Ettore Treglia è trovato morto il 5 april del quartiere San Donato a Torino. Ad ucciderlo potrebbe essere stato un mix di alcol, farmaci e droghe. Per i giudici era un uomo «Propenso a inventare, mentire, ingigantire la realtà». Ettore Treglia si era accasciato sul divano di casa. Con dei messaggi inviati tramite whatsapp all’amante prima del decesso, aveva accusato la moglie, Gaia Principe, poi finita sul banco degli imputati. «Se mi trovano morto, chiama la polizia. È stata lei», aveva scritto. I giudici della Corte d’Assise l’hanno assolta, «per un principio di civiltà, prima ancora che di diritto».
È questa la conclusione a cui è arrivata la Corte d’Assise di Torino, che lo scorso 12 luglio ha assolto la 49enne da tutti gli addebiti «perché il fatto non sussiste».
Sembrava un’accusa schiacciante quella fatta da Ettore Treglia il 3 aprile 2021 con un messaggio WhatsApp: «Se non mi senti, sai chi denunciare» aveva scritto Ettore Treglia alla sua amante pugliese. Quando il 50enne torinese è morto davvero, due giorni dopo, la donna ha presentato denuncia e ha puntato il dito contro la moglie di Treglia, la 48enne Gaja Prencipe. «Messaggi infarciti di menzogne» scrivono i giudici nelle 50 pagine di motivazioni della sentenza con cui hanno assolto Prencipe dall’accusa di omicidio. La Corte parla anche di un «contesto di continue mistificazioni, falsità e palesi esagerazioni». Una sentenza che, se il pm Paolo Capelli non farà ricorso, diventerà definitiva.