Muore per un tumore al polmone non diagnosticato dal radiologo, alla famiglia risarcimento di 660mila euro

Muore per un tumore al polmone non diagnosticato dal radiologo, alla famiglia risarcimento di 660mila euro
Muore per un tumore al polmone non diagnosticato dal radiologo, alla famiglia risarcimento di 660mila euro
Martedì 18 Aprile 2017, 19:58 - Ultimo agg. 19 Aprile, 09:00
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Il Tribunale civile di Velletri ha riconosciuto con una sentenza di primo grado un risarcimento di 660mila euro ai familiari di un uomo morto nel 2009 a 61 anni per un tumore al polmone non diagnosticato quattro anni prima.

Ne dà notizia l'avvocato Fabio Gaudino, che ha rappresentato la vedova e i tre figli della vittima del caso di malasanità. Condannata a pagare per danno morale conseguenza della perdita del congiunto la Asl Roma 6 (ex Asl H), da cui dipendono gli Ospedali Riuniti di Anzio e Nettuno - sul litorale a sud della capitale - dove l'uomo effettuò nel 2005 una Tac che non venne ben interpretata dal radiologo.

Nel 2008, a seguito di uscita di sangue dalla bocca, ripeté l'esame in un centro diagnostico a Roma e seppe di avere un tumore molto esteso al polmone. Furono inutili l'intervento chirurgico e la chemioterapia; il paziente morì dopo pochi mesi. La Tac del 2005 fu rivista e venne riscontrato l'errore nel referto del tecnico. Secondo i medici legali interpellati dai familiari, se fosse stato curato per tempo si sarebbe salvato. Alle stesse conclusioni è arrivato il consulente del Tribunale. La sentenza di primo grado é stata pubblicata sei giorni fa. Il Giudice unico Renato Buzi ha accertato il nesso di causalità tra «l'inesatto adempimento» e la morte del paziente riconoscendo ai familiari il risarcimento di 660 mila euro per il danno morale sofferto in conseguenza del lutto. La causa civile é durata quattro anni.

Era il giugno 2005 quando l'uomo - un fumatore - si sottopose ad una Tac di controllo, come faceva ogni uno-due anni. Il responso è più che rassicurante: «Non alterazioni densitometriche a carico del parenchima polmonare», questa la formula. Nel luglio 2008, accusando gravi sintomi, si sottopone nuovamente all'esame. Questa volta la diagnosi è ferale: in prossimità del polmone destro è stato individuato un adenocarcinoma con metastasi diffuse. Muore a ottobre 2009. A seguito di una rilettura dell'esame Tac del 2005 è emerso che il radiologo non si era accorto della presenza del tumore. Ciò ha ritardato il necessario ed improcrastinabile intervento chirurgico e farmacologico, viene sottolineato nella sentenza. Il ritardo é stato fatale. «L'Azienda sanitaria anche di fronte all'evidenza dell'esame strumentale ha sempre negato ogni addebito di responsabilità - dice l'avvocato Gaudino -, rifiutandosi di transigere la controversia ad importi inferiori rispetto a quelli riconosciuti poi dal Tribunale». Secondo il legale, insomma, la Asl ha rifiutato qualsiasi ipotesi di mediazione e adottato una tattica dilatoria. Da fonti della Asl Roma 6 si apprende in via informale che si valuterà la sentenza per decidere se fare appello.
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