Correnti dem e ribelli, la trappola che rischia di far fallire il piano

Correnti dem e ribelli, la trappola che rischia di far fallire il piano
Mercoledì 28 Gennaio 2015, 03:32
2 Minuti di Lettura
Nino Bertoloni Meli
Roma. Sulle orme del celebre detto di Stalin, «quante divisioni ha il Papa?», al Nazareno da giorni si interrogano: «Quante divisioni hanno i franchi tiratori?». Dipende, tante comunque. Ma la corsa non parte poi così male: se ci sono le “divisioni” dei tiratori franchi, ci sono pure quelle a favore, e sono, o dovrebbero essere, la stragrande maggioranza. Quante, dunque, le truppe su cui può contare il patto del Nazareno?
Andando per addizioni e sottrazioni, si arriva a questa cifra: 522. Diciassette in più del quorum alla quarta votazione (e si spiega perché Matteo Renzi ha scommesso sulla quarta). Il conto è presto fatto: 345+100+77. Tre numeri che stanno a indicare i grandi elettori del Pd (445, meno un centinaio di dissidenti o disobbedienti o tiratori franchi); i grandi elettori di Fi (143, meno i 36 fittiani più altri dissidenti); tutti e 77 i grandi elettori di Ncd e Udc. La parola a un bersaniano doc che vuole rimanere anonimo: «Tra dalemiani e bersaniani fedeli, senza collegamenti con la parte renziana, siamo 25 con a capo, il vero capo, Ugo Sposetti. La vera conta si è avuta l'altra sera alla sala Berlinguer, dove eravamo in 140, tolti alcuni curiosi e altri in funzione di “osservatori”, si arriva a un centinaio abbondanti». Ecco dunque la prima stima: quelli di Area riformista, la corrente bersanian dalemiana, contano su un pacchetto di questo tipo. Tutti franchi tiratori potenziali? Ovvio che no, ma neanche stanno lì a pendere dalle labbra del premier. Il quale Renzi, a inizio legislatura, quand'era ancora soltanto sindaco di Firenze, poteva contare su una cinquantina di parlamentari, quelli che riunì chez Eataly per dare il là alla candidatura Chiamparino in funzione anti-Marini, ma adesso il quadro è ribaltato, il premier segretario può contare su una massa di parlamentari fra renziani doc e acquisiti che si aggira su oltre 200 (annoverando all'interno i giovani turchi di Orlando e Orfini ormai stabilmente in maggioranza, oltre ai veltroniani). Di tutto rispetto la settantina di parlamentari di Areadem che fa riferimento a Dario Franceschini e Piero Fassino, dalla quale si sono recentemente staccati una ventina per dar vita a Carta 22, coordinatrice Elisa Simoni, fiorentina, ex assessora di Renzi. Di peso anche la truppa ex popolare che fa riferimento a Beppe Fioroni, contatasi l'altra sera a cena allo ”Scusate il ritardo”, «eravamo 57 più 4 arrivati dopo», precisa puntiglioso Fioroni. A parte i lettiani, resta la pattuglia di Beppe Civati, ormai border line fra Pd e Sel, ascrivibile sui 10 parlamentari.
Che collegamento potrà imbastirsi con gli analoghi dissidenti di Forza Italia capeggiati da Raffaele Fitto che controllerebbe sui 36 parlamentari e che con Augusto Minzolini hanno dato vita a una sorta di “orgoglio forzista”? Non si capisce al momento quanti sarebbero pronti a disobbedire a Berlusconi, anche se Minzolini in un impeto antiCav è arrivato a dire che «pur di non favorire Renzi, pronti anche a votare Prodi». E i grillini? Con l'ultima carrettata di espulsioni, gli allontanati dal gruppo oscillano ormai fra i 35 e i 40. La quarta votazione rischia di diventare una trappola.
© RIPRODUZIONE RISERVATA