Napoli vota Antonio ma Conte si tira fuori

di Marco Ciriello
Mercoledì 11 Ottobre 2023, 23:30 - Ultimo agg. 12 Ottobre, 06:00
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Il Napoli è senza energie. Antonio Conte è una centrale nucleare. I napoletani si aspettano che Aurelio De Laurentiis scelga il nucleare. Ma il nucleare va bene per il Napoli? Ecco, sotto forma di metafora, quello che sta accadendo

Il nome di Rudi Garcia – che ha diretto l’allenamento a Castel Volturno – è già uscito dalle bocche e dai pensieri dei tifosi, nonostante Antonio Conte sia un orizzonte con Famiglia («per adesso»). Sì, lettera grande, così ha scritto sull’Instagram. È la stessa ossessione di Luciano Spalletti che, però, scriveva famiglia con la lettera piccola. Dettagli. Appunto. I dettagli fanno i grandi allenatori. Conte è un maniaco dei dettagli. E il nucleare vuole la maniacalità dei dettagli, un team di maniaci del particolare, di artisti della rifinitura – teorica e da laboratorio – come ci ha insegnato il film di Christopher Nolan che tutti hanno visto, su Robert Oppenheimer.

Il Napoli di Garcia appare grossolano e senza forza. Il resto è conseguenza. E la conseguenza sembra essere Antonio Conte uno che appartiene agli incontentabili. Un cannibale dei campionati. Ha vinto in Italia e Inghilterra con la rabbia come colonna sonora, la vittoria come ossessione, il campo come mondo. Ad oggi la migliore definizione del suo calcio è di Mark Ogden: «semplicità nella forma più pura», e si riferiva al Chelsea di Conte che cannibalizzò la Premier League. Poi, Conte, ha fatto altro, è persino andato in autocombustione al Tottenham (dove si è bruciato anche José Mourinho), finendo però anche per apparire “umano”, passando dalla modalità Terminator a quella Salvo Randone de “I giorni contati”. In mezzo c’erano le morti di Gian Piero Ventrone, Sinisa Mihajlović e Luca Vialli. All’improvviso ha capito che più della ricerca della superiorità per avere l’uomo libero, conta la qualità del gioco di posizione nella vita.

E questo, forse, servirà nel caso davvero deciderà di diventare la centrale nucleare che riporta l’energia e la luce al Napoli. Intanto, vola sulle teste dei napoletani, nei loro pensieri e soprattutto rimbalza nei loro cellulari, dove è già meme, è già caricatura che si sovrappone a Maradona e a De Laurentiis stesso, è già sovrapposizione emergenziale con Giuseppe Conte e presto sarà pastore nel presepe. E poi è la domanda più fatta da almeno due giorni: ma il suo 3-5-2 ci sta con la rosa del Napoli? Come il «nove per nove farà ottantuno?» che Benigni e Troisi propongono all’impacciato Leonardo Da Vinci in “Non ci resta che piangere”.

Anche se l’eventuale arrivo di Conte ha una sola grande domanda: Kvaratskhelia dove lo metto? Sarebbe un nuovo Hazard – che ha smesso in questi giorni, forse continuando a maledire Conte – «Mi fa giocare fuori ruolo». È un problema non da poco che sta davanti alla difficoltà oggi di schierare due centrali difensivi affidabili in una difesa a 4, che diventerebbe un grande problema in una difesa a 3 domani. Infine, c’è il principio di gioco diverso – che poi è parte delle difficoltà che si sono create con Garcia. Sono sfide, che bisogna vedere se Conte vuole affrontare e se De Laurentiis vuole concedere. Poi Conte ha giocato anche col 3-4-3, il 4-2-4 e 3-4-2-1, ma soprattutto è in una stagione della vita dove la flessibilità è l’unico modo per tenere a bada i dispiaceri.

È un uomo appagato, o almeno fa di tutto per sembrarlo, e pronto anche a sperimentare. Nella sua lunga e fortunata carriera da calciatore è passato da Carletto Mazzone – al Lecce – ad Arrigo Sacchi – in Nazionale –, riuscendo ad immagazzinare le combinazioni, a carpire i segreti, a trasformare e capitalizzare i loro trucchi. Ecco, Conte è un allenatore che sa accumulare, un vero reattore nucleare. Ha avuto Giovanni Trapattoni – alla Juventus – come secondo padre: quindi il pragmatismo e la schiettezza, oltre l’abitudine alla vittoria. Il resto l’ha fatto il suo carattere: un uomo duro, spigoloso, che odia perdere.

Non proprio un fan del pareggio come Rudi Garcia. Da calciatore ha perso tre finali di Champions contro Milan, Real Madrid e Borussia Dortmund; una coppa Uefa contro il Parma e una coppa Italia contro la Lazio; la finale ai Mondiali negli Usa e quella degli Europei a Rotterdam. Vive con la paura di ri-perdere. «Quello che conta, a casa mia, sono le vittorie. Chi vince scrive e fa la storia, gli altri possono solo fare chiacchiere». Per questo riesce sempre – o quasi – a vincere. È autoritario e questo entusiasmerà De Laurentiis nel breve periodo, poi diverrà un nodo di contrasto. La suggestione è grande e la figura è impegnativa: sia nei principi che nelle azioni. Il nucleare è così, richiede grandi sforzi e capacità di sobbarcarsi il rischio. È quello che vuole De Laurentiis? È quello che serve al Napoli? Le risposte sono due «ni». E forse anche Conte ha già risposto «ni». Perché temiamo tutti le ricadute radioattive. 

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