Pino Daniele: canzoni, collanine e rosari per il lungo addio di Napoli

Pino Daniele: canzoni, collanine e rosari per il lungo addio di Napoli
di Daniela De Crescenzo
Martedì 20 Gennaio 2015, 23:27 - Ultimo agg. 23:40
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«Meravigliato? E perché? Ero sicuro che Napoli volesse riabbracciare Pino e così è stato. Ho fatto bene a insistere perché lui tornasse nella sua città»: Salvatore Daniele esce dalla Sala dei Baroni dove, come ha fatto spesso in questa settimana, è rimasto a vegliare le ceneri del fratello. Con lui, a otto giorni dall’inizio dell’omaggio corale della città, ancora tanta, tantissima gente.

Nel cortile del Maschio Angiono tre ragazzi giapponesi si guardano intorno straniti. Difficile per loro capire che cosa stia accadendo. Nella sala, in sottofondo, il blues del «Nero a metà» non si ferma e una ragazza resta in coda e intanto canticchia a bassa voce: «Napule è ’na carta sporca». Nessuno la zittisce, nessuno si meraviglia. E del resto ai piedi dell’urna cineraria campeggia un grande manifesto colorato con la scritta: «Pino, le tue canzoni sono la voce della nostra anima».

In tanti arrivano, sostano, un attimo e poi si avvicinano ai registri dei pensieri che sono diventati ormai un diario di bordo dell’amore della città per il Nero a metà. Cosa scrivono? Valeria si rifiuta di raccontarlo. «È una cosa tra me e Pino» spiega. Luigi, invece, confessa: «Gli ho raccontato la verità. Ho 25 anni e la sua musica mi ha accompagnato fin da bambino: quando salivamo in macchina i miei genitori ascoltavano le sue canzoni. Poi ho cominciato a sceglierle io. Il 16 dicembre ero al suo concerto: mi sembra così vivo, così vicino, non riesco a credere che sia lì», conclude indicando l’urna.

«È diventata una piacevole abitudine starti ogni giorno accanto», ha scritto Amedeo che probabilmente è uno dei commessi che veglia l’urna. E Francesca, nella pagina accanto: «Le tue canzoni continueranno a farmi compagnia». Frasi su frasi, ricordi di concerti, di momenti felici e di giorni tristi accompagnati dalla musica di Pino Daniele. Perché per tanti napoletani il bluesman è stato soprattutto questo: una compagnia, una voce amica. E lo raccontano salutandolo. Finora sono stati riempiti tredici registri: li conserva, per il momento, il custode del Maschio Angioino insieme alle collanine mischiate ai rosari, agli anelli, alle lettere lasciate in quantità ai piedi della foto accanto all’urna. Giovedì sera, quando si chiuderà definitivamente la sala, saranno consegnati alla famiglia Daniele. «Tanti hanno lasciato un ricordo», spiega il guardiano che ha rinunciato al proprio riposo per lasciare che la città avesse il tempo del saluto.

Sono ormai le sei, a Napoli nessuno dice le diciotto, la sala sta per chiudere, ma c’è ancora chi arriva. Da Sessa Arunca sono venuti padre madre e due figli: «Dovevamo farlo, Pino ci manca già», spiega lui mentre i bambini disciplinati seguono il percorso tracciato dagli uomini del cerimoniale. Un’altra famiglia si è mossa da Avellino perché «Pino lo meritava». Anna da Torre del Greco spiega: «Abbiamo perso tanto, ma forse è ancora troppo presto per rendercene conto in pieno».

In otto giorni hanno visitato la sala del Maschio Angioino più di diecimila persone. E il lungo addio a Pino Daniele si concluderà giovedì sera quando si chiuderanno i battenti della Sala dei Baroni. Poi non resterà che la musica.

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