Duello centrodestra-Cinque Stelle
Il Pd insegue, Campania decisiva

Duello centrodestra-Cinque Stelle Il Pd insegue, Campania decisiva
di Pietro Treccagnoli
Sabato 3 Marzo 2018, 23:13
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Ancora una volta la Campania è tra le regioni decisive per il voto, se non la regione decisiva. Come fu nel 2006, quando la coalizione di centrosinistra guidata da Romano Prodi rimase appesa fino a notte fonda all’esito delle urne napoletane e casertane. Da allora sembra passato un secolo. Dodici anni dopo, la topografia politica è decisamente cambiata, sebbene alcune sigle e alcuni leader restino saldamente in campo. È tutto cambiato anche rispetto all’ultima volta che ci si è tirati alle spalle la tendina della cabina elettorale per decidere chi mandare a Montecitorio e a Palazzo Madama. Sembra un secolo, anche se, rispetto a cinque anni fa, i contendenti sono quasi tutti gli stessi. 

Stiamo archiviando settimane di polemiche, di chiacchiere, di proclami, di promesse mirabolanti. È stata la campagna elettorale più brutta di sempre? Forse. Si dice sempre così. E in Campania non ci siamo fatti mancare nulla. Qui si sono giocate alcune tra le sfide cruciali. Prima fra tutte quella del collegio di Pomigliano d’Arco, con il critico Vittorio Sgarbi a contrastare il capo politico del MoVimento Cinque Stelle che ha giocato in casa, ma da candidato premier. È stata, al di là dalle uscite grevi e (a essere benevoli) dadaiste di Sgarbi, e al di là dei manifesti violenti (contro il candidato del centrodestra, ma pure contro il leader democrat, Matteo Renzi), una contesa simbolica. Come finirà lo sapremo stanotte, sempre che il complesso calcolo dei voti non faccia slittare tutto a domani mattina. E oltre. Disfida simbolica, perché la Campania è la regione dove la battaglia elettorale si è ridotta a un corpo a corpo tra il centrodestra di Silvio Berlusconi, Matteo Salvini e Giorgia Meloni e la covata di Beppe Grillo. I CinqueStelle sono valutati con una percentuale al di sopra (e non di poco) della media nazionale. I sondaggi valgono quel che valgono. Sono previsioni. Spesso in passato non ci hanno azzeccato.

Proprio alle passate Politiche sottostimarono il movimento dell’ex-comico. Oggi potrebbero essere vittime della svista opposta. È questa la speranza nemmeno tanto recondita del centrodestra e del centrosinistra. In Campania, Di Maio & Co. potrebbero, però, fare cappotto, almeno a inseguire le voci concitate dei social, ma anche il tam tam che percorre le strade e le confessioni da bar. Di sicuro potrebbero accaparrarsi molti collegi uninominali, alla faccia dello scarso radicamento sul territorio di troppi candidati, perfetti sconosciuti. Nella nostra regione sono in campo comunque due leader nazionali come Luigi Di Maio (oltre che nel collegio maggioritario casalingo anche nel proporzionale a Napoli Nord, come capolista) e Roberto Fico che in queste settimane ha battuto casa per casa e mercato per mercato il proprio collegio uninominale (Fuorigrotta). E corre anche per il maggioritario a Napoli città. Decisiva sarà la percentuale dei votanti e quindi quanti degli indecisi (e quest’anno sono davvero tanti) scioglieranno i dubbi e si recheranno al seggio, tra le 7 e le 23 di oggi, unico giorno in cui le urne sono aperte. Senza dimenticare che anche il maltempo, soprattutto nelle zone interne della Campania, potrà avere un ruolo determinante. Finora i grillini in Campania non hanno primeggiato. Alle Politiche del 2013 nella regione, tra Camera e Senato, viaggiarono tra il 23 e il 20 per cento. A Napoli oscillarono tra il 24 e il 22. Più o meno le stesse cifre alle Europee del 2014. Sempre sotto la media nazioanle. Alle Regionali del 2015, schiacciati tra Vincenzo De Luca e Stefano Caldoro si fermarono al 17 per cento. Alle Comunali di Napoli, prosciugati da Luigi de Magistris, furono inchiodati al 9,61 per cento. Ma l’aria che tira adesso, dopo che un’era giurassica sembra scavallata, è diversa assai. 

Lo schema è molto simile a quello nazionale: una sfida tra centrodestra e grillini, ma a ruoli invertiti, con il Partito democratico all’inseguimento, talvolta affannosamente, perché in Campania il peso della scissione confluita in Liberi e Uguali di Pierluigi Bersani e Massimo D’Alema, guidata da Pietro Grasso, è stata più dolorosa che altrove. In campo i democratici hanno messo esponenti della società civile, figure di peso come Paolo Siani e Marco Rossi-Doria, per provare a frenare un’emorragia che è in corso da tempo, perché, se si eccettua il dato anomalo (36,22 per cento, più basso comunque del dato nazionale) delle Europee del 2014, con il Paese ancora in luna di miele con Renzi, si è scivolati sempre più giù. 
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