Caso di «lupara bianca» degli anni '80 si riapre: 72enne napoletano si ritrova indagato

Dopo 31 anni � arrivata la svolta in caso di 'lupara bianca', riaperto dopo un articolo del Corriere Romagna apparso nel dicembre del 2011. � stato notificato l'avviso di conclusione indagine a due indagati per un omicidio degli anni Ottanta a Rimini, quello di Arcangelo Romano, vittima a 36 anni nella guerra tra clan scoppiata per il controllo delle bische clandestine in Romagna.



Il suo cadavere non fu mai ritrovato, ma ora le indagini del Ros e del nucleo investigativo di Bologna, coordinati dal sostituto procuratore Stefano Orsi, hanno portato ad una pista in seguito anche a perquisizioni domiciliari condotte tra Napoli e la Romagna. Indagati per omicidio e occultamento di cadavere risultano Salvatore De Costanzo, 72 anni, di Napoli ma per molto tempo residente a Riccione che sarebbe l'esecutore materiale dell'assassinio, e Maurizio Cavuoto, di 54, di Gambettola che invece avrebbe occultato il cadavere.



Mandante dell'omicidio sarebbe il boss Angelo Epaminonda deceduto nel 2005. La vicenda era tornata alle cronache nel 2011 per una lettera anonima indirizzata all'allora Questore di Rimini, Oreste Capocasa. Nella missiva, l'anonimo mittente confessava l'omicidio di Romano, spiegando di non essere un millantatore ma colui che aveva ucciso, le modalità dell'esecuzione e dove trovare il cadavere fatto sparire nel 1983.



Per quell'assassinio, fu arrestato Domenico Saccà, 59 anni, residente a Rimini che per quei fatti si era sempre detto innocente. Saccà era stato condannato a 24 anni in via definitiva ed è morto suicida dopo la riapertura del caso. Il sito indicato dalla lettera anonima dove trovare il cadavere faceva però riferimento ad una vasta zona di Rimini e i sopralluoghi non avevano portato ad alcuna prova definitiva.







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