Covid, a Napoli hotel deserti: «In fumo 2 milioni soltanto nella notte del 31 dicembre»

Covid, a Napoli hotel deserti: «In fumo 2 milioni soltanto nella notte del 31 dicembre»
di Valerio Iuliano
Sabato 2 Gennaio 2021, 00:00 - Ultimo agg. 13:24
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La nottata non è passata e l’incubo continua. Per gli alberghi di Napoli la prima notte del 2021 ha avuto lo stesso esito di tante altre dell’anno appena terminato. Stanze vuote, zero prenotazioni, dipendenti in cassa integrazione e nessuna prospettiva di ripresa a breve scadenza. E così anche quella che, nei periodi di attività intensa, era la giornata più ricca della stagione si è trasformata in un “buco” da 2 milioni di euro. A tanto ammontavano gli incassi totali delle precedenti notti di San Silvestro nei 150 alberghi napoletani. 

Un’altra occasione sfumata, che si aggiunge ad un’annata - quella 2020 - che ha fatto registrare perdite di circa l’85% del fatturato, rispetto al 2019. «Si chiude così un anno di ingenti perdite - spiega Antonio Izzo, presidente di Federalberghi Napoli e titolare degli hotel Tiempo e Magris a via Galileo Ferraris - e a Capodanno abbiamo avuto gli alberghi vuoti, mentre nella stessa giornata, negli anni passati, il tutto esaurito era una lieta abitudine.

Niente cenoni, se non serviti in camera alle poche persone rimaste a Napoli per motivi di lavoro. Si parla di ripresa, ma bisogna curare prima le ferite. I prossimi mesi non offrono prospettive. Sono alle porte gennaio e febbraio, che saranno peggiori del solito. Il pensiero va alla primavera e ad una campagna di vaccinazione che, oltre a mettere in sicurezza la popolazione, può creare fiducia nel viaggiare. Ma la ripresa sarà lenta e il sostegno dello Stato diventa indispensabile». La disfatta del 2020, aggravata dall’insuccesso del periodo natalizio, coinvolge in maniera drammatica, oltre ai titolari delle strutture ricettive, maestranze e fornitori. Le strutture meno solide rischiano la chiusura definitiva. I destini degli hotel dipendono dal turismo. Solo con un ritorno degli stranieri in città potrà verificarsi la ripresa del comparto. Ma le premesse non sono buone. Gli operatori statunitensi hanno già escluso l’Europa dalle mete del 2021 e i turisti nordamericani torneranno solo nel 2022.

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«Il Dpcm - segnala Claudio Boccalatte, albergatore del centro storico - ha lasciato aperti gli alberghi ma le presenze nel periodo che di solito fa registrare il sold out si riducono a poche centinaia di prenotazioni, con un tasso di occupazione vicino all’8%. Il futuro è molto cupo, a causa dei tempi lunghi per i vaccini e delle cancellazioni dei vettori aerei, mentre i grandi tour operator non si espongono con prenotazioni senza penalità di cancellazione». I ristori concessi dal governo hanno inciso poco sui fatturati. Mentre la cassa integrazione per i dipendenti degli alberghi ha indubbiamente limitato i danni causati dalla scomparsa dei turisti.

Gli albergatori partenopei condividono le posizioni del presidente nazionale di Federalberghi Bernabò Bocca che, sul Recovery plan, è categorico: «Nei salotti e nei talk show si racconta la storiella del turismo settore strategico ma, quando è il momento di passare ai fatti, la storiella diventa barzelletta. Se, come afferma il Piano Nazionale di ripresa e resilienza, si intende realmente incrementare il livello di attrattività del sistema turistico, non si può pensare di farlo senza coinvolgere le imprese».

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Anche per i bed and breakfast la notte di San Silvestro è stata una delusione. «È un anno da dimenticare. Si è verificato però - rivela il presidente dell’Abbac Agostino Ingenito - un fenomeno singolare, ovvero l’impennata di prenotazioni da parte di giovani coppie napoletane. Il titolare di un B&b nei pressi della stazione centrale si è trovato ad ospitare all’ultimo momento sei coppiette in altrettante stanze, per una probabile festa privata. Ma la vigilanza da parte del proprietario, per evitare che venisse fuori una festa, è stata rigorosa».
 

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