L'idrogeno serve alla transizione ecologica: per decarbonizzare il trasporto pesante (tir, bus, treni navi), per il quale le batterie elettriche sono troppo pesanti, e per «ripulire» attività industrali a forti emissioni di gas serra (acciaierie, cementifici). Il problema è che la filiera in Italia è ancora tutta da fare: non ci sono fabbriche, non ci sono gasdotti adeguati, non ci sono distributori e neppure veicoli che usino questo carburante. Il Recovery Plan può dare una bella spinta al settore: ma fare bei progetti non serve a nulla, se poi non si semplificano le procedure che ora bloccano tutte le opere in Italia. L'ANSA ha riunito oggi in un webinar tutti i principali attori italiani dell'idrogeno, a discutere sul ruolo di questo gas nella transizione ecologica. «Per l'idrogeno mancano le infrastrutture, ma quello è ancora il problema minore - ha spiegato il ministro Roberto Cingolani -. Le tecnologie le abbiamo. La sfida più difficile è come accelerare i tempi per realizzarle. La sfida delle normative, delle procedure, è quella che conta di più ora».
Per avere l'idrogeno verde (quello a zero emissioni, prodotto dall'elettrolisi dell'acqua), serve tanta energia rinnovabile. «Il target europeo prevede che arriviamo al 72% nel 2030 - ha detto il ministro -. Vuol dire installare 60-70 gigawatt di rinnovabili in dieci anni, 6 o 7 all'anno, quando finora installiamo un decimo di quello che progettiamo, a causa delle procedure». Secondo Cingolani «la Ue ci ha chiesto non solo i progetti, ma anche la riforma dei processi. Con i ministri Brunetta e Giovannini lavoriamo sulla catena dei permessi, per accelerare le procedure». Per il presidente dell'Arera (l'autorità pubblica che regola i mercati delle utilities), Stefano Besseghini, il ruolo dell'idrogeno sarà «nell'accumulo energetico per i grandi consumatori, non nel retail». Giulia Monteleone, responsabile della ricerca su questo gas all'Enea, spiega che «l'obiettivo ora è abbassare i costi di produzione dell'idrogeno verde: oggi costa 3-4 volte quello prodotto dal metano», che emette CO2 nel processo.
Intanto però Bmw, già pioniera tra le case automobilistiche nel settore, lancerà l'anno prossimo una X5 a idrogeno, e dal 2025 una gamma intera, come ha annunciato il presidente e ad di Bmw Italia, Massimiliano Di Silvestre. L'Italia ha forti capacità industriali su tutta la filiera.
L'Autostrada del Brennero ha creato il primo (e finora unico) distributore in Italia, a Bolzano. Ma, spiega l'ad, Diego Cattoni, vuole installarne su tutta la rete, rendendola un «green corridor». E anche Edison sta lavorando sull'idrogeno per decarbonizzare trasporti e industria.L'intento, afferma Giovanni Brianza, Executive Vice President Strategy è accompagnare gli attori del settore in «un percorso di decarbonizzazione e anche verso la competitività». D'altronde lo sviluppo dell'idrogeno percorrerà varie strade, per l'industria, pesante, i trasporti ma anche le pmi come ha ricordato il direttore del Centro Energia sostenibili della Fondazione Bruno Kessler. Il ministro Cingolani ribadisce che l'obiettivo è arrivare al 2030 ad avere tutto idrogeno verde, a zero emissioni. Ma se questo obiettivo non dovesse essere raggiunto, anche l'idrogeno blu, prodotto dal metano e con lo stoccaggio sottoterra del carbonio emesso, «è una soluzione intermedia accettabile». Per Cingolani però, serve anche un cambio di mentalità: «Tutti vogliono essere verdi, ma poi non vogliono la pala eolica davanti a casa, o vogliono continuare a usare i social che producono tante emissioni. L'emergenza climatica richiede sacrificio, ci dobbiamo mettere tutti qualcosa».