Pompei, in 3D i tunnel dei tombaroli che saccheggiavano gli scavi

Pompei, in 3D i tunnel dei tombaroli che saccheggiavano gli scavi
di Dario Sautto
Giovedì 28 Gennaio 2021, 23:45 - Ultimo agg. 29 Gennaio, 07:32
4 Minuti di Lettura

Il percorso dei cunicoli scavati dai tombaroli e i locali della villa romana di Civita Giuliana sono stati esplorati grazie alla tecnica del «laser scanner». Immagini 3D, ad altissima definizione, hanno permesso di anticipare al computer l’indagine di «archeologia giudiziaria» che sta riportando alla luce i danni causati al patrimonio culturale dai saccheggi dei tombaroli, ma allo stesso tempo sta regalando ogni giorno nuove sensazionali scoperte alle porte di Pompei. L’intera rete da oltre 70 metri di cunicoli, gli accessi diretti che si trovavano nella cantina di un villetta e in un capanno agricolo, gli «incroci» tra i due tunnel principali e le varie ramificazioni: tutto era già ricomparso in 3D prima che gli scavi archeologici riportassero alla luce quella che potrebbe essere la più grande villa di Pompei con i suoi oltre mille metri quadrati di superficie, almeno due piani e un criptoportico di oltre 56 metri di lunghezza. I risultati di quella indagine super tecnologica applicata all’archeologia «classica» sono stati presentati ieri nell’aula dedicata a Giancarlo Siani del tribunale di Torre Annunziata, durante il processo a due presunti tombaroli di Boscoreale. Dinanzi al giudice Silvia Paladino sono imputati Giuseppe e Raffaele Izzo, padre e figlio, ritenuti dalla Procura di Torre Annunziata esperti cercatori di reperti archeologici sepolti, con una grande fortuna: la loro residenza sorge proprio sopra ad una delle più ricche, lussuose e grandi ville suburbane dell’antica Pompei, sepolta dall’eruzione del 79 dopo Cristo. 

Grazie alle immagini ad infrarossi, sono stati ricostruiti i tre punti di accesso dei tombaroli, due dei quali nella proprietà degli Izzo. Il cellaio della loro abitazione è a sua volta di epoca romana, affrescato e sottoposto a vincoli. La dettagliata presentazione con tanto di slide, ricostruzioni 3D e foto dei reperti è stata illustrata dall’architetto Raffaele Martinelli, direttore dei lavori e tra i primi ad accedere nell’area sottoposta a sequestro da carabinieri e Procura di Torre Annunziata a settembre 2017. Secondo la ricostruzione sostenuta dal procuratore aggiunto Pierpaolo Filippelli, gli scavi clandestini in quell’area erano terminati da pochissimo e le ultime brecce erano state tappate da pochi giorni, quando scattò il blitz all’interno dei pericolosi cunicoli.

Da allora, la Soprintendenza di Pompei e la Procura hanno lavorato a braccetto, per riportare alla luce indizi utili alle indagini e allo stesso tempo riscoprire un tesoro sepolto. Gran parte degli oggetti e degli affreschi erano già stati trafugati dai tombaroli, come ha spiegato l’archeologo Domenico Camardo, consulente dell’accusa e secondo testimone ascoltato ieri in aula. Però, grazie alle indagini ad infrarossi, sono stati scoperti alcuni locali della villa che fortunatamente sono rimasti inesplorati oppure sono stati solo «sfiorati» dai saccheggi. Ed ecco che è stato possibile ricavare il primo calco di un cavallo bardato con paramenti militari in bronzo, la sua mangiatoia e altri due equini quasi del tutto danneggiati dai tunnel clandestini. 

Video



Danneggiato anche un altro pezzo unico: un letto, il cui calco è attraversato per metà da uno dei cunicoli, ha ugualmente regalato tracce di stampe dei tessuti e dei cordoni che lo ornavano. Sempre nei locali «rustici» è stato scoperto uno dei muri crollati che ha preservato per sempre uno degli orti della ricca dimora pompeiana, con le tracce di aratura antica e della tecnica agricola dell’epoca. Nel corso degli scavi sono stati ritrovati altri due calchi di vittime dell’eruzione, pentolame, una macina, un incensiere e una lucerna, l’impronta di una mensola, anfore, monete e una sega in metallo, nonché tegole e pezzi di legno carbonizzati ma ancora intatti, testimonianze di una storia che sembrava cancellata per sempre dal Vesuvio prima e dai tombaroli poi. Ritrovata anche una sepoltura paleocristiana di epoca successiva, che testimonia come quella zona sia stata popolata anche dopo.

© RIPRODUZIONE RISERVATA