Concordia, la difesa: «Schettino persona per bene, assolvetelo da omicidi colposi»

Concordia, la difesa: «Schettino persona per bene, assolvetelo da omicidi colposi»
Lunedì 9 Febbraio 2015, 21:39
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Assolvere Francesco Schettino dal reato di omicidio e lesioni plurimi colposi, perché - dicono i suoi difensori - non c'è nesso causale tra il suo comportamento e la morte dei 32 passeggeri della Costa Concordia, furono fatti slegati, dovuti a circostanze eccezionali. E anche assolverlo dall'accusa di aver abbandonato la nave, perché non saltò volontariamente sulla scialuppa ma vi fu costretto dalle circostanze, dall'inclinazione progressiva della Concordia che di colpo si abbatté dietro di lui.



La difesa oggi conclude l'arringa - durata tre udienze e quasi 20 ore di discussione - con gli avvocati Domenico Pepe e Donato Laino impegnati a rimontare la richiesta di 26 anni e tre mesi fatta dal pubblico ministero. «Siate obiettivi», ha detto l'avvocato Pepe ai giudici, «il comandante Schettino è persona perbene», è uno che lavora per mare da quando «aveva 14 anni». I legali di Schettino hanno chiesto l'assoluzione per i reati di omicidio e lesioni plurimi colposi e per quello di abbandono della nave, mentre per il naufragio colposo hanno chiesto il minimo della pena edittale. «In subordine, se non ci sarà assoluzione - ha spiegato l'avvocato Laino - i giudici riqualifichino l'imputazione con continuazione dei reati, dove il naufragio sarà il reato più grave, e con minimo aumento per gli altri reati».



La difesa ha chiesto le attenuanti generiche, "bocciate" dai pm per il comportamento di Schettino - «non ha mai chiesto scusa o ammesso qualche colpa», dissero in requisitoria - anche se è incensurato e non ha mai subito un processo penale prima. Già con l'eventuale okay alle "generiche" da parte dei giudici, la condanna potrebbe abbassarsi di molto rispetto ai 26 anni chiesti dall'accusa. Sempre i difensori hanno chiesto di non considerare le aggravanti "caricate" dai pm sulle condotte di Schettino. «Non c'è stata colpa cosciente», «né dipende da lui la violazione delle norme antinfortunistiche», ha detto l'avvocato Laino, il quale ha invece evidenziato che, diversamente, agli altri co-indagati della Costa Concordia che patteggiarono nel 2013, «venne riconosciuta la continuazione dei reati», mentre «per Schettino non è stata considerata» dai pm «così il calcolo della condanna richiesta sale a 26 anni». I reati di «naufragio e omicidi colposi sono contenuti in un'unica azione - sostengono i legali - da quando Ambrosio sbaglia a trattenere la nave e ritarda l'accostata, fino a quando la Concordia si abbatte e procura la morte dei 32 passeggeri. Questa è un'azione unica».



Altri reati imputati: viene chiesta l'assoluzione dal reato di abbandono nave «perché manca la volontarietà, quindi perché il fatto non costituisce reato» e per l'abbandono di incapaci a bordo si chiede di «considerarlo in continuazione con l'abbandono della nave, è un'unica condotta».
Anche oggi la difesa ha polemizzato col pubblico ministero. «La procura non porta prove contro Schettino, desume, fa mere asserzioni, non dimostra», hanno detto i difensori, «sulla moldava Domnica c'è stato gossip». Al Giglio si sono verificati «fatti imprevisti, eccezionali, umanamente non prevedibili», è stato un «maledetto incidente in mare come ne possono capitare», ha detto l'avvocato Domenico Pepe. E quando il pm lo definì «idiota, lo offese». Ma «Schettino prese decisioni giuste o sbagliate? - ha detto retoricamente Pepe - Prese le decisioni giuste! Se avesse dato subito l'abbandono nave sarebbero morte 4.000 persone». Schettino presente in aula, pur ammalato - con tanto di certificato della guardia medica di Grosseto - ha seguito dai banchi della difesa. Domani repliche di pm e parti civili.
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