CITERNA - Bambini picchiati, lasciati chiusi al buio o in bagno per ore. Bambini insultati, lasciati «piangere e urlare per lo sconforto» o imboccati per forza fino al vomito. Bambini presi a «scappellotti» o puniti premendo forchette sulle manine fino a lasciar loro i segni. Bambini a cui sono stati rovinati gli anni più spensierati e che, paradossalmente, sono stati salvati dalla pandemia e dal lockdown.
Dopo anni di soprusi e botte, però, le due maestre di una scuola materna in provincia di Perugia che hanno reso la loro vita un incubo sono state prima fermate e ieri rinviate a giudizio, con il processo che inizierà il prossimo 13 ottobre. Ad accusarle di abuso di mezzi di correzione, il pm Massimo Casucci che contesta alle due donne, di 57 e 75 anni, episodi avvenuti «da vari anni ed in corso fino al marzo 2020 (interruzione dell’attività scolastica a seguito di emergenza epidemiologica Covid-19)». In pratica è stata la prima ondata della pandemia a interrompere l’inferno che per varie ore al giorno questi bambini, tra i 5 e gli 11 anni, erano costretti a subire. A rendere il racconto anche più odioso, il particolare che una delle due maestre sia una suora. Che con la collega, se le accuse dovessero essere confermate, avrebbe provocato «pericoli di malattia, nella forma del disagio psichico, per i minori coinvolti, in alcuni casi anche con manifestazioni patologiche (diarrea, sindrome da stress, attacchi di pianto irrefrenabile)».