«Non bisogna aver paura delle proprie crepe, delle proprie ferite perché sono proprio quelle a definire chi siamo. Bisogna avere il coraggio di raccontarle, di condividerle perché acquistino significato. E bisogna raccontare e tramandare le storie di chi non c'è più, di chi ci ha lasciato per ridare valore al loro vissuto anche nelle piccole cose, nei piccoli gesti. Raccontare vuol dire resistere».
Queste sono le parole di Francesca Muoio che insieme a Luca Trezza presenta "Fonès", dal greco “Voci”, un progetto di spettacolo per due attori - autori, in scena al Teatro Bolivar, domenica 14 aprile.
Formiche di Vetro Teatro presenta la storia di alcuni personaggi semplici, miseri, quotidiani a cui accade qualcosa di straordinario e che, con il loro atteggiamento di fronte al Mistero, assurgono al ruolo di personaggi tragici.
I monologhi e i racconti che s’intrecciano sono voci, Fonès appunto, che provengono dal fondo, dalle crepe delle mura, dal profondo sia dei personaggi che degli autori-attori e attraversano e ripercorrono i vicoli, le strade e gli umori di un luogo indefinito, di un Sud del mondo.