Europa, gelo sulle culle: indici tutti in flessione per la «tempesta di crisi»

A Berlino la tre giorni della demografia

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Marco Espositodi Marco Esposito
Venerdì 26 Gennaio 2024, 08:36 - Ultimo agg. 27 Gennaio, 07:22
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Una catena di crisi senza fine con una vittima senza nome: il bambino "inconcepibile". L'Europa è entrata in un vuoto della natalità senza precedenti e persino il paese bandiera della fertilità, la Francia, è in affanno, pur conservando il primo posto nel continente. Di denatalità si è discusso a Berlino per tre giorni, con una conferenza con esperti demografi che hanno provato a tracciare un quadro in chiaroscuro; tuttavia con il bicchiere quasi tutto vuoto era difficile restare ottimisti.

A gelare le giornate berlinesi sono stati i dati provenienti dalla Francia, il cui istituto di statistica Insee ha prodotto a tempi di record il bilancio del 2023. Le nascite sono cadute da 726mila del 2022 a 678mila, un calo inaspettato perché si ipotizzava un rimbalzo dopo la crisi legata alla pandemia. La soglia di 700mila neonati è considerata in Francia la linea Maginot della natalità, anche perché i decessi si stanno avvicinando a quel livello, portando per la prima volta in negativo il cosiddetto saldo naturale. In calo anche il numero di figli per coppia, che in Francia ancora dieci anni fa, nel 2014, era ancorato al livello 2 tondo, cioè il valore perfetto per mantenere in equilibrio la popolazione.

Quell'indice era già sceso lentamente fino a registrare 1,79 nel 2022 però con la flessione dell'anno che si è appena chiuso è arretrato di colpo a 1,68. Il problema però, come è emerso a Berlino, è che la Francia nonostante il brusco calo resta il primo paese dell'Unione europea per tasso di fecondità, proprio perché la flessione è generalizzata e in Europa è scivolata a 1,50 figli per coppia, quindi quattro adulti danno vita a tre persone.

«Il mondo attuale - si è detto nelle Giornate della demografia di Berlino - sembra essere in una crisi senza fine. I timori per il futuro sono aumentati, soprattutto tra le generazioni più giovani. Situazioni di crisi come la pandemia di Covid-19, l'invasione russa dell'Ucraina e i disastri ecologici sfidano a procedere verso un quadro di gestione delle crisi che sappia guardare lontano». Ai demografi tocca «comprendere l'impatto delle crisi» e a Berlino ci si è soffermati soprattutto sull'effetto della crisi climatica sui giovani. Un problema che incide sulla visione futura delle coppie non solo per le prospettive più o meno catastrofiche degli scenari futuri ma anche e forse soprattutto per l'evidenza di quanto accade oggi nel pianeta. Nel 2023 ci sono stati shock in termini di disastri naturali, come il terremoto in Turchia e nel Nord della Siria, la siccità nell'Europa meridionale e gli incendi distruttivi a Maui, nelle Hawaii. Ospite a Berlino è stata la scrittrice norvegese Maja Lunde, autrice di una sorta di nuovo genere letterario: la fiction climatica. Il suo testo più noto è "La storia delle api", tradotto anche in italiano nel 2017.

Tuttavia anche senza immaginare ulteriori disastri, in questo mondo caratterizzato da una tempesta di crisi, che sembrano collegarsi le une alle altre, la nascita di un figlio appare un evento «inconcepibile», per riprendere il titolo di un libro in uscita della saggista e giornalista del New Yorker Anna Louie Sussman, il cui sottotitolo è «la riproduzione nell'età dell'incertezza». In tale quadro la situazione italiana non è quella del «mal comune mezzo gaudio» perché è drasticamente peggiore. La caduta sotto i 700mila nati della Francia infatti è stato un duro colpo per Parigi ma non è paragonabile alla denatalità italiana, precipitata sotto le 400mila culle già nel 2022 (con ulteriore calo nel 2023, anche se il dato definitivo ancora non c'è). Eppure i due Paesi demograficamente sono molto vicini e negli anni Sessanta avevano il medesimo flusso di nuovi nati, tra i novecentomila e il milione all'anno. Poi la Francia, pur accusando una contrazione all'inizio degli anni Settanta, ha retto, mentre l'Italia è precipitata a valori bassissimi. Dieci anni fa, quando per le coppie francesi si registrava un 2 tondo di figli in media, l'Italia era a 1,38. E nel 2023 con la Francia a 1,69 l'Italia secondo stime preliminari si dovrebbe attestare a 1,22 in coda nel contesto europeo. L'unico primato positivo italiano durante le Giornate della demografia di Berlino è stato quello scientifico, con la premiazione del demografo Daniele Vignoli, presidente dell'Associazione italiana studi popolazione.

Il presidente della Francia Emmanuel Macron di fronte ai dati Insee ha deciso di reagire con «il congedo per nascita», nel quale sparisce la distinzione tra maternità e paternità, si rafforza dal punto di vista monetario l'assegno, tuttavia si riduce la durata rispetto ai tre anni attuali (per le donne) in modo da evitare l'allontanamento eccessivo femminile dal mondo del lavoro. Una seconda novità è la lotta aperta a quello che Macron ha definito il «flagello dell'infertilità» e che secondo l'Organizzazione mondiale della sanità riguarda il 15% delle persone in età feconda. Da notare che le espressioni usate in conferenza stampa dal presidente francese - oltre al flagello dell'infertilità ha parlato di «riarmo demografico» e di «bambini della Repubblica» - in Italia rievocherebbero le campagne per la natalità di Benito Mussolini. Ma in Francia non ci sono state polemiche di rilievo, perché è da prima della Grande Guerra del 1914-18 che la questione demografia è un grande tema nazionale indipendentemente dalla stagione politica.
 

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