La minaccia di Beppe Grillo di dire addio al Movimento 5 Stelle se Giuseppe Conte vuole andare avanti con le deroghe per alcuni parlamentari pentastellati che hanno già svolto due mandati, in modo da potersi ricandidare, rischia di far sparire l'ex premier pentatellato dalla scena politica. Con la stessa rapidità con cui il primo giugno del 2018 è arrivato a Palazzo Chigi nella veste di presidente del Consiglio. Conte è ormai stretto tra due fuochi, vecchi parlamentari del Movimento 5 Stelle da una parte e Beppe Grillo dall'altra. Infatti, i maggiorenti del suo partito che sono alla seconda legislatura vorrebbero aggirare la regola che vieterebbe ai pentastellati di partecipare alle elezioni politiche del 25 settembre, mentre Grillo è assolutamente contrario. Al punto che ieri, il comico genovese ha fatto sapere di essere pronto a tutto pur di difendere la clausola del doppio mandato, fino ad arrivare a immaginare di abbandonare la sua creatura politica.
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IL RISCHIO ROTTURA
L'aut aut di Grillo al leader del Movimento sarebbe stata chiarissima: «Se deroghi al secondo mandato dovrai fare a meno di me, lascio il Movimento 5 Stelle».
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TRA I DUE FUOCHI
Nel complesso si parla di oltre una quarantina tra, i 165 deputati e senatori, che ancora fanno parte dei gruppi parlamentari del Movimento 5 Stelle alla Camera e al Senato. Tutti uomini che in questi mesi sono rimasti nelle fila del partito di Grillo perché Conte è riuscito a tenerli legati a sé promettendo che in un modo o nell'altro sarebbe riuscito a convincere il Garante del Movimento, concedere le deroghe per consentirgli la ricandidatura. Una strategia che anche nei giorni più convulsi della crisi che ha portato alla fine del governo Draghi, nonostante le fibrillazioni, aveva consentito a Conte di evitare una fuga di massa dei parlamentari. Ora il castello ha iniziato a sgretolarsi e, ieri, si sono registrate nuove defezioni nel direttivo Movimento 5 Stelle alla Camera dove hanno rassegnato le dimissioni dai vertici del gruppo la vicepresidente vicaria Alessandra Carbonaro e i segretari d'Aula Nicola Provenza ed Elisa Tripodi. Addii, questi ultimi, che seguono di 24 ore le dimissioni del capogruppo penstellato a Montecitorio, Davide Crippa, che si era espresso a favore della permanenza di Mario Draghi a Palazzo Chigi.