Matrimonio nella casa di riposo, sposa portata all'altare dal padre in carrozzina: «Non poteva venire in chiesa, sono andata io da lui»

La storia a Treviso. La sorpresa organizzata dal marito che ha chiesto (in gran segreto) alla struttura di organizzare le nozze

Matrimonio nella casa di riposo, sposa portata all'altare dal padre in carrozzina: «Non poteva venire in chiesa, sono andata io da lui»
Matrimonio nella casa di riposo, sposa portata all'altare dal padre in carrozzina: «Non poteva venire in chiesa, sono andata io da lui»
di Mauro Favaro
Martedì 29 Agosto 2023, 08:24
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Fiori d’arancio nelle residenze per anziani di Treviso. Sabato mattina Martina e Nicola, entrambi 39enni, si sono detti il fatidico sì nella chiesa di Catena di Villorba. Ma per tutti e due il papà della sposa, Renato, 77 anni, residente delle Ract di Santa Bona, non poteva mancare per nessuna ragione al mondo. 

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E così poche ore dopo si sono ripetuti le promesse d’amore eterno davanti a lui, che pur in carrozzina, ha comunque accompagnato sua figlia all’altare all’interno della chiesetta della casa di riposo dell’Israa. Per Martina Franchin è stata una sorpresa.

Pensava di andare a trovare il papà vestita da sposa. Ma non ci si è fermati qui.

GIORNATA SPECIALE

Il giorno prima, infatti, Nicola Zanatta, appena diventato suo marito, si era rivolto alle Ract chiedendo di organizzare qualcosa di speciale. Così il personale ha preparato la chiesa per il grande evento, addobbandola con fiori bianchi, lanterne e petali sull’acqua. E il matrimonio, se possibile, ha assunto ancora di più i contorni di qualcosa di indimenticabile. È stato il lieto epilogo di qualcosa partito da più lontano. Precisamente due anni fa, il giorno prima del battesimo del secondo dei due figli della coppia, Pietro e Olivia. «Quando stava bene - rivela la sposa ricordando l’episodio con un sorriso - mio papà aveva raccontato a Nicola che quando aveva chiesto la mano di mia mamma alla sua famiglia aveva dovuto superare un po’ di vergogna. E poi aveva concluso dicendo che anche Nicola avrebbe dovuto superare quel po’ di vergogna».

Di seguito purtroppo Renato è stato colpito da un’emorragia cerebrale. Gli ultimi tre anni li ha trascorsi proprio nella Ract di Santa Bona. Nicola, però, non ha dimenticato quanto gli aveva detto. E due anni fa ha deciso di chiedere comunque la mano a Martina davanti a suo padre. Il resto è venuto di conseguenza. Fino a sabato, giorno del matrimonio. Due settimane prima Renato era stato ricoverato in ospedale. È fragile. Non poteva partecipare al matrimonio a Catena. «Ma per me era fondamentale condividere questo giorno con lui» sottolinea Martina. Si è inserita qui l’idea di Nicola, che venerdì si è confrontato con la coordinatrice e la psicologa della struttura per organizzare tutto al meglio. Il giorno dopo è arrivato con Martina vestita da sposa. «Quando siamo entrati, dopo la cerimonia a Catena, abbiamo trovato mio papà sulla sedia, vestito per l’occasione - racconta lei - è stato lui ad accompagnarmi all’altare della chiesa. E lì io e Nicola abbiamo riletto le nostre promesse. Papà non parla, ma con gli occhi, a modo suo, si è comunque espresso».

EMOZIONI E SORRISI

In chiesa c’era anche il personale dell’Israa. Molti con le lacrime agli occhi per la commozione. «Abbiamo contato i giorni con te. Il sogno che papà prendesse parte al tuo matrimonio è diventato anche un po’ nostro. Ed eccoti qui, più bella che mai davanti a lui. Ed eccolo qui, il tuo papà, ad accompagnarti verso il tuo sposo - è stato il messaggio del personale delle Ract - i vostri gesti e le vostre promesse d’amore scambiate al suo cospetto risuonavano di riconoscenza, di amore, di compiutezza. Ha stravinto l’Amore oggi alle Ract. Viva gli sposi, viva i genitori degli sposi». «Hanno fatto qualcosa di meraviglioso. La residenza si è riempita di gioia - conclude Martina senza nascondere l’emozione - è la dimostrazione che una persona può essere resa partecipe anche se sta male e che le case di riposo non sono affatto tristi: tutto dipende da come vengono vissute le cose». In questo caso non c’era modo migliore.

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