Ismael porta il pane cafone a Dakar
«Una passione nata a Napoli»

Ismael porta il pane cafone a Dakar «Una passione nata a Napoli»
di Rossella Grasso
Venerdì 1 Febbraio 2019, 15:26
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Ismael Niang, senegalese, 45 anni è arrivato in Italia nel 2000, con un visto per studiare al conservatorio. Ci è rimasto per quasi 20 anni dedicandosi alle sue passioni: la musica - compone, canta e suona la chitarra - e il mondo del sociale , diventando presidente dell'associazione Mondopopoli. Poi il colpo di fulmine: ha assaggiato il pane cafone napoletano e se ne è innamorato. È così che ha avviato una startup con altri migranti, ha aperto un panificio a Napoli dove si producono biscotti, taralli e pane.
 

 

Prodotti troppo buoni per tenerli per sè. Si è rimboccato le maniche e in partnership con Less Cooperativa Sociale, Onlus con sede a Napoli che si occupa di migranti, ha promosso il progetto «Mani in pasta», per avviare la produzione del pane in Senegal. A Napoli ha imparato una tradizione e adesso ha deciso di riportare tutto a casa e favorire lo sviluppo del suo paese.

In questo momento Ismael è a Dakar, dove si stanno concludendo i lavori per la costruzione del forno a legna come quelli napoletani. Il forno si trova nella periferia di Dakar a Keur Massar, zona ad alta intensità abitativa, soprattutto giovani e bambini, a forte disagio sociale ed occupazionale. A febbraio partirà l'attività di formazione per i giovani e le giovani fornaie che impareranno ad impastare pani con farine locali. Le foto che ha mandato via whatsapp raccontano un territorio devastato dalla guerra. Le macerie e la povertà non hanno potuto spegnere i sorrisi di quanti sono pronti a mettere le «mani in pasta» e riscattarsi da quella condizione difficile ed essere protagonisti di un futuro migliore. 

Il progetto «Mani in Pasta» finanziato dall’Oim, Organizzazione Internazionale per le Migrazioni, proposto dall’Associazione di migranti Mondopopoli, di cui LESS è partner, in particolare prevede la realizzazione di un centro di formazione accompagnato da una piccola produzione di pane ed affini nel settore della panificazione in Senegal, in partenariato con le associazioni locali, in particolare l’organizzazione «Jappo Jappalante» che si occupa di assistenza inserimento sociale dei bambini di strada. «Dall’analisi e dall’esperienza maturata - spiega Simona Talamo di Less - risulta evidente come uno dei problemi maggiori in Senegal sia la formazione dei giovani. In particolare il settore della panificazione, che appare poco sviluppato, seppure così importante come generatore di impiego, sarà rinforzato attraverso l’utilizzo di colture del luogo come cereali locali e l’uso di strumenti e macchinari non costosi e adatti all’ambiente locale».

Con il termine «co-sviluppo» vengono comunemente nominati i diversi tipi di progetto di cooperazione internazionale decentrata caratterizzati dal protagonismo delle associazioni di migranti che si propongono come «attori di sviluppo». Tali progetti coinvolgono anche enti locali, associazioni e Ong. Data la loro essenziale caratterizzazione, che consiste nel mobilitare le conoscenze e le appartenenze plurali dei gruppi associativi e dei collettivi migranti rispetto ad uno scopo concordato di azione nell’area di provenienza, mettono in gioco capacità individuali ed identità culturali, rappresentazioni dei bisogni, dinamiche relazionali tra diversi attori nel contesto locale di immigrazione e nei contesti locali di intervento. Less, ente che si occupa da 20 anni di immigrazione sul territorio di Napoli e provincia, sostiene tali prassi, ritenendo che rappresentino un punto di vista interessante poiché consentono di riflettere sul nesso tra migrazione e sviluppo, ma anche di leggere come i discorsi sullo sviluppo e le politiche di cooperazione sono agite.

«Ogni giorno con i piedi che affondano nella sabbia, raggiungiamo all'interno del quartiere/casbah le attività di costruzione del forno – continua Talamo, partita per supportare i lavori – stiamo già iniziando a conoscere i primi giovani e giovanissimi interessati alla formazione per la panificazione e al progetto di sviluppo economico. Crediamo che, secondo i principi di cooperazione, i cittadini africani da oggetto di assistenza debbano diventare soggetti di una partnership consapevole e risoluta. Questo progetto sarà un esempio lampante di contaminazione che verrà sviluppato attraverso la costruzione di un forno a legna secondo il modello napoletano, non elettrico, e l'utilizzo di farine locali africane come miglio e sorgho, ottime anche per chi ha le intolleranze alimentari al glutine». 

Il progetto «Mani in pasta» si è aggiudicato l' A.Mi.Co Award 2018 promosso dall’Oim per promuovere le diaspore e il co-sviluppo.
Il premio è finanziato dal Ministero degli Affari Esteri e della Cooperazione Internazionale e dall’Agenzia Italiana per la Cooperazione allo Sviluppo, e si pone a conclusione del percorso di formazione A.Mi.Co., Associazioni Migranti per il CO-sviluppo, implementato dal 2011. Attraverso il percorso formativo, aperto alla partecipazione di membri delle associazioni migranti presenti sul territorio italiano, si vogliono raggiungere diversi obiettivi: il miglioramento delle competenze delle associazioni in termini di organizzazione, progettazione e sviluppo di attività di cooperazione internazionale allo sviluppo e la possibilità di realizzare partenariati e di fare rete tra le associazioni stesse, in vista della realizzazione di attività di cooperazione. L’iniziativa A.Mi.Co. Award si pone quindi come ulteriore strumento di empowerment al fine di sostenere la crescita e il rafforzamento delle associazioni di migranti in Italia, riconoscendone il loro ruolo di agenti di sviluppo, come previsto dalla legge 125/2014.

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