d’archivio di Henry Burton, conservate presso il Griffit Institute dell’Università di Oxford, sono state la fonte primaria per la riproduzione nei minimi particolari del corredo funebre.

Anche l’esterno della tomba è stato progettato in modo tale da ricreare il cantiere di scavo approntato da Howard Carter. Inoltre, nel reparto dedicato alla mummificazione c’è stata la possibilità di osservare da vicino, comprendere le varie fasi dell'imbalsamazione.

La visita virtuale, realizzata da Unsquare Life, viene effettuata indossando un visore e impugnando due controller che permettono di entrare in prima persona nell’ambiente ricostruito e di interagirvi: ci si potrà soffermare sui singoli oggetti del corredo, afferrandoli per poterne apprezzare la verosimiglianza rispetto agli originali e potendo ascoltare un loro approfondimento.

La mostra è stata organizzata da Innovation, con il patrocinio dell'assessorato all'Istruzione, alla Cultura e al Turismo del Comune di Napoli.  È stata curata nei minimi dettagli dalla Clarissa Decembri.  A raccontare l'esposizione è Carter stesso, interpretato da Bruno Santini, il cui ologramma, presente in vari punti della mostra, è stato realizzato da Image Project.

«Sono sempre stata innamorata di Napoli, è un popolo pieno di cultura e tradizione. La scelta non è stata fatta a caso, l’abbiamo scelta per il grande legame che c’è con la cultura egizia. Lo splendido museo napoletano il Mann, contiene numerosi reperti che testimoniano la presenza capillare del culto isiaco a Napoli, sia dentro che fuori le mura della città. Per far apprezzare la mostra anche ai più piccoli, è stato strutturato un percorso ad hoc per bambini e ragazzi con didascalie e supporti visivi mirati». Così, Clarissa Decembri, curatrice della mostra, ha spiegato la scelta della città.  

In una città da sempre segnata dalle denominazioni straniere, in un melting pot lungo millenni, il rapporta fra Napoli e l’Egitto è un legame spesso sottovalutato ma destinato a durare.

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