L'indice di natalità crolla anche al Sud: nascono meno bimbi, tiene solo la Campania

Oggi il congresso al Royal Continental di Napoli: atteso anche De Luca

Crolla l'indice di natalità
Crolla l'indice di natalità
di Ettore Mautone
Venerdì 12 Maggio 2023, 07:00 - Ultimo agg. 13 Maggio, 09:31
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Per l'Italia è diventata una vera e propria emergenza sociale ma la piaga si è estesa progressivamente anche al Sud e ora rischia di contagiare tutti gli aspetti della vita economica, compresa la sostenibilità dei servizi di assistenza e welfare. Per comprendere la portata di questo allineamento basta un solo dato: negli ultimi 20 anni, dal 2002 al 2022, l'indice medio di natalità in Italia è passato da 9,4 nati per mille abitanti a 6,7 ma in Campania è sceso percentualmente di più passando da 11,4 a 7,9. «Nel 2021 l'indice di fertilità misurato come numero di figli per ciascuna donna - avverte Maria Gabriella Grassia docente di Statistica presso il dipartimento di Scienze sociali della Federico II - è stato di 1,25 in media in Italia, 1,26 nel Nord ovest del Paese, 1,31 nel Nord est, 1,19 al Centro, 1,23 al Sud, e 1,27 nelle isole. La Campania, con 1,28, si allinea a quest'ultimo dato ma con sensibili differenze tra le varie province e solo Napoli (1,33) e Caserta (1,26) e in parte Salerno (1,25) tengono alta questa media mentre Avellino e Benevento, rispettivamente a 1,11 e 1,12, nati per donna scivolano ai livelli più bassi nel Paese». Non è un caso che nel 2022, la provincia di Caserta è l'unica al Sud a segnare un rapporto positivo tra lavoratori attivi e pensionati (104 su 100 percettori di assegno di vecchiaia o anzianità), in linea con quello del Nord est, zona trainante per il Paese, e tra 2021 e 2022 registra un sensibile incremento del tasso di natalità, del 3,8%, contro il 2,5% di Napoli, l'1,4% di Salerno, l'arretramento di Avellino di 3,1 punti percentuali mentre non fa testo l'avanzamento del 6,3 per cento di Benevento che parte da assi di fertilità e di natalità talmente bassi da non mutare il quadro. 

Uno scenario critico che sarà approfondito in un congresso in programma oggi a Napoli, al Royal Continental, presieduto da Bruno Ferraro direttore dell'unità di Fisiopatologia della riproduzione umana all'ospedale di Marcianise, in cui partecipano, tra gli altri, oltre alla professoressa Grassia il presidente della Regione Vincenzo De Luca, Lucia Fortini, assessore regionale alla Scuola e alle Politiche sociali e giovanili, Amedeo Blasotti, direttore generale della Asl di Caserta, Ugo Trama funzionario regionale, Nicola Colacurci, ordinario della Vanvitelli, Cristofaro De Stefano primario al Moscati di Avellino, Tiziana Spinosa direttore del distretto sanitario di di Fuorigrotta, Luigi Terracciano della Ostetricia del San Paolo di Napoli e don Leonardo Zeccolella capo della pastorale della Salute dell'Arcidiocesi di Napoli.

Sotto la lente i numeri della denatalità e i possibili rimedi: «Le azioni da attuare - avverte Tiziana Spinosa - sono quelle previste dal family act e dal Pnrr ossia in primis il potenziamento in numero e funzioni dei consultori che soprattutto nei piccoli centri rappresentano un faro per la prevenzione e l'orientamento a una maternità responsabile integrata con politiche sociali a supporto della genitorialità e alle politiche di prevenzione dell'infertilità di coppia». Fari puntati anche sulla scuola come luogo per la prevenzione di comportamenti a rischio per la salute relativi all'uso di droga e alcol da parte dei giovani con uno sguardo all'ambiente e sgli stili di vita quali determinanti di salute in grado di incidere sulla riproduzione umana senza trascurare i temi della natalità come valore nella spiritualità della famiglia e il ruolo della Chiesa e l'impatto sulla natalità dell'immigrazione. 

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«L'inverno demografico che colpisce l'Italia, (il Paese a più basso indice di natalità in Europa), riguarda oggi soprattutto il Sud - avverte Bruno Ferraro - il decremento è di 6,3 per mille residenti a fronte di -2,6 per mille al Centro e di -0,9 del Nord».

Le regioni in cui si è persa più popolazione negli ultimi anni nella forbice che mette a confronto i dati relativi ai nuovi nati e ai deceduti sono la Basilicata che nel 2022 ha un tasso di natalità per mille abitanti di 6 e di mortalità di 13), il Molise (5,8 nati e 14,7 deceduti per mille), Sardegna (4,90 contro 13) e Calabria (7,30 su 12,4 decessi). Arretra anche la Puglia (6,7 nati su 11,4 morti) mentre la Campania resta stabile (con 7,9 nuovi nati e 10,9 decessi) ma solo perché regge la natalità di Napoli e Caserta. Il Comune di Orta di Atella, per esempio, è il più giovane d'Italia (media di 35,7 anni). Un'erosione della popolazione che scava in quella femminile fertile a fronte di pochi asili nido e sostegni alle madri lavoratrici. Nel 2022 la diminuzione del numero medio di figli per donna riguarda sia il Nord sia il Centro (pari a 1,26 e 1,16) e il Mezzogiorno si attesta anch'esso a 1,26. Quanto al tasso di natalità delle province campane rispetto a una media italiana di 6,5 nati per mille ancora solo Napoli con 8,1 quarta tra lue 107 province italiane (dietro Catania, Ragusa e Bolzano e Caserta a quota 7,9 (sesto posto) tengono alta la media della regione mentre Avellino e soprattutto Benevento sono sotto la soglia. Insomma anche al Sud e in Campania siamo molto lontani dal valore ideale di 2 figli per donna che segnerebbero la sostenibilità sociale. 

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