Nuovo appuntamento della stagione concertistica della Fondazione Pietà de’ Turchini, che domenica 3 dicembre ore 18.00, presso la Chiesa di Santa Caterina da Siena, propone all’ascolto Le virtuose fatiche, concerto eseguito dall'ensemble femminile Les amies partimentistes composto da Giovanna Barbati e Carla Rovirosa Guals, Elena Bianchi, Mara Galassi, Chiara Tiboni. Fra la fine del XVII e la prima metà del XVIII secolo emerge a Napoli una straordinaria fioritura di musica strumentale: i virtuosi formatisi nei quattro antichi conservatori napoletani, impiegati sia nel viceregno napoletano che nelle maggiori corti europee, contribuirono in maniera significativa all’evoluzione di generi, forme e strumenti. Tra questi Francesco Supriani, Gregorio Strozzi, Francesco Recupero, Ascanio Mayone, Angelo Ragazzi: a loro è dedicato questo concerto.
Nato a Conversano, Supriani entrò al Conservatorio della Pietà dei Turchini nel 1693 e studiò violoncello.
Esempi significativi dell’adozione di uno squisito stile galante si trovano non solo nei cantabili movimenti lenti delle sonate in Do maggiore e in La minore di Supriani, ma soprattutto nella più tarda sonata per fagotto di Francesco Ricupero. Poco si conosce della biografia di questo musicista che fu impiegato nella Cappella Reale e nell’orchestra del Teatro di San Carlo e che si distinse per una importante produzione di musica sacra e una raccolta di 16 sonate per flauto traverso e basso, una delle quali appare anche in una versione per fagotto.
Testimonianza di un più rigoroso stile contrappuntistico appare invece nella prima sonata della raccolta di Sonate a Quattro pubblicate nel 1736 dal violinista Angelo Ragazzi. Violinista nella Real Cappella di Barcellona e dal 1713 presso la Cappella Imperiale di Vienna, Ragazzi divenne Direttore della Musica alla corte dell’imperatore Carlo VI e primo violino della Cappella Reale di Napoli dal 1729.
Ma le radici della tradizione strumentale napoletana affondano nel repertorio tastieristico, prima grazie all’attività di Jean de Macque e poi dei suoi allievi Giovanni Maria Trabaci e Ascanio Mayone. Sono autori che contribuiscono in maniera significativa anche alla letteratura dedicata all’arpa, strumento che, nelle sue varianti organologiche di arpa «doppia» o «tripla», rimase negli organici strumentali napoletani fino ai primi decenni del Settecento.
Alcuni titoli di composizioni strumentali del concerto rimandano esplicitamente a spettacoli o mascherate che avevano luogo nelle feste da ballo: è il caso della Mascara, Sonata e Ballata da più Cavalieri Napolitani nel Regio Palazzo di Gregorio Strozzi, secondo organista della Cappella dell’Annunziata a Napoli e autore di un trattato di teoria musicale. La fanfara iniziale e la rapida successione di sezioni evocative di strumenti a fiato e tamburi, rimandano agli intrattenimenti musicali che avevano luogo alla corte di Napoli a fine Seicento.