Le tensioni tra Italia e Germania per i finanziamenti alle ong non si sono ricomposte, tutt'altro. Berlino ha tenuto il punto, affermando che salvare i migranti in mare è un «dovere giuridico e morale», ma il ministro della Difesa Guido Crosetto ha contrattaccato: l'Italia con i suoi mezzi soccorre «la maggior parte dei profughi e se vogliono aiutarci sul serio lo facciano sostenendo il Piano Mattei per l'Africa». Sulla stessa linea il collega Antonio Tajani. «Noi stiamo dalla parte dell'Europa ma non significa essere muti e acquiescenti», ha avvertito il ministro degli Esteri italiano, che giovedì volerà nella capitale tedesca per chiedere chiarimenti alla collega Annalena Baerbock.
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Migranti, Berlino risponde a Crosetto
E visto che la sfida si gioca non solo sugli sbarchi, ma anche ai confini interni dell'Ue, il titolare della Farnesina domani sarà a Parigi per ribadire che sui respingimenti a Ventimiglia «la Francia sbaglia».
La tensione Roma-Berlino è figlia anche delle distanze sui cosiddetti movimenti secondari. I tedeschi lamentano di essere il Paese con il più alto numero di richiedenti asilo e di non potere fare di più. E in questa partita c'è anche la Francia, che per frenare l'onda cresciuta con i massici arrivi a Lampedusa ha deciso di blindare la frontiera di Ventimiglia, respingendo i profughi. Una scelta «sbagliata», come ha stabilito anche la Corte di giustizia Ue, è la replica di Tajani, che domani lo dirà a chiare lettere alla ministra Catherine Colonna in un faccia a faccia a Parigi. L'Italia non mette in discussione i problemi legati ai movimenti secondari, ma è proprio per questo che il dossier migranti deve essere affrontato a livello europeo, in modo «solidale e non egoistico», è il ragionamento di Tajani. Che guarda ad «una strategia a lungo a termine, con un'azione diplomatica ed economica che punti a investimenti nel continente africano». Come in Tunisia, dove nonostante la difficile gestazione del Memorandum Ue promosso dall'Italia, Bruxelles ha annunciato a breve l'erogazione dei primi 127 milioni. All'azione europea va poi affiancato un intervento dell'Onu, chiesto dalla premier Giorgia Meloni nel suo intervento all'Assemblea generale. A partire, ad esempio, da una gestione degli hotspot in Africa da parte delle Nazioni Unite. Nel frattempo il governo porta vanti la sua agenda e proprio a New York ha condiviso con diversi leader africani il 'Piano Matteì, un progetto di partnership paritaria per la crescita e lo sviluppo del continente.
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