Regione Campania, leader centrodestra a cena per il candidato: spunta il nome del rettore Nicoletti

Corsa a Palazzo Santa Lucia: il centrosinistra potrebbe puntare su Roberto Fico

Giovanni Francesco Nicoletti, rettore dell'università Vanvitelli
Giovanni Francesco Nicoletti, rettore dell'università Vanvitelli
di Adolfo Pappalardo
Sabato 3 Giugno 2023, 00:00 - Ultimo agg. 15:24
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Un nuovo gruppo alla Regione. Con l’idea di fare scouting anche tra gli scontenti della maggioranza. In vista delle prossime regionali dove la Lega vorrebbe appaltare il nome del candidato governatore. E’ il centrodestra, declinazione Fdi in questo caso, che inizia a muoversi e in un ristorante romano inizia a comporre il suo mosaico. Con il sogno di salire di nuovo a Santa Lucia dove non vince dal 2010 con Stefano Caldoro. Prima dell’era De Luca che si apre nel 2015. E proprio qui rimane l’incognita: l’agognato terzo mandato a cui si oppone la segretaria Elly Schlein ma che l’ex sindaco di Salerno alimenta, brandeggia e agita non appena se ne presenta l’occasione. 

Siamo a due giovedì fa quando da Sabatino, il ristorante a due passi dal Pantheon dove si riuniscono abitualmente gli esponenti di centrodestra e dove pare si serva la migliore amatriciana della Capitale, c’è una cena. Mancano pochi giorni ai ballottaggi ma il vento tratteggia già la sconfitta del centrosinistra. E si decide di accelerare. Al desco ci sono il centrista irpino Gianfranco Rotondi, il socialista Stefano Caldoro e due esponenti di peso di Fdi: il viceministro degli Esteri, il salernitano Edmondo Cirielli e Giovanni Donzelli, responsabile organizzativo del partito della Meloni. Discutono del nuovo gruppo da formalizzare in consiglio regionale nei prossimi giorni e, ovviamente, si vira anche sul voto a palazzo Santa Lucia. Il progetto è per ora un nuovo gruppo autonomo in cui confluiranno l’ex governatore Caldoro e l’ex azzurro Massimo Grimaldi dopo lo strappo con Fi, il centrista Gennaro Cinque ora nel misto e il collega di gruppo Livio Petitto, irpino eletto con Davvero-Verdi, passato con il Pd prima di abbandonarlo pochi mesi fa mettendosi fuori dalla maggioranza deluchiana. L’obiettivo è quello di fare poi scouting in tutta quella galassia di sigle e partiti-cespuglio della maggioranza regionale sfruttando la scontentezza di molti consiglieri nella gestione deluchiana incentrata tutta nelle sole mani del governatore. 

Unico problema però è non urtare le sensibilità di Forza Italia che rimarrebbe con un unico consigliere (Francesco Cascone) e sarebbe costretto a transitare, lui sì nel gruppo misto. Sarebbe una scortesia tra alleati. E Antonio Tajani non mancherebbe di segnalarlo subito alla Meloni che richiamerebbe i suoi...Insomma ci si muove tra i cristalli con l’accortezza di non rompere un patto di ferro, costruito faticosamente, tra i vertici Nazionali di Fi ed Fdi secondo cui bisogna evitare di pestarsi i piedi anche sui territori. Per questo, solo per questo nodo, l’operazione del nuovo gruppo è slittata di un paio di settimane. Anche perché la destinazione finale è federarsi con Fdi in vista proprio delle regionali campane. 

E sul nome del candidato presidente? La Lega non nasconde le sue mire. D’altronde Fi ha preso Calabria, Sicilia e Molise mentre Fdi punta decisamente alla Puglia. Con i suoi due campani di punta, il viceministro agli Esteri Edmondo Cirielli e il ministro della Cultura Gennaro Sangiuliano, per ora orientati di più a continuare il lavoro al governo. Anzi il primo che ci aveva fatto un pensierino iniziando a organizzare anche alcune riunioni avrebbe ora virato sul figlio Italo: attuale capogruppo Fdi a Cava de Tirreni, nel salernitano, correrebbe come consigliere regionale. Ed ecco che al desco romano, siamo sempre da Sabatino, come candidato presidente spunta il nome del rettore dell’università Vanvitelli Giovanni Francesco Nicoletti. Attuale compagno di Pina Castiello, sottosegretaria proprio della Lega, sarebbe un nome da presentare come espressione della società civile.

Vedremo anche perché il voto è ancora lontano e serve capire come si orienterà l’attuale maggioranza. 

Qui tutto ruota attorno alle decisioni di Vincenzo De Luca, politico di lungo corso abituato a vendere cara la pelle. «Il terzo mandato? Noi siamo sulla linea di Kim II-sung», ironizzava l’altro giorno De Luca con i cronisti a palazzo Santa Lucia. Inutile girarci attorno: nonostante la ferma contrarietà palesata sin dall’insediamento al Nazareno di Elly Schlein, De Luca tenterà in tutti i modi di tornare alle urne per la terza volta. Magari sfruttando i cul de sac in cui il suo partito si è spesso infilato proprio nel tentativo di bloccargli la strada. Ma lui è stato sempre abile a districarsi, a cercare appoggi altrove magari con civiche create all’occorrenza. Insomma il partito non è mai riuscito ad ingabbiarlo e non a caso, proprio l’altro giorno, ha festeggiato i suoi trent’anni al vertice della politica: il 22 maggio 1993 diventava sindaco di Salerno per la prima volta con il Pds e, tranne una parentesi mal digerita da parlamentare per uno che non ama Roma, non si è mai praticamente mosso da lì. 

Stavolta però rischia di essere stretto dal disegno di una coalizione larga a trazione Pd-M5s sul modello palazzo San Giacomo. «Siamo disponibili a confrontarci con le altre forze progressiste per costruire un’alleanza larga sul modello Napoli, uno schema che ha funzionato», ha chiarito l’altro giorno al Mattino l’ex presidente della Camera, il grillino Roberto Fico, ribadendo però come il disegno esclude un terzo mandato di De Luca. Si parla proprio di lui come possibile candidato M5s-dem o di Gaetano Manfredi che potrebbe traslocare nell’altro palazzo del potere politico napoletano. Il primo ha chiarito che rimane fermo il dogma del limite del doppio mandato mentre il secondo dice di voler rimanere dove è. Ma il voto potrebbe slittare nella primavera 2026, a sei mesi dalla scadenza dei suoi primi 5 anni. E se a San Giacomo ci fosse una staffetta? Tutto può accadere... 
 

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