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Chi era Pelé, l'unico giocatore ad aver vinto 3 mondiali: le origini povere e la rivalità con Maradona

Per il settimanale americano Time è stato fra le 100 persone più influenti del ventesimo secolo

Pelè, l'unico giocatore ad aver vinto 3 mondiali: le origini povere e la rivalità con Maradona
Pelè, l'unico giocatore ad aver vinto 3 mondiali: le origini povere e la rivalità con Maradona
di Salvatore Riggio
Articolo riservato agli abbonati
Giovedì 29 Dicembre 2022, 20:35 - Ultimo agg. : 30 Dicembre, 10:56
4 Minuti di Lettura

Se c’è stato un giocatore che meglio ha rappresentato la storia del calcio, quello è Edson Arantes do Nascimento, per tutti Pelé. Insieme a Diego Armando Maradona (deceduto il 25 novembre 2020), è considerato il calciatore più forte di tutti i tempi. Ed è l’unico nella storia ad aver vinto tre Mondiali: Svezia ’58, Cile ’62 e Messico ’70.

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UNA VITA PER IL CALCIO

Pelé nasce il 23 ottobre 1940 nel villaggio di Tres Coracoes, nello stato meridionale del Minas Gerais, da Celeste Arantese e da João Ramos do Nascimento, per tutti Dondinho, attaccante. Nasce nel periodo nel quale il villaggio fu raggiunto dalla rete elettrica, motivo per cui venne chiamato Edson, in onore di Thomas Alva Edison. Dopo cinque anni, Pelé si trasferisce con la famiglia a Bauru, nello stato di San Paolo. Qui a suo padre fanno un contratto con la squadra locale e danno un posto di lavoro come impiegato del comune. Pelé cresce a Bauru e gli danno il soprannome con il quale è diventato famoso in tutto il mondo. La passione per il calcio gli è trasmessa dal padre. E con lui, a quasi 10 anni, vive la profonda delusione della sconfitta contro l’Uruguay nel Mondiale di casa, di Brasile ’50. Una vera e propria tragedia per i tifosi della Seleçao, passata alla storia come il “Maracanazo”. Da quel momento Pelé ha un solo grande sogno: rimediare a quella sconfitta e regalare al suo paese, il Brasile, il titolo mondiale.

GLI INIZI

Poco portato allo studio, fonda una squadra con i suoi amici, il Sete de Setembro, via nella quale abitava. È così che nasce il Pelé calciatore. Inizia con la squadra giovanile del Bauru, fondata in quello stesso anno e affidata a Waldemar de Brito, ex attaccante, tra i convocati brasiliani ai Mondiali del 1934, in Italia, e fratello di Petronilho, per alcuni il vero inventore della rovesciata. E Waldemar è anche la persona che lo aiuta a scegliere tra le numerose offerte che riceve a nemmeno 16 anni. Così va al Santos, a pochi chilometri da San Paolo. A Santos vede per la prima volta il mare e indossa per la prima volta dei pantaloni lunghi. Il 7 settembre 1956, giorno dell’indipendenza brasiliana, gioca la sua prima partita ufficiale contro il Corinthians. Pelé diventa leggenda: conquista 10 campionati statali paulisti e sette nazionali. Tra il 1962 e il 1963 vince le prime due coppe Libertadores del calcio brasiliano e poi le prime due Coppe Intercontinentali, battendo prima il Benfica di Eusebio e poi il Milan di Cesare Maldini, Giovanni Trapattoni e Gianni Rivera.

 

I SUCCESSI MONDIALI

Con il Brasile si fa conoscere con il Mondiale vinto a Svezia ’58, a nemmeno 18 anni. Segna il gol decisivo nei quarti di finale contro il Galles. Ne realizza poi tre alla Francia e due alla Svezia nella finale di Stoccolma, dove il Brasile vince la prima Coppa del Mondo della sua storia. Missione compiuta. Bissa il successo a Cile ’62 (e fino a quel momento solo l’Italia ne aveva vinti due consecutivi), anche se Pelé si infortuna alla seconda gara e assiste al resto del torneo, vittoria compresa, da bordo campo. L’apice a Messico ’70 (dopo il flop di Inghilterra ’66): terzo successo in un torneo iridato con il 4-1 rifilato all’Italia. La Fifa gli attribuisce 1.281 gol segnati in 1.363 partite disputate, numeri sempre dibattuti per l’ufficialità di alcuni incontri e per le regole di allora. Si ritira nel 1977 con i Cosmos (nel 1974 l’ultima gara col Santos) e gestisce con intelligenza la sua vita anche dopo il ritiro. È stato probabilmente uno dei primi calciatori ad avere un manager e a saper vendere la propria immagine. Nel 1981 recita nel film Fuga per la vittoria, dà il nome al primo videogioco ispirato a uno sportivo, diventa ambasciatore delle Nazioni Unite e dell’Unesco, ministro straordinario dello Sport brasiliano, ambasciatore della Fifa, presidente onorario dei Cosmos, volto commerciale di Volkswagen, Puma, Subway, Coca-Cola e di un centinaio di aziende brasiliane. Per il settimanale americano Time è stato fra le 100 persone più influenti del ventesimo secolo. Insomma, non si è mai fatto mancare nulla. Nemmeno l’acerrima rivalità con Diego Armando Maradona, pianto due anni fa. E da oggi insieme per sempre.

© RIPRODUZIONE RISERVATA

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