Michelle Causo, il killer della 16enne chiede il rito abbreviato. La famiglia: «Non merita sconti di pena»

Lettera aperta dei genitori: «Nostra figlia è in una tomba, il suo carnefice deve pagare»

Omicidio Michelle Causo, il killer della 16enne chiede il rito abbreviato. La famiglia: «Non merita sconti di pena»
Omicidio Michelle Causo, il killer della 16enne chiede il rito abbreviato. La famiglia: «Non merita sconti di pena»
di Camilla Mozzetti
Venerdì 26 Gennaio 2024, 23:45 - Ultimo agg. 27 Gennaio, 13:48
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Era stato trasferito in una struttura minorile del nord Italia a fronte dei disordini che si erano avuti con il suo ingresso nel minorile di Casal Del Marmo, dopo l’omicidio di Michelle Causo, la 16enne uccisa a coltellate e abbandonata, lo scorso giugno, fra i cassonetti di Primavalle. E a seguito del giudizio immediato, disposto dal gip del Tribunale dei Minorenni, la difesa del 17enne accusato oltre che del delitto, di occultamento e di vilipendio del cadavere nonché della premeditazione, ha avanzato la richiesta del rito abbreviato. Il prossimo 21 febbraio si celebrerà l’udienza di fronte al gup per l’ammissione e la celebrazione del rito ma per la famiglia di Michelle è un altro duro colpo da sopportare. In una lettera aperta e scritta dalla mamma Daniela e dal papà Gianluca, assistiti dall’avvocato Antonio Nebuloso, si legge il loro enorme sconforto. 

Michelle Causo uccisa a 17 anni a Roma e messa nel carrello della spesa, giudizio immediato per il suo assassino

LA LETTERA

«Tutta l’Italia è a conoscenza di questo terribile fatto, per noi un “ergastolo di dolore” a vita - iniziano così i genitori della 16enne, nella missiva - Siamo a ridosso del processo che avrà luogo il 21 febbraio a porte chiuse con rito abbreviato, come richiesto dal difensore del carnefice, previsto dalla legge italiana e quindi accolto.

Un rito che, a seguito dello snellimento e abbassamento dei costi del processo, prevede per l’imputato lo sconto di un terzo della pena. Noi familiari ci sentiamo indignati da ciò, e ci sentiamo indifesi. Abbiamo la sensazione che si stia perdendo di vista il fine ultimo di ogni legge, ovvero l’uomo. Oggi Michelle è in una tomba, privata di ogni opportunità, di realizzare i suoi sogni e aspirazioni. Il suo carnefice, no». La famiglia aggiunge ancora: «Perché tante garanzie a chi si macchia lucidamente di reati così gravi? Nel nostro caso un soggetto con precedenti importanti alle spalle, per i quali doveva per lo meno essere monitorato da chi di dovere, ed invece, lasciato libero di diffondere via social comportamenti criminosi. Un soggetto che cercava su internet quali punti vitali colpire per uccidere». Nel capo di imputazione a carico del 17enne, accusato di omicidio, vilipendio e occultamento, si contesta anche la premeditazione. L’aver cercato nelle ore precedenti al delitto le parti che, una volta colpite, avrebbero cagionato la morte della vittima. 

 

L’ANTEFATTO

L’incontro richiesto la sera prima del delitto per fumare insieme, a cui Michelle andò, arrivando in ritardo ma senza hashish né denaro e in compagnia del cane e poi l’incontro per il giorno seguente, con le foto di banconote recuperate on-line e mandate alla ragazzina via messaggio, quasi a voler dimostrare di avere il denaro per l’acquisto della droga. Stando agli esiti dell’autopsia, la 16enne fu colpita da 23 coltellate con una lama di 12 centimetri. Quattro di esse la raggiunsero ad organi vitali come il cuore, i polmoni e la giugulare. In base all’analisi dei portali usati dal ragazzino fu possibile risalire a ricerche specifiche su come e dove accoltellare per fare di quei colpi, dei colpi mortali. Dopo l’omicidio alcuni condomini del palazzo di via Dusmet incontrarono il 17enne mentre caricava il corpo di Michelle sul carrello, già coperto da buste di plastica che il ragazzo aveva acquistato. A loro, secondo quanto ricostruito dalla polizia disse che si trattava di un animale con cui aveva fatto il “sanguinaccio”. «Un soggetto che ha premeditato - concludono i genitori della ragazzina - e agito con lucidità, efferatezza, crudeltà, aspettato che Michelle morisse, cercato di occultare il corpo, trattandolo come spazzatura, ed infine raccontato bugie alla polizia accorsa per depistare le indagini». Michelle, per mamma Daniela e papà Gianluca, non ha bisogno di slogan politici, di belle parole, accontentini per edulcorare la tragedia che stiamo vivendo. Michelle ha bisogno che le sia concessa una giustizia vera e seria, una pena esemplare, il minimo che si possa chiedere a un Paese civile».

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