La Russa junior, Rai verso lo stop a Filippo Facci: il caso all'esame del Cda. Lui: «Attacco al governo»

Interviene la Vigilanza. E il consigliere Laganà scrive ai vertici: ora provvedimenti

Rai verso lo stop a Filippo Facci, il caso all'esame del Cda. Lui: «Attacco al governo»
Rai verso lo stop a Filippo Facci, il caso all'esame del Cda. Lui: «Attacco al governo»
di Andrea Bulleri
Martedì 11 Luglio 2023, 00:12 - Ultimo agg. 10:07
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Sembra segnato il destino televisivo di Filippo Facci. Dopo l’ondata di proteste per le parole del giornalista, firma di punta di Libero, sul caso La Russa junior (con la ragazza presunta vittima di violenza sessuale definita «indubbiamente fatta di cocaina prima di essere fatta anche da Leonardo Apache La Russa»), a mettere in imbarazzo i piani alti di viale Mazzini ieri si è aggiunto un altro capitolo che riguarda l’editorialista. Un ammonimento che Facci ha ricevuto dalla questura di Milano, dopo che la sua ex compagna lo ha denunciato per stalking. 

E poco importa che il diretto interessato si difenda parlando di «un atto dovuto», legato a uno scambio di mail particolarmente acceso con la madre dei suoi figli («gli attacchi a me sono un pretesto per attaccare il governo», la sua linea).

A questo punto, è molto difficile che possa essere lui a guidare la striscia quotidiana prima del Tg2 delle 13, in palinsesto dal 18 settembre, che avrebbe dovuto chiamarsi proprio “I Facci vostri”. 

LA RIUNIONE
La vicenda approderà questa mattina sul tavolo del Cda della tv pubblica. A sollevare formalmente il caso in consiglio, se mai ce ne fosse stato bisogno, ci ha pensato il consigliere in quota dipendenti Rai Riccardo Laganà. Che spiega di aver inviato una «lettera formale» ai «vertici aziendali Rai», firmata anche dai colleghi Francesca Bria e Alessandro Di Majo (espressione di Pd e M5S), per chiedere se «alla luce dei fatti recenti e pregressi il collaboratore scelto è in linea con i valori etici e la mission del servizio pubblico». «All’indignazione e alle proteste – affonda Laganà – devono seguire atti concreti». E i conti sono presto fatti. Perché se ai prevedibili “no” dei tre consiglieri scelti da dipendenti e opposizioni si somma quello – quasi scontato – della presidente Marinella Soldi, che ha già fatto sapere di ritenere «inaccettabili» i commenti del giornalista di Libero, per Facci non sembrano esserci molte chances di una conferma. Neanche se i due consiglieri più vicini alla maggioranza, Simona Agnes e Igor De Biasio, decidessero di prendere le sue difese. Cosa che, finora, non hanno fatto. 

A sentire ciò che si mormora al settimo piano della tv di Stato, insomma, è possibile che alla fine per mettere la parola fine al caso possa non esserci neanche bisogno di un voto. L’amministratore delegato, Roberto Sergio – che secondo chi ci ha parlato nelle scorse ore sarebbe stato il primo a valutare il da farsi – potrebbe semplicemente prendere atto che non ci sono più le condizioni per una collaborazione. Tra Facci e la Rai, del resto, non c’è ancora alcun contratto firmato. Il suo addio, insomma, sarebbe molto più semplice da gestire di quanto non lo sia stato quello di Bianca Berlinguer (per la quale, per inciso, nel palinsesto non c’è ancora un’ipotesi di rimpiazzo, dal momento che la scelta di Monica Giandotti sarebbe stata momentaneamente “congelata” per un surplus di riflessione). 

La striscia prima del Tg2, in ogni caso, resterà: «È in palinsesto», la conferma di viale Mazzini. Ed ecco che già si mormorano nomi di possibili sostituti. I requisiti? Un profilo “alla Facci” ma meno divisivo, in grado di dare una lettura «dissacrante e ironica» dei fatti del giorno. 

LA REPLICA
Intanto il giornalista si difende: «Sono il pretesto per cannoneggiare il governo», osserva, «qualsiasi giornalista in questa fase si trova a vivere una specie di ricatto». Mentre l’accusa di stalking con relativo ammonimento, afferma, è una «questione di pochissimo conto: parliamo di una persona che io ho lasciato nel 2019». Per poi aggiungere che «si tratta di uno scambio di mail e basta», e «questa persona l’ho anche denunciata perché mi ha messo le mani addosso davanti ad altri». 

Tra i pochi che prendono le difese dell’editorialista c’è Vittorio Sgarbi: «La frase – ammette il sottosegretario alla Cultura – non era di buongusto, ma si è pentito». Netta, invece, la segretaria del Pd Elly Schlein: «Chi si esprime in quel modo è incompatibile con la tv pubblica». Mentre Barbara Floridia, presidente pentastellata della commissione di Vigilanza Rai, annuncia di voler prendere in esame il caso e dice di aspettarsi «una posizione seria e rigorosa dall’azienda»: «Ci apprestiamo a lavorare sul nuovo contratto di servizio – affonda – Sarebbe contraddittorio e svilente parlare di pari opportunità e lotta al sessismo se poi tutto questo potesse anche solo correre il rischio di essere smentito nei fatti». 

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