Il gatto Mario salvato con il pacemaker

di Antonio Pascale
Sabato 17 Gennaio 2015, 22:41 - Ultimo agg. 23:10
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Sul sito web del Mattino la seguente notizia è diventata virale in poche ore: il chirurgo veterinario Raffaele Amalfitano ha applicato un pacemaker a Mario.

Mario è un gatto cardiopatico, così seriamente malato che solo un intervento avrebbe potuto salvarlo. L'operazione è stata un successo, il gatto sta bene, e non solo: si tratta anche di un primato europeo. Ora possiamo scherzare e prendere notizie del genere come mode bizzarre, del tipo gli animali sono animali e tali devono rimanere. Eppure l'attenzione verso il benessere animale è una bella novità di questi ultimi anni.



Non serve tornare a trecento anni fa quando i gatti, per esempio, si bruciavano in piazza per il divertimento degli astanti. Solo 40 anni fa la mia generazione si permetteva giochi sadici con gli animali – un cane e un gatto chiusi in un sacco, per non parlare della caccia alle lucertole- che ora, fortunatamente, susciterebbero la repulsione in ognuno di noi, prima di tutti tra i bambini.



Diciamo la verità, anche in questa mania per il cibo e per la riscoperta delle ricette di una volta, nessuno vorrebbe sperimentare questa antica ricetta dei nativi americani: arrosto di tartaruga. Ingredienti: una tartaruga e un falò.



Istruzioni: mettere sul fuoco una tartaruga sul dorso, quando si sente il guscio creparsi, è cotta. Il saggista Steven Pinker, del suo declino della violenza (dove si dimostra attraverso una poderosa quantità di dati e di strumenti interdisciplinari, il calo della violenza) nel capitolo la rivoluzione dei diritti inserisce, accanto al femminismo e ai diritti delle minoranze, anche i diritti degli animali.



Segno di una sensibilità nuova, nella scia di quella che possiamo chiamare la rivoluzione umanitaria: l'empatia e la sensibilità verso il prossimo aumentano. Quando nel 1821 venne proposta al Parlamento inglese una legge per evitare il maltrattamento dei cavalli, i parlamentari si piegarono in due dalle risate, risposero che misure del genere avrebbero portato anche alla protezione di cani e gatti, ed effettivamente vent'anni dopo fu proprio quello che avvenne.



Insomma, in tanti riconosciamo agli animali emozioni, semplici o complesse che siano, e del resto non siamo mica l'unica specie dotata di coscienza, Charles Darwin, nel suo origine della specie (1859) l'ha chiarito benissimo. Quindi un gatto, un cane non si lascia morire, soprattutto se ci sono gli strumenti medici e le relative medicine.



Non si abbandonano al proprio destino e numerosissimi sono gli esempi di sensibilità verso gli animali, tanto è vero che nella guida per la sicurezza e l'uso degli animali utilizzati nel cinema, si legge: ogni creatura senziente, compresi uccelli pesci, rettili e insetti. Però riguardo alla morale animale, non mancheranno i conflitti.



Quanto ci si spingerà avanti? Abbiamo abolito la schiavitù, la tortura, proclamato i diritti delle donne e degli omosessuali, aboliremo dunque nel futuro prossimo, la caccia, la carne, e la necessaria sperimentazione animale (che ricordiamo è già opportunamente e severamente regolamentata e limitata)? Forse no, l'analogia tra la schiavitù e animali oppressi è potente ma non costituisce una perfetta identità, gli afroamericani, donne, bambini, omosessuali, non sono polli da carne.



Ci sono delle differenze ontologiche (e desideri, necessità specifici della specie: anche noi siamo mammiferi che partecipiamo alla catena alimentare) che difficilmente potranno portare a una filosofia morale comune, l'empatia va bene, l'antropocentrismo a oltranza ci porrebbe dilemmi seri. Voglio dire se possiamo turbarci per un cacciatore che spara a un leonessa, perché non ci turbiamo se una leonessa uccide una gazzella?



Mica vogliamo usare l'ingegneria genetica per trasformare i leoni in agnelli o alimentarli con bistecche di soia? Sono ancora molte le sofferenze animali che possiamo eliminare, ma proclamare una sostanziale identità ontologica tra noi e gli animali credo sia irrispettoso verso gli animali e presuntuoso da parte nostra.