Lega-M5S, crisi d'agosto rinviata: lo scontro si sposta sulla manovra

Lega-M5S, crisi d'agosto rinviata: lo scontro si sposta sulla manovra
di Marco Conti
Domenica 4 Agosto 2019, 09:11 - Ultimo agg. 15:22
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Ultima settimana di wrestling, a Camere aperte, tra Di Maio e Salvini. Ma non c'è da attendersi tregue ferragostane perché in riva al mare o sopra una montagna, meglio se esposti al sole, l'imminenza di una crisi di governo («roba di ore»), si annuncia o si denuncia più facilmente. Il problema, per Salvini, è come passare dalle parole ai fatti e per Di Maio sapere come si fa ad uscire dall'incubo di una relazione senza futuro. Forse.

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LA SCENA
Martedì Salvini otterrà il via libera al Senato al secondo decreto sicurezza. Poichè la stagione del pallottoliere è tramontata, così come quella di Turigliatto e Pallaro, a palazzo Madama non ci si attende sorprese se non quelle offerte dal Pd che - dopo aver mancato l'appuntamento con la mozione di sfiducia - è riuscito a spaccarsi su qual è la petizione più bella e che fa più paura a Salvini. Ovviamente dalla spiaggia di Milano Marittima il ministro dell'Interno si gusta la scena offerta dal principale partito di opposizione e da un movimento alleato che tira un sospiro di sollievo dopo aver temuto, sino a qualche settimana fa, che Matteo avrebbe mandato in aria a tutti le vacanze.
Invece, colui che per mesi è stato additato come il sicuro responsabile della fine estiva della legislatura e che avrebbe costretto le Camere a rimanere aperte stravolgendo i palinsesti, ha battuto tutti ed è in spiaggia da giorni. Lui a torso nudo, mentre Conte in giacca, cravatta e fazzoletto nel taschino, tiene aperto il portone di palazzo Chigi e cerca di offrire ai suoi ospiti - specie se stranieri - un'immagine meno devastata possibile del governo che presiede. Abituati per anni al rassicurante e solitario messaggio di Ferragosto del responsabile del Viminale, un ministro dell'Interno che mette l'infradito prima di tutti e balla con le cubiste, è una novità. Ma poichè Salvini è anche - forse soprattutto - leader della Lega, prima di andare al mare si è curato di bucare i canotti dell'alleato. E così, dopo il Tap, l'Ilva e la Tav, l'ultimo sfregio è di qualche giorno fa e ha sgonfiato la riforma della giustizia che molto difficilmente, potrà essere licenziata nell'ultimo consiglio dei ministri di giovedì prossimo.

Il tenace Guardasigilli, Alfonso Bonafede, tornerà certamente alla carica a settembre, ma alla ripresa gli appuntamenti in agenda sono tanti. A cominciare dalla legge di Bilancio, passando per la riforma costituzionale che sforbicia il numero dei parlamentari senza migliorare il sistema. I due appuntamenti si intrecciano con quelli in sospeso. Alcuni temi della manovra - aumento dell'iva, flat tax, salario minimo - sono stati già oggetto di scontro tra i due pariti di maggioranza e torneranno in primo piano. Il taglio lineare dei parlamentari, arrivato ormai all'ultimo voto, invece non appassiona più, anche se per il M5S rappresenta la polizza per spostare in là le elezioni anticipate. Tra possibile referendum e sistemazione dei collegi ex legge 51, si rischia - in caso di crisi di governo e fine anticipata della legislatura - di poter votare non prima di giugno. Una iattura per molti colonnelli della Lega che vorrebbero far saltare il banco, ma un'opportunità per il ministro dell'Interno, inventore di una formula che rappresenta una vera novità per la scienza politica: governare, in una stagione economicamente molto difficile, e aumentare i consensi a danno dell'alleato con il quale si vota in Parlamento.
Poichè la formula continua a funzionare da un anno e mezzo, il vincolo esterno, rappresentato dalla riforma costituzionale, fornisce a Salvini un argomento non da poco per mostrarsi con le mani legate ma voglioso di andare a palazzo Chigi. Sino a quando renderà il gioco di governare guadagnando consensi, come un qualsiasi partito d'opposizione, difficilmente Salvini staccherà la spina all'attuale esecutivo. Sinora la formula ha funzionato e non è detto che non possa superare anche lo scoglio della manovra di bilancio.
 

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