Giappone, la nuova legge sull'immigrazione passa alla Camera alta

Giappone, la nuova legge sull'immigrazione passa alla Camera alta
di Erminia Voccia
Giovedì 29 Novembre 2018, 16:26
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La Camera dei rappresentanti giapponese ha approvato la discussa legge sull'immigrazione che, se entrerà in vigore, cambierà le tradizionali politiche restrittive di Tokyo sull'ingresso dei lavoratori stranieri nel Paese. Il disegno di legge passa ora al secondo ramo della Dieta, il Parlamento nipponico, ma le opposizioni sono intenzionate a dare filo da torcere al premier Abe e alla sua coalizione al potere che puntano molto su questo provvedimento per arginare i problemi demografici. La legge permetterebbe l'arrivo di centinaia di migliaia di lavoratori dall'estero, segnando un punto di svolta rispetto al passato. Almeno 345 mila ingressi sono attesi entro i prossimi cinque anni, stando alle stime dell'agenzia Kyodo News.



Il provvedimento, che il governo conta di veder approvato dalla Camera alta entro il 10 dicembre, prevede due tipo di visto, uno valido 5 anni, almeno all'inizio, per i lavoratori capaci di parlare un certo di livello di giapponese e relativo a 14 settori selezionati che soffrono una carenza cronica di manodopera, come assistenza infermieristica, agricoltura, ospitalità ed edilizia, e un secondo tipo di visto per i lavoratori altamente specializzati, a cui sarà permesso il ricongiungimento familiare. Il governo di Tokyo ha consentito l'ingresso ai lavoratori non qualificati sin dal 1993, ma solo come tirocinanti o apprendisti, per un periodo massimo di tre anni e con un contratto stipulato con un solo datore di lavoro. Le nuove norme consentirebbero ai colletti blu di restare in Giappone per più di 5 anni, di diventare lavoratori regolari e di scegliere il proprio datore di lavoro, con delle restrizioni: il visto riguarderebbe solo i lavoratori e non anche le famiglie. Restano gli ostacoli per ottenere la residenza permanente, chi ne fa domanda dovrebbe dimostrare di aver vissuto in Giappone per 10 anni di seguito.
Il governo di Tokyo vorrebbe che la legge diventi efficace a partire dall'aprile del 2019, come sforzo per risolvere la carenza di forza lavoro dovuta al progressivo invecchiamento della popolazione e alla costante contrazione delle nascite. Ogni anni in Giappone ci sono 400 mila morti in più rispetto al numero dei nuovi nati, l'aspettativa di vita è di 84 anni, la più alta del mondo, e più del 28% della popolazione ha un'età superiore ai 65 anni. Tutto questo incide profondamente sulle finanze del governo. Il Giappone affronta una situazione senza precedenti con un tasso di disoccupazione, appena sopra il 2%, che è il più basso mai registrato dagli anni Novanta, e con una enorme richiesta di lavoratori in tutte le prefetture dell'arcipelago. Negli ultimi anni l'Amministrazione Abe ha provato a facilitare l'ingresso delle donne nelle aziende come misura per arginare la scarsità di forza lavoro. Come risultato di tali politiche, la percentuale di donne che torna al lavoro dopo una gravidanza è salita a più del 50% rispetto al 28% del 2010, ma non basta.
I critici della nuova legge ritengono che attraverso questo strumento sarà possibile dare ai lavoratori stranieri una via di accesso alla residenza permanente sul territorio nipponico, un cambiamento che farebbe del Giappone un Paese “aperto agli immigrati”, ipotesi che il primo ministro ha respinto. Le opposizioni promettono battaglia contro un testo destinato a cambiare le politiche sociali e ad accrescere la competizione nel mondo del lavoro. I detrattori della legge contestano anche la mancanza di servizi adatti ad accogliere un grande flusso di immigrati, ad esempio scuole e infrastrutture sanitarie. Un altro argomento che sta animando il dibattito e se il governo riuscirà o meno a garantire ai lavoratori stranieri condizioni di lavoro giuste e pari diritti. Shinzo Abe ha escluso tuttavia che i lavoratori stranieri saranno sfruttati come forza lavoro a basso costo e ha promesso salari adeguati ai colleghi giapponesi.
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