Napoli, caos Decumani: tavolini selvaggi, musica e abusivi

Occupazione di suolo pubblico continua: di sera sbucano i parcheggiatori

Il caos ai Decumani
Il caos ai Decumani
Paolo Barbutodi Paolo Barbuto
Domenica 20 Agosto 2023, 22:40 - Ultimo agg. 22 Agosto, 07:17
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Tavolini selvaggi, notti di musica insopportabile, abusivi ad ogni angolo, parcheggiatori che t’inseguono: il Centro Storico di Napoli, visto attraverso la lente dei controlli dei vigili, sembra un girone dantesco. Eppure in quel pezzettino di Napoli si concentra il 90 per cento dei turisti in visita a Napoli, e tutti (quasi tutti) restano estasiati dinanzi alle meraviglie della città. Dunque, probabilmente, esiste un’altra verità, che sta a metà fra i rapporti della polizia municipale e lo sguardo stupefatto dei visitatori. E per scoprire questa «altra verità» bisogna cambiare punto d’osservazione.

Raccontare i Decumani, per un napoletano, è fin troppo facile: storia antica, balzo dal degrado all’exploit turistico attuale, riscatto, perdita di spontaneità, addio al commercio storico, invasione di venditori di cibo e fritture ma, soprattutto, un giro d’affari che in questa estate clamorosa di turismo, fa girare la testa. Però per scoprire i Decumani così come sono oggi bisogna dimenticare le radici, travestirsi da turista e andare ad affrontarli con gli occhi vergini di un visitatore al primo impatto con Napoli.

Prima di spiegare cosa sono, oggi, i Decumani, è necessario affrontare il doloroso dossier stilato dalla polizia municipale. Si tratta di un report ufficiale stilato dagli uffici dell’unità Operativa San Lorenzo, che gestisce anche il Centro Storico, retta dal capitano Gaetano Frattini.
A partire dall’inizio dei giorni d’estate, dal primo di giugno, i controlli specifici su quella porzione di territorio sono stati aumentati, e i risultati sono stati imbarazzanti. I numeri degli interventi li leggete nel grafico pubblicato nella pagina seguente: spiegano che i tavolini selvaggi sono all’ordine del giorno; raccontano che anche in questa zona, soprattutto di sera, scatta la morsa camorristica dei parcheggiatori abusivi; mostrano platealmente la presenza di bancarelle abusive che intralciano la strada; dicono che c’è chi prova a vendere merce, alcol e cibo senza avere nemmeno le autorizzazioni.

I controlli non possono essere effettuati quotidianamente. Ai Decumani, ogni giorno, viene destinata una pattuglia di vigili che si occupano di garantire la sicurezza dei turisti e la governabilità del traffico, perché anche in quell’area residenti e clienti delle autorimesse possono circolare. Ma per eseguire controlli capillari è necessario disporre di forze in larga scala, perciò i blitz non possono essere quotidiani. Gli ultimi risalgono ai giorni che hanno preceduto il ferragosto, i prossimi sono già predisposti anche se non viene spifferato il giorno in cui verranno messi in atto, per garantire l’effetto-sorpresa.

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Il primo impatto con i Decumani, verso le nove del mattino, non è drammatico come sembra dal racconto della municipale. A quell’ora le stradine non sono ancora travolte dalla massa dei turisti, i percorsi non sono invasi dalle bancarelle abusive, i tavolini dei ristoranti e dei fast food non rappresentano un ostacolo alla passeggiata che inizia da piazza Dante e s’infila nel Decumano centrale, via dei Tribunali. 
Tutt’intorno la sensazione non è di grande pulizia: cartacce in strada, muri scarabocchiati, un paio di sacchetti d’indifferenziata abbandonati agli angoli dei bei palazzi antichi, ma anche questo fa parte del “colore” di Napoli. Di primo acchito arriva un sobbalzo: un ciclomotore con due persone senza casco arriva rombando alle spalle e strombazza vivacemente per chiedere strada e andare a svoltare su vico Cinquesanti dopo aver attraversato piazza San Gaetano dove, a quell’ora, non c’è ancora il presidio dei vigili.
Una rapida puntata al Decumano superiore, all’Anticaglia, consente di imbattersi in un grosso cumulo di immondizia non raccolta sotto l’arco di Largo Proprio d’Avellino. Brutta esperienza per un turista, incontro abituale per un napoletano che frequenta spesso quello slargo.

Nel giro di un’ora, al Centro Storico di Napoli, in pieno agosto, con 33 gradi e un sole impietoso che brucia sulla testa, la densità della popolazione diventa quella della Metropolitana all’ora di punta: schiacciati uno sull’altro. Bisogna sgomitare per affrontare San Gregorio Armeno: è impossibile fermarsi ad ammirare le opere dei maestri pastorai perché la folla è un fiume che trascina tutto e non permette soste, nemmeno per una foto ricordo. Bisogna evitare di resistere e farsi trasportare direttamente su via San Biagio dove cercare un angolino per sganciarsi dalla folla e riprendere il controllo della situazione.
Il problema vero è che, nel volgere di un’ora, tra le nove e le dieci del mattino, il mondo del commercio abusivo ha già dato l’assalto al Centro Storico e i locali che vendono cibo hanno ripreso pieno possesso della strada con sedie, tavolini e qualche gazebo: significa che gli spazi per il movimento dei pedoni sono drammaticamente ridotti mentre la concentrazione di persone e spaventosamente cresciuta. 
Non è piacevole la passeggiata su San Biagio dei Librai. L’odore intenso delle fritture copre quello dolce delle brioche, le lenzuola gettate per terra e ricoperte dalla merce taroccata, impongono un continuo slalom che talvolta non riesce e finisci per calpestare una falsa Vuitton o un paio di occhiali Dior contraffatti. I ragazzi che vendono abusivamente ti guardano male, come se avessi invaso il loro negozio, ti viene da chiedere scusa, anche se sono loro a creare quel disagio.

Da un lato provi a smarcarti dalle lenzuola gettare a terra e colme d’oggetti fasulli, dall’altro sei costretto a dribblare le bancarelle piazzate sui cartoni, che si moltiplicano di minuto in minuto. All’orizzonte appare il cappello di un vigile, il segnale d’allarme rimbalza a suon di grida incomprensibili: i cartoni vengono ripiegati, le lenzuola richiuse a mo’ di sacco da lanciarsi sulle spalle. Il fuggi-fuggi generale impressiona un gruppo di francesi che cerca riparo in un bar pensando a un pericolo imminente. I vigili passano, gli abusivi aspettano che siano un po’ distanti, poi vanno a riprendere la postazione che hanno conquistato e sulla quale, di giorno in giorno, accampano sempre maggiori pretese.
Quando l’esposizione degli abusivi torna a disporsi nella sua completezza, il percorso destinato ai pedoni si riduce nuovamente a una piccola passerella. Il fatto è che dalla parte opposta della via ci sono sedie e tavolini dei locali: e anche quello spazio viene sottratto alla circolazione dei turisti. Pure i clienti seduti ai tavolini appaiono un po’ imbarazzati mentre bevono il cappuccino e si sentono schiacciati dalla fiumana di turisti che cerca spazio per passare.

Quando l’area dei Decumani assume il definitivo volto commerciale, crescono anche le attività «correlate»: iniziano le esibizioni dal balcone di via Atri del cantante stonato che con il suo karaoke sgangherato attira decine di turisti; si allestisce la gigantesca bancarella di occhiali che occupa quasi interamente il portico finale di vico Fico al Purgatorio.
In realtà, però, sono principalmente sedie, tavolini e gazebo a regalare la maggiore sensazione di disagio. Sono ovunque, sono tanti, troppi, ricoprono intere piazzette, laddove ci sono; bloccano quasi completamente certi vicoli laterali; si prendono tutto il marciapiede, se c’è, altrimenti vanno a invadere direttamente la strada. Vogliamo avere la certezza che ciascuno degli esercizi commerciali che abbiamo osservato abbia il permesso per occupare tanto spazio di città, anche se il rapporto della polizia municipale spiega che in molti cercano di conquistare più metri quadri del consentito. 
La gran parte del caos è stata generata dalle norme nazionali dell’immediato post-Covid, che sono state confermate fino alla fine del 2023, grazie alle quali è stato possibile allargarsi all’esterno senza grandi difficoltà burocratiche e senza pagamenti eccessivamente onerosi 
Però in questi giorni di chiusure diffuse, per le ferie estive, abbiamo visto pure file di tavolini sistemati davanti alle serrande abbassate dei negozi vicini: anche in questo caso vogliamo conservare la certezza che siano stati ottenuti permessi ufficiali per piazzare quei tavoli.

Di fronte all’assalto commerciale del centro Storico, l’Amministrazione napoletana ha già predisposto contromisure. Risale a un mese fa una delibera che mette precisi paletti alla diffusione di locali nell’area protetta Unesco, con particolare attenzione alla ristorazione e con specifiche tutele per l’artigianato. 
La delibera chiarisce che, «per un periodo di tre anni non potranno essere aperte nuove attività di somministrazione di alimenti e bevande, nonché di produzione, preparazione o vendita di prodotti alimentari nel perimetro del Centro Storico Unesco di Napoli e nelle “fasce di rispetto” circostanti.

Nella stessa area, sempre per i prossimi tre anni, non sarà consentito l’ampliamento di queste attività già esistenti». Insomma, un deciso freno alle attività di ristorazione che stanno modificando il volto del Centro Storico.

Ma c’è di più: anche l’invasione degli spazi pubblici con tavoli e sedie verrà regolamentata. La delibera del Comune spiega che la sistemazione degli arredi all’esterno «consentita durante l’emergenza Covid, potrà essere realizzata solo successivamente all’ottenimento del titolo autorizzatorio e non più con una semplice comunicazione». 
In più sarà necessario mettersi in regola con i pagamenti. Le cosiddette occupazioni-Covid che erano già in vigore prima della delibera del mese scorso, potranno essere confermate solo dopo aver dimostrato il pagamento del canone unico di occupazione che è dovuto a partire dal primo aprile dello scorso anno. Ci sarà una stretta anche sulla possibilità di sistemare dehors che dovranno avere specifiche caratteristiche tecniche e rispettare la storicità dei luoghi nei quali dovranno essere installati.
 

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