Elena Cecchettin: «Filippo disse a Giulia “fermati con gli esami perché non possiamo non laurearci insieme”»

La sorella di Giulia parla in tv: «Filippo non è un mostro, è figlio del patriarcato pregno della cultura dello stupro»

Filippo Turetta «non è un mostro, è un figlio sano della società patriarcale che è pregna della cultura dello stupro»: l'attacco di Elena Cecchettin
Filippo Turetta «non è un mostro, è un figlio sano della società patriarcale che è pregna della cultura dello stupro»: l'attacco di Elena Cecchettin
di Marta Giusti
Lunedì 20 Novembre 2023, 06:39 - Ultimo agg. 21 Novembre, 08:57
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Elena Cecchettin continua a metterci la faccia. Senza timore del giudizio, di ciò che dice, riguardo la morte della sorella Giulia Cecchettin e soprattutto dell'assassino, Filippo Turetta. A “Dritto e rovescio” ha spiegato: «Io volevo lanciare un messaggio. In questi giorni si è sentito parlare di Turetta, definito come mostro...ma lui mostro non è, perché mostro è colui che esce fuori dai canoni della nostra società, mentre lui è un uomo schiavo dei canoni della nostra società patriarcale”. E ancora. Un episodio, che era poi stato «il motivo per cui Giulia aveva rotto con lui (Filippo Turetta ndr) la prima volta» fu quello in cui lui gli dissi: «Dovresti fermarti con gli esami e aiutare me perché non possiamo non laurearci insieme». Lo afferma a Storie italianèesu Rai1, sempre la sorella di Giulia raccontando «un episodio allarmante» che aveva allarmato anche lei.

Elena Cecchettin, la cultura dello stupro

 

«La cultura dello stupro è quell'insieme di azioni volte a limitare la libertà della donna, come controllare il telefono, essere possessivi o fare catcalling - ha poi proseguito -.

Non tutti gli uomini mi viene detto, ed è vero, però sono sempre gli uomini che traggono beneficio da questo tipo di società patriarcale. Gli uomini devono essere i primi a richiamare i loro colleghi che controllano i telefoni delle proprie ragazze, che fanno catcalling, devono essere ostili ai comportamenti che possono sembrare banalità ma sono il preludio dei femminicidi», ha sostenuto Elena.

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Un dolore enorme accompagnava le sue dichiarazioni, mentre il suo volto carico di emozione e tristezza guardava dritto n camera.

Poi la conclusione: «Il femminicidio è un omicidio di potere, è un omicidio di Stato, perché lo Stato non aiuta e non tutela noi donne. Bisogna prevedere allora un’educazione sessuale e affettiva nelle scuole per prevenire queste cose, bisogna finanziare i centri antiviolenza per far sì che siano davvero pronti ad aiutare le donne che ne hanno bisogno», ha raccontato prima dell’appello finale: «E per Giulia, vi chiedo, non fate un minuto di silenzio, bruciate tutto».

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