Napoli, il parco delle meraviglie depredato e dimenticato

Napoli, il parco delle meraviglie depredato e dimenticato
di Paolo Barbuto
Martedì 8 Marzo 2022, 00:00 - Ultimo agg. 06:54
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Il cancello è chiuso ma alcune delle inferriate di protezione sono state divelte dai ladri di ferro, così basta scavalcare un muretto per entrare nel paco più grande e più bello di Napoli, ed essere contemporaneamente aggrediti dalla desolazione. Il Parco dei Camaldoli non c’è più perché è stato lasciato in abbandono, alla mercé di delinquenti e teppisti che l’hanno spogliato e devastato; non c’è più perché la vegetazione, senza manutenzione, ha preso il sopravvento sulle opere dell’uomo: le piante sono andate a riprendersi i viottoli ben tracciati, gli alberi più fragili sono crollati e quelli più forti sono cresciuti a dismisura invadendo tutto con le radici. Il bosco è tornato bosco, la città ha perduto il suo gioiello verde più prezioso; non c’è più perché i delinquenti si sono accaniti su tutto ciò che la vegetazione non è riuscita ad aggredire.

La realizzazione del parco, un milione di metri quadrati di bosco ceduo e castagni aggrappati alla collina più panoramica della città, con vista che va da Sorrento a Ischia, risale ai tempi della Cassa per il Mezzogiorno. Sul tavolo, a fine anni ‘80, 47 miliardi di lire, circa 24 milioni di euro d’oggi.

Più di dieci anni di lavori interrotti a più riprese da incendi e atti vandalici, poi nel 1994 la struttura non ancora completa viene ceduta al Comune con un finanziamento di altri dieci miliardi di lire per il completamento. L’inaugurazione nel 1995 con grande emozione. Si tratta di un’area immensa interamente collegata da un sistema di viottoli battuti e ben segnalati che consentono infinite passeggiate, dotata di spazi per lo sport con attrezzi in legno e spogliatoi, di aree per i bimbi con giochi a disposizione. In cima, nel punto più alto del parco, c’è un’arena per spettacoli che ha sullo sfondo, come scenario naturale, il golfo di Napoli: è un luogo mozzafiato dove per un po’ vengono anche allestiti show estivi che emozionano i napoletani.

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Poi succede che quel parco inizia a mostrare i segni del tempo che passa, ha bisogno di una manutenzione clamorosa e il Comune di Napoli non è in grado di realizzarla. Scattano le chiusure di porzioni del parco a causa di crolli d’albero, poi le chiusure aumentano fino a quella definitiva che risale a dieci anni fa. Da allora qualche timido tentativo di riapertura. Oggi è in funzione sono una fettina irrisoria di parco. Il resto è devastato.
L’unico accesso oggi possibile è verso una fettina piccola-piccola della struttura con accesso da via Agnolella: è un parchetto dove alla domenica i bambini vanno a sfogarsi un po’. Un prato grande meno di un campo di calcio all’interno di un parco grande quanto l’intera collina dei Camaldoli: reti rosse vietano i percorsi verso il resto del parco: c’è pericolo.
Tutte le aree nelle quali erano stati installati percorsi illuminati sono state aggredite dai ladri di rame: canaline letteralmente strappate dei muretti e dalla pavimentazione, preziosi cavi portati via. Anche la bellissima illuminazione incastonata nel muretto retrostante il “palcoscenico” dell’arena è stata strappata via, lungo il percorso ancora un paio di faretti che non hanno resistito alla forza dei ladri, si sono rotti e sono stati abbandonati lì.
Inoltrandosi per quanto possibile nel bosco si incrociano carcasse d’auto e ciclomotori, cumuli d’immondizia chissà come arrivati lì, si scopre soprattutto la decimazione degli alberi che sono crollati a decine e, ovunque, impediscono di andare avanti senza pericolose arrampicate. A fare da cicerone Francesco Ruggiero, battagliero consigliere municipale a Soccavo-Pianura: «È la mia croce questo parco, non smetterò di battermi fino a quando non lo vedrò riaperto. Sarà la mia pressante, continua, inevitabile richiesta anche per la nuova amministrazione che sembra distratta dalla questione».

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Attualmente a disposizione di palazzo San Giacomo ci sono quasi due milioni di euro che Città Metropolitana ha stanziato proprio a favore della rinascita del parco dei Camaldoli. Si tratta del Piano Strategico finanziato dall’Agenzia per la Coesione Territoriale.
Quei soldi sono a disposizione di Palazzo San Giacomo da anni, però non sono mai stati utilizzati: «L’assessore Santagada è attento e attivo - dice il presidente della commissione Ambiente del Comune di Napoli - sono certo che al più presto si occuperà del Parco dei Camaldoli. Basta solo mettersi in movimento, i soldi ci sono, la volontà di imprimere la svolta pure. Presto la città riavrà a disposizione il suo gioiello verde».

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