Secondo quanto accertato dalle indagini, la banda di bengalesi aveva un vero e proprio tariffario per ogni operazione, che variava da un minimo di 80 euro ad un massimo di 800.
Erano loro a fare da tramite per i «clienti» con l'anagrafe. Un membro della banda, titolare di un'attività di assistenza fiscale, era il «responsabile» dell'accensione e della cessazione delle partite Iva nonché del rilascio delle dichiarazioni fiscali fittizie. Uno dei tre dipendenti dell'Anagrafe Capitolina raggiunti dall'ordinanza del gip ha continuato l'attività corruttiva anche se trasferita ad un altro incarico.